Sono fottuta

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Mi hanno lasciata lì dentro? Oppure mi hanno portata via? So solo che dopo quel dolore atroce che lui mi aveva fatto provare, dopo che la mia testa riprese conoscenza, non ero più dove ricordai. Ero sdraiata su un letto matrimoniale, le coperte di pelle calde e confortevoli che mi scaldavano il corpo...nudo. Perché ero nuda? Che cosa mi avevano fatto? Accanto al letto c'erano dei vestiti, pantaloni neri e una bella camicia di seta azzurra, su cui erano poggiati i miei occhiali. La testa mi faceva così tanto male che sarei potuta scoppiare, come prima raffiche di immagini confuse venivano proiettate al suo interno come un set fotografico. Il mio stomaco brontolava come un bambino, avevo fame e non sapevo dove andare. Mi alzai e mi vestii, i vestiti mi stavano perfettamente e anche le scarpe. Sopra il comodino c'erano due cose, un pacchetto pieno di banconote da cento e una fiaschetta di whisky.
Presi entrambe le cose e uscii fuori dalla porta. Ero in una stanza di hotel di Gotham, il numero sulla stanza non c'era scritto ma c'era l'iniziale J. Corsi verso il ristorante più vicino. Di fronte c'era un enorme moto nera parcheggiata, e mi ricordai dell'ultima volta in cui guidai una moto. No era male. Quando entrai, vidi un sacco di gente, voci confuse che non riuscivo a distinguere e quindi il caos. Solo dopo pochi minuti mi resi conto che in realtà, il ristorante non era caotico, ma lo era solo la mia testa.
-Signorina vuole un tavolo?-un cameriere si avvicinò a me con uno sguardo gentile.
-Oh no, ma vorrei qualcosa a portar via, sarebbe possibile?-
-Certamente, come si chiama?-
-Harley Quinn-quel nome mi venne fuori così velocemente che neanche me ne accorsi, perché avevo detto quel nome. Lui mi chiamava dottoressa Quinn, come abbreviazione, ma io ero Harleen Quinzel.
Mi voltai e osservai il ristorante, era molto elegante e sofisticato, le pareti piene di quadri, la gente elegante e i piatti non sembravano nemmeno cibo, ma opere d'arte.
-Signorina Quinn, c'era già un ordine a nome suo, ecco qua-il cameriere di prima mi porse un pacchetto da cui proveniva un buon profumo di dolce. Ma io non avevo fatto nessuna ordinazione.
-Sa chi è stato?-chiesi un po' perplessa.
-No mi dispiace ma era un uomo quello al telefono-
A quelle parole il mio cuore ebbe un sussulto. Lui era lì, me lo sentivo ma non capivo dove fosse.
Poi una voce irruppe nella sala-Ehi venite qui!-era uno dei camerieri che urlava ad un gruppo di ragazzi che stava uscendo di corsa dal ristorante. Solo in quel momento, quando vidi una giacca dorata e una camicia scura abbinati insieme, i capelli verdi tirati indietro e il volto sorridente che mi resi conto di chi stavo guardando. J era lì. Stava scappando senza aver pagato il conto molto probabilmente, ecco di chi era quella macchina rossa parcheggiata di fronte al ristorante, è molto nel suo stile. Corro verso l'uscita ma prima che arrivi fuori lui è già scappato-Maledizione!-


Mi voltai e vidi la moto nera che avevo visto prima, dovevo inseguirlo e dovevo ritrovarlo, l'unico modo per farlo era di prendere in "prestito" quella moto. Sapevo come azionarla senza chiavi, anche se l'idiota del proprietario le aveva lasciate lì. Forse voleva farsela rubare.

Montai velocemente e misi in moto. Nel giro di due secondi ero sfrecciata come una saetta verso la macchina, la moto andava talmente tanto veloce che l'adrenalina mi salì per tutte le vene, era una sensazione così bella e forte quella che stavo provando, mi sembrava di sfrecciare tra le morbide nuvole e niente poteva fermarmi. La macchina del Joker era vicina, stava tentando invano di scapparmi, ma non ci sarebbe mai riuscito, dovevo vederlo. Cavolo ma perché ero così ossessionata, perché non riuscivo a togliermi dalla testa il tocco delle sue labbra così piacevoli? Arrivammo in una strana struttura, l parcheggio era abbastanza grande. Si stava facendo sempre più buio, un po' mi ricorda l'Arkam. Ero così vicina che potevo toccare la macchina con una mano, così con una derapata riuscì ad arrivare di fronte al cofano dell'auto. Lui era proprio lì di fronte, che batteva la testa contro il finestrino infuriato. Io sbattei i palmi delle mani contro il parabrezza e ordinai-Scendi-

Lui fece uno sguardo un poco infastidito, ma scese ugualmente, mentre faceva strani versi alla macchina. Guardò la moto a terra e sorrise-Che cosa pensavi di fare?-

-Che cosa mi hai fatto J? Come hai potuto fare una cosa del genere, lasciarmi lì da sola, mentre... -chiesi, non ero spaventata, solo eccitata, la mia voce tremava mentre lui ondeggiava di fronte a me, lui però stava solo ciondolando di fronte a me come se tutto quello che dicessi non avesse senso.

-Niente, non ancora...tranquilla tesoro-si avvicinò a me, più si avvicinava più sentivo il mio cuore battere veloce-non lasciare che il tu desiderio abbia il sopravvento, sei qui adesso e non penso che farai niente che possa spaventarmi-

 Vidi che sotto la giacca teneva una pistola-Ne sei sicuro?- allungai la mano e la tirai fuori sfiorando un lembo della sua pelle fredda e quando vidi un uomo, in sovrappeso con un cappello in testa e un camicia sparai contro di lui-Dimmi che cosa vuoi da me-ordinai.

Joker alzò le braccia-Era necessario tutto questo baccano?-mugugnò e poi si voltò di nuovo verso di me. I suoi occhi verdi mi scrutarono, mentre puntavo la pistola contro di lui-che cosa vuoi fare, eh?-chiese appoggiando la testa sulla pistola-uccidermi? Avanti fallo, sto aspettando-disse incitandomi a premere il grilletto, che però non riuscivo a premere.

Non potevo ucciderlo, non ci sari mai riuscita, io lo volevo, lo volevo come una pazza, ecco cosa stavo diventando, pazza-Non ti farò del male Harley

-Lo hai già fatto-mi mancava il fiato.

Lui ridacchiò divertito-Oh ma quella era solo una piccola vendetta-non mi stavo rendendo conto che la presa sulla pistola si stava allentando piano piano, ma lui si e mi sfilò l'arma dalle mani. Rise di nuovo. Eravamo solo noi due, io e lui e sapevo chi avrebbe avuto la meglio. Stavo già cominciando a sciogliermi e non potevo, ma quando lui si puntò la pistola alla testa io scattai in avanti e poggiai la mano sulla sua-Ah...eccola, lo sapevo-

Il suo viso si avvicinò al mio e mi baciò. Finalmente risentì di nuovo le sue labbra sulle mie, la meravigliosa sensazione di poter allungarmi fino alle stelle e stringerlo tra le braccia. Accarezzai il suo meraviglioso viso, mentre lui mi accarezzava il fianco, il suo tocco era così maledettamente piacevole  che non mi bastava mai. Quando ci staccammo, ormai i miei polmoni erano fottuti così come lo era il mio cuore. Be...quello era fottuto nell'esatto momento in cui lo vidi la prima volta. Mi scrutò-Mi sei mancata tesoro-mormorò dolcemente e poi la sua mano saettò contro il mio viso, così velocemente che non riuscì a fermarla.

She needs a Gangsta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora