Inizia

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È successo tutto così in fretta, non sapeva neanche quanto tempo fosse rimasta chiusa in quella stupida cella o l'ultima volta che avesse mangiato un pasto solido e non liquido e viscoso. Parecchie volte si sentiva come se avesse la testa per aria, in un altro mondo dove tutto era meraviglioso, dove il suo amore era con lei e ridevano insieme del mondo con disgusto, proprio come gli aveva detto. Una musichetta suonava nelle sue orecchie, mentre si dondolava sul piccolo dondolo che aveva creato con i pantaloni della sua tuta. In quei giorni aveva tanto caldo, probabilmente era estate perché c'era moltissima afa. I suoi capelli erano un po' inumiditi. Era a testa in giù, muoveva il suo corpo al ritmo della musichetta nella sua testa, ovvero lentamente. All'improvviso però ci fu un suono di uno scatto, e si sollevò un poco appoggiando i gomiti sul dondolo. C'erano alcuni soldati che stavano entrando, in quei giorni erano venuti spesso e a lei piaceva la compagnia, adorava giocare con loro era l'unica cosa che la teneva impegnata. Entrò anche Griggs, che si avvicinò alla cella impartendo ordini agli altri- Se si muove le sparate chiaro? Allora scendi da quel trespolo?-chiese di fronte alla sbatte. Harley sorrise e con una capriola scese dal dondolo e si lanciò vicino alle sbarre. Sorrise mentre si appoggiò con le braccia e la fronte sulle sbarre, erano fredde.
-Bellezza conosci le regole non puoi toccare le sbarre-
-Quali queste?-chiese.
-Si proprio quelle-
Harley sorrise di nuovo e stavolta più ampiamente e fece passare la lingua su una delle sbarre-Oh mio...in quella testolina le cose non sono messe tanto bene-sussurrò ridacchiando.
-Vuoi entrare e ripeterlo? No hai troppa paura-sibilò ma poi il suo sguardo si fece più supplichevole-ti prego mi annoio, mi annoio vieni a giocare con me-
-Tesoro hai mandato all'ospedale cinque dei miei uomini non ci vuole giocare più nessuno con te, ora dormo sul pavimento-
-Io dormo dove voglio, quando voglio e con chi voglio-disse in modo provocatorio. Griggs ridacchiò e si avvicinò alla ricetrasmittente sulla sua tuta-Oh ti amo da morire, Alfa uno colpisci-ordinò.
Subito dopo quelle parole, una forte scarica elettrica si diffuse in tutte le sbarre su cui era appoggiata e l'impatto la fece sbattere a terra con violenza. Sentì un dolore acuto alla testa e alla schiena e l'immagine del primo giorno in cui era arrivata, nuda e vulnerabile appiccicata al muro si materializzò di fronte a se.
Si alzò improvvisamente colta da una forte rabbia nei confronti delle sbarre ma la situazione non migliorò, infatti la sua testa colpì con violenza le sbarre e cadde di nuovo a terra.
-Questa è tanto bella quanto pazza non so se ve ne siete accorti-esclamò Griggs.
Rimase lì ferma immobile, mentre sentiva le risatine di sottofondo di quelli maledetti soldati, la deridevano sempre, ma lei era una regina non poteva essere derisa da nessuno. Perché allora loro lo facevano?

Joker era sdraiato in quella stanza che condivideva con Harley, era sempre invasa dal suo profumo. Gli mancava tantissimo, così tanto che quasi era difficile andare avanti. Spesso aveva uno sguardo triste, le labbra piegate in giù sull'orlo di un pianto per questo si era dipinto il viso allungando il suo sorriso, così forse la gente avrebbe pensato che non fosse triste.
Sentì dei passi all'interno della stanza, passi di scarpe che riconobbe e puntò la pistola contro il suo collaboratore dalla cravatta elegante. Era seduto sugli scalini-Dove si trova?-chiese sibilando.
-È complesso e non c'è solo lei, c'è questa nuova legge che a seconda di quello che fai ti classificano come un terrorista e ti rinchiudono in un postaccio in Louisiana, una prigione fantasma, lei sta lì-spiegò. Joker aggrottò la fronte, mentre osservava intorno a se. L'avevano rinchiusa, contro la sua volontà e probabilmente l'avevano torturata, loro non potevano farlo.
-Che cosa facciamo?-
-Tira fuori la macchina-ordinò-ci facciamo un bel giretto-
Si sdraiò di nuovo, intorno a quel l'enorme cerchio di coltelli, mitragliatori e pistole. I suoi giocattoli preferiti, mentre accanto c'era il manichino con la tuta della sua Harley, l'avrebbe ritrovata, ne era certa.
Cominciò a ridere.

She needs a Gangsta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora