Separati

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Harley era seduta a terra, il pavimento era freddo e polveroso. Stavolta non c'era nessuno con lei per fortuna, l'ultima volta non era andata bene, per la guardia ovviamente. C'era freddo e lei era vestita con dei soli slip, erano passate ore e non aveva ancora ricevuto niente. Nè cibo nè acqua, ma in quel momento non ci pensava nemmeno. Giocava con una ciocca dei suoi capelli inumiditi e osservava la cella in cui si trovava. Non c'era alcuna fonte di luce, ed era un problema perché piano piano non riusciva a vedere più niente. Si ricordava del pipistrello che la tirava fuori dall'acqua e del suo Puddin che però era scomparso del tutto. All'improvviso sentì il rumore di uno scatto e il portone della cella si aprì, facendo entrare quattro guardie, tutte vestite nella stessa maniera: giubbotto anti proiettile e pantaloni scuri, caschi con la visiera e tutti quanti portavano una pistola nella cintura. Erano più armati dell'ultima volta.

Harley cominciò a ridacchiare-Andiamo sei alto un metro e ottanta e lei è solo una ragazza-disse una delle guardie che per la terza volta aveva provato ad entrare, si chiamava Griggs. Era alto, una barbetta non molto folta che ricordava quella di un cinese e la pelle abbronzata. Harley li osservò sempre ridendo, non capiva se li stava infastidendo oppure se stesse solamente mettendoli a disagio-Tu sei pazza-borbottò uno di loro. La guardia si avvicinò ad Harley, e cercò di sollevarla ma lei ringhiò cercando di morderlo e la guardia ritrasse la mano. 

-Sbrigati-lo incitò Griggs. Due guardie aiutarono l'uomo e sollevarono Harley. Nonostante fosse mezza nuda, esposta alle loro stupide mani lei poteva solo pensare al suo Puddin, si immaginò che fosse lui a toccarla a ficcarla sotto un tubo d'acqua e a lavarla. L'acqua scivolò sul suo corpo sporco, il trucco secco andò via lasciando i suoi occhi scoperti e finalmente liberi. La sua pelle bianca fu ripulita dallo sporco e la polvere. Dopo dieci minuti la tirarono fuori dalla doccia e la vestirono con un paio di pantaloni arancioni chiari e dei pantaloni identici. Sotto la camicia si mise una canottiera bianca. I capelli sciolti e lunghi che le ricadevano sulle spalle, sembravano ancora più chiari, quasi bianchi ovviamente tranne la parte in fondo. La condussero in un enorme sala molto grande, all'interno della quale c'era una cella abbastanza grande proprio al centro. Era sotto tiro di un sacco di guardie, che puntavano la pistola contro di lei. Griggs la gettò all'interno della cella-Bene tesoro ecco le regole...niente giochetti con le guardie, non si toccano le sbarre a meno che tu non voglia ritrovarti a terra fulminata, se ti vedo fare qualche cavolata...be, hai capito no?-chiese ma non appena vide il volto assente di Harley scosse il capo-Ovviamente no...tornerò tra poco per farti da mangiare ok?-

Harley si distese sul materasso e cominciò a far strusciare la schiena sul materasso, col pensiero fisso che sotto di lei ci fosse Joker. 


Joker era disteso sul cofano della sua nuova auto. In realtà l'aveva sempre avuta ma non aveva mai pensato di tirarla fuori, amava la sua Lamborghini e gli sarebbe mancata. Ovviamente non come le mancava Harley. Non l'aveva più vista da quando erano precipitati in acqua, lui era schizzato fuori dall'auto ed era finito dall'altra parte di dive era finita la macchina. Batsy doveva averli seguiti per parecchio tempo e molto probabilmente si era portato via anche la sua donna.

-Non si rubano le ragazze Batman-sussurrò rigirandosi tra le mani la sua nuova pistola. Aveva mandato un sacco dei suoi collaboratori in giro per Gotham, alla ricerca di Harley e non era ancora tornato nessuno con nessuno. In quel momento, nel parcheggio della sua casa, squadrava il tetto del parcheggio sotterraneo. 

Si alzò e uscì dal parcheggio, voleva respirare aria pulita, sentire il vento sulla sua pelle truccata. Erano passati due giorni e non era mai uscito, voleva la sua Harley, la voleva di nuovo. Ricordava ancora le sue dolci mani sul suo corpo, la sua follia che completava alla perfezione la sua è la sua voce. Era da sempre la sua ciliegina sulla torta che non era mai stata finita e quando l'aveva assaggiata ne voleva ancora. Quando si voltò vide arrivare il suo miglior collaboratore, Mark in giacca e cravatta con indosso gli occhiali-Allora?-sussurrò.

-Non l'abbiamo trovata, non è qui a Gotham, ma posso fare delle indagini, un sacco di persone sono state sequestrate e rinchiuse posso capire dove siano state rinchiuse-

-Bene allora fallo...voglio trovarla...e voglio anche fare una visiti al nostro volatile preferito-

-Non è a Gotham capo, penso che non tornerà prima di un paio di giorni-

Joker alzò gli occhi al cielo scocciato e sbuffò-Ah, c'è qualcosa di divertente da fare oggi?-

-Be, hanno aperto un nuovo negozio sulla statale tredici-

-Grazie-prese il volto di Mark tra le mani e sorrise, poi gli diede un bacio sulle guance-Tu si che mi piaci!-


-Tranquillo tesoro mio...staremo insieme per sempre-sussurrò Joker, facendo scorrere la mano sulla gamba della sua Harley, che stava distesa a letto mentre Joker esplorava il suo corpo. Più lo conosceva più si sentiva come se fosse solo lui l'unico uomo a farlo impazzire, a farlo rabbrividire quando lo toccava a farlo fremere quando andava fino in fondo. Harley non poteva più fare a meno del suo tocco.

-Si?-chiese sorridente. Osservò ogni tratto del volto del viso di Joker, era così perfetto e immacolato, lo adorava anzi lo amava. Si lo amava, amava il suo Puddin e non per il modo in cui riusciva a scacciare i suoi demoni ma per il modo in cui riusciva a far ballare i loro demoni insieme. 

-Vuoi che te lo mostri?-chiese sussurrando mentre si avvicinava. Harley annuì subitissimo e Joker fece di nuovo quello strano verso che peró Harley adorava, un misto tra il ringhio e le fusa di un gatto e si avventò con le sue labbra su Harley.

She needs a Gangsta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora