Epilogo

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Dieci anni dopo.

"Se tra cinque minuti non arriva, io giuro che me ne vado e lo pianto in asso" esclamò Ginevra Weasley, continuando a mordicchiarsi il labbro inferiore.
"Aspettiamo ancora un po' Ginny, l'aereo sarà in ritardo, tutto qui" rispose qualche secondo dopo Harry Potter, lanciando un'occhiata veloce agli orari di arrivo dei vari aerei sul gigantesco tabellone e passandosi una mano tra la barba scura.
Erano passati dieci anni anche dalla morte di Lord Voldemort e le loro vite stavano scorrendo più o meno tranquillamente: Harry aveva lo stesso volto dolce di un tempo, solo invecchiato da qualche accenno di barba sulle guance.
Ginny era nel fiore della sua bellezza e il suo fisico si era ormai completamente trasformato in quello di una donna affascinante e sensuale: una maglia azzurrina le fasciava il busto, mostrando il seno pieno e la vita sottile.
Durante gli ultimi anni erano cambiate tante cose: Ron e Lavanda avevano rotto definitivamente un anno dopo la morte del Signore Oscuro, lasciando il rosso in uno stato di desolazione e insicurezza totale, da cui era uscito da qualche anno, solo grazie all'aiuto dei suoi amici, della sua famiglia e di una ragazza di Tassorosso, Bonnie, che riusciva a farlo sentire speciale; Luna e Neville erano rimasti a vivere insieme vicino a Hogwarts, per essere sempre d'aiuto agli studenti e ai loro vecchi professori in qualsiasi maniera possibile, ma ottenendo comunque la loro privacy.
Per quanto riguarda Hermione, lei era al settimo cielo, anche se continuava a rimanere la stessa bambina puntigliosa di sempre: la sua relazione con Draco Malfoy era splendida, intervallata solo da qualche innocente litigio al telefono durante la settimana che, però, si concludeva sempre nel modo migliore.
Sia Harry che Ginny avevano passato del tempo con il biondo, imparando a conoscerlo meglio, e ora riuscivano quasi a sopportarlo, il che era un grande passo avanti rispetto ai primi tempi.
Inoltre Hermione stava riuscendo nel suo tentativo di entrare al Ministero della Magia, lavorando nell' Ufficio sulla Regolazione e Controllo delle Creature Magiche e questo la rendeva particolarmente orgogliosa di sé e del suo operato, oltre che particolarmente radiosa nell'ultimo periodo.

"Sta arrivando, Harry" disse la rossa, osservando una figurina con una valigetta nera avvicinarsi correndo, elegantemente, sempre di più a loro.
"Incredibile, ce l'hai fatta finalmente! Sei in ritardo di più di quindici minuti"
"Potter, non pilotavo io l'aereo purtroppo: non posso farci niente, okay? Altrimenti l'avrei sicuramente direzionato contro casa tua e della fanciulla accanto a te" disse Draco, fermandosi davanti a loro e riprendendo aria, respirando a pieni polmoni.
"Anche io sono felice di vederti, Malfoy" sussurrò Ginny, andandogli più vicino e sollevando un sopracciglio. "Ancora non capisco cosa Hermione ci trovi in te" sussurrò il bruno, passandosi velocemente una mano sulle palpebre.
"Parlando di cose serie - disse Ginny, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio- lo hai portato? È tutto sistemato?"
"Weasley, allontanati: mi sembri un dissennatore, per Salazar. Comunque sì, è tutto pronto. Ora possiamo andare o dobbiamo continuare l'interrogatorio?"
"Sì, ma il viaggio è parecchio lungo: preparati"

***

"Sono le 14.27. Perché non sono ancora arrivati? Forse è successo qualcosa o magari ci sono stati problemi con l'aereo..." disse Hermione Granger tutto d'un fiato, lasciando scorrere i suoi pensieri fuori dalla bocca senza quasi respirare.
"Hermione, ora mi stai letteralmente spaventando. L'aereo sarà atterrato circa un'ora fa: probabilmente sono ancora in viaggio! Ginny mi avrebbe avvertito se ci fossero stati problemi" rispose il mago, roteando gli occhi al cielo e cercando di convincere l'amica.
Hermione aveva il volto trafelato e il respiro più affannoso che mai: non vedeva Draco da quasi tre mesi ormai e non sopportava più l'idea di non poterlo abbracciare ancora.
Il biondo aveva iniziato a lavorare in uno studio medico pediatrico vicino a Praga, riscuotendo subito grande successo tra i piccoli pazienti e soprattutto tra le numerose madri che ogni pomeriggio riempivano lo studio, anche solo se i loro bambini davano un leggero accenno di tosse.
Gelosia a parte, Hermione era molto felice per lui e per la sua carriera, ma l'idea di non poterlo avere ogni giorno accanto a sé, anche e soprattutto per le piccole cose, le riempiva il cuore di malinconia.
"Va tutto bene, Hermione?" chiese Ron, notando un velo di tristezza sul volto dell'amica.
"Tutto bene, non ti preoccupare. Stavo solo pensando"
"A cosa?"
"Al fatto che sto rimanendo indietro"
"I-indietro? Che intendi?" chiese il rosso, palesemente perplesso.
"Indietro rispetto a tutti voi. Ginny e Harry si sono già sposati da qualche anno e stanno aspettando il primo figlio; Luna e Neville convivono da parecchio ormai e anche tu sei messo abbastanza bene, con Bonnie. Ho come la sensazione che tutta questa distanza tra me e Draco non ci permetterà di mettere su famiglia e di fare tutte quelle cose che ogni coppia normale fa quotidianamente: vedersi con le occhiaie e la bocca spalancata di prima mattina o litigare per chi ha fatto cadere il dentifricio nel lavandino. Sono cose che mi mancano, anche se sono consapevole che sono davvero stupide" disse la riccia, fissando un punto al di là della finestra.
"Mi sembra che tu stia esagerando: Draco, per quanto mi costi dirlo, è cambiato parecchio negli ultimi anni e ha tutte le intenzioni di creare una famiglia con te. Anche se non dovesse essere subito..."
"...ho quasi trent'anni Ron. Non posso aspettare ancora vent'anni prima che lui abbia uno studio tutto suo e possa trasferirsi vicino a Londra e vicino a me. Devo trovare una soluzione: non voglio sembrare un'ipocrita o una che vuole bruciare le tappe. Credo solo di aver bisogno di un po' di... caos intorno a me"
"O forse hai solo bisogno di Malfoy, a mio malincuore. Ti manca, è normale: questo non ti rende debole. E poi Herm, diciamocelo: hai sempre desiderato dei figli, non solo adesso. Il momento arriverà, non farti il sangue amaro per nulla, stai tranquilla".
Hermione accennò un sorriso, rivolgendo uno sguardo dolce verso l'amico.
"Grazie Ron"
"Per te, questo e altro. Ora, andiamo a mangiare qualcosa? Mi sta brontolando lo stomaco e sento un profumino di torta al cioccolato delizioso" disse il rosso, alzandosi dal letto e prendendo sotto braccio l'amica.

***

"Malfoy, puoi scendere dall'auto. Siamo arrivati" sospirò Ginevra, accarezzandosi il pancino.
"Per Salazar, pensavo che questo momento non sarebbe mai arrivato. Dov'è Hermione?" chiese il biondo, scosso dal non vedere la sua strega al di là del finestrino dell'auto.
"In effetti non ne ho la minima idea: aveva detto che si sarebbe fatta trovare qui davanti insieme a Ron"
"Quella testa di... Se alla Granger è successo qualcosa giuro che è la volta buona che lo scuoio vivo"
"Calmati. Ora andiamo a cercarla insieme: probabilmente si è solo scordata" disse Harry, chiudendo la macchina e mettendosi accanto a Ginny.
"Lei che si dimentica qualcosa? Non penso proprio" rispose, a tono, il biondo, iniziando a temere che le fosse successo qualcosa.

Dopo circa un'ora di ricerca tra le stanze e i corridoi di Hogwarts, tutto quello che trovarono furono un un coltello e una chiazza di sangue molto estesa sul tavolo della Sala Grande, ma di Hermione ancora nessuna traccia.
"Ma dove sono tutti?" chiese con un tono tra il furioso e il preoccupato Draco.
L'ansia lo stava facendo impazzire e la sua vena sulla fronte aveva iniziato a pulsare bruscamente: aveva paura.
"Draco?" urlò una voce femminile dietro di loro.
"Daphne. Grazie al cielo, una persona affidabile finalmente" sospirò il biondo, salutando l'amica e facendo finta di non vedere le facce annoiate dei due Grifondoro dietro di lui. "Dove sono tutti? Perché Hermione non è qui? Perché c'è una macchia di sangue sul tav-"
"Okay, frena. Calmati Draco, stiamo tutti bene" disse la ragazza, portandosi una ciocca bionda alle dita. "Hermione ti aveva preparato...qualcosa come tre torte diverse per il tuo ritorno e Blaise, mentre eravamo distratti, ha cercato di tagliarne un pezzo di nascosto. Peccato che si sia tagliato e ha combinato un disastro. Hermione è andata a prendere delle medicazioni, penso tornerà a momenti".
Finito il discorso di Daphne, Draco tirò un respiro di sollievo: la sua Hermione stava bene.
"Quel ragazzo prima o poi lo ammazzo. Come diamine ha fatto a tagliarsi in quel modo?"
"È Blaise. È in grado di fare qualsiasi cosa, dovresti saperlo" disse, sorridendo, la ragazza.
"Daphne, ho trovato l'essenza di Dittamo nell'aula di Pozioni e dovrebbe essere perf...D-Draco?"
Il viso era chiaro e luminoso, come sempre.
I riccioli color cioccolato erano sempre gli stessi, forse solo leggermente più corti e ordinati.
Gli occhi erano rimasti identici: due pozzi scuri, screziati d'oro.
Hermione Granger era davanti a lui, in tutta la sua bellezza e spontaneità: il cuore di Malfoy perse un battito e per un secondo gli sembrò di essere tornato a qualche anno prima, quando ancora non si parlavano.
"Granger. Ti sono mancato, vero?"
La ragazza non perse tempo e con un balzo gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte a sé e passandogli le mani tra i capelli corti e chiari.
"Sì, sì, sì. Mi sei mancato, purtroppo" disse la strega, facendogli una linguaccia e lasciandosi poi trasportare da un bacio appassionato, che sapeva di casa. "Vado ad avvertire gli altri che sei arrivato: sicuramente Blaise sarà felicissimo"
Prima che potesse muoversi, Draco la attirò di nuovo a sé e puntò il suo sguardo in quello della Grifondoro.
"Aspetta. Ora sei mia, almeno per qualche minuto: devo chiederti una cosa"
"Dimmi"
"So che non è il momento opportuno e che probabilmente mi odierai tra poco, ma sei talmente bella che non riesco più a trattenermi" disse il biondo, avvicinandosi.
"Ora mi stai spaventando" aggiunse Hermione, sorridendo.
Malfoy tirò fuori da una tasca un paio di chiavi e dall'altra un foglio di carta, e li mise tra le mani della ragazza.
"Ho trovato lavoro a Londra: ho chiesto il trasferimento immediato. Queste sono le chiavi della nostra nuova casa: Carnaby Street 37. A metà strada tra il mio ufficio e il Ministero della Magia. Quello è il contratto che devi firmare se vuoi avere anche tu parte della casa"
Hermione strabuzzò gli occhi, che in un attimo si fecero lucidi.
"T-tu a Londra? Quindi staremo insieme, in una casa n-nostra?"
"Tutta nostra"
"I-io non so cosa dire..."
"Non ho ancora finito" disse il mago, prima di tirare fuori dalla tasca interna della giacca un cofanetto blu, di velluto, e inginocchiarsi davanti alla strega.
"Hermione Jean Granger, lo sai che in queste cose non sono bravo perciò andrò dritto al punto. Sei stata l'unica in mezzo a tutta questa marmaglia di idioti ad avermi capito e ad avermi fatto capire che anche io avevo un cuore, solo un po' più nascosto rispetto agli altri. Sei splendida, coraggiosa, testarda, puntigliosa, intelligente e, più di ogni altra cosa, sei l'amore della mia vita. Allora, Granger, vorresti sposarmi?" chiese, alla fine, il mago.
Hermione, con le lacrime agli occhi, si chinò per poter abbracciare e baciare quel ragazzo che dopo tanti anni era riuscito a renderla davvero felice, ancora.
"Senza alcun dubbio, dico di sì" rispose lei, con un sorriso così ampio da sembrare il ritratto della gioia fatta a persona.

Hermione Granger.
Draco Malfoy.
Due anime completamente agli antipodi: così uguali da odiarsi, così diverse da riuscire a completarsi perfettamente.
Un Serpeverde e una Grifondoro, ora marito e moglie.
Chi l'avrebbe mai detto?

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