Addio

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"Treno n°227 in arrivo al binnario 3"

«Resta»
L'unica parola che sono riuscita a dirgli in questo momento. 5 lettere, proprio come "ti amo". Ma Resta è più di un semplice "ti amo". Resta è "cazzo, rimani qui con me perchè ti amo, perchè ho bisogno di te, perchè senza te io non sono niente, perchè senza te io non so stare"

«Resta qui» abbasso lo sguardo, ho paura di guardarlo negli occhi.
«Ti prego, non fare così, lo sai che per me è difficile. Éuna situazione complicata, ti farei... ci faremmo solo del male»
Sento scorrere le parole, eppure non le sento più. E' come stare in una campana di vetro. Vedo la sua bocca muoversi ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è "voglio baciare le tue labbra" e subito dopo "questa è l'ultima volta che posso farlo"
«Si, ti capisco, io non sono abbastanza» cazzo, l'ho detto veramente ad alta voce?!
«Non ricominciare con questa storia! Non è che non sei abbastanza o che non ti ami abbastanza, è che non me la sento di fare una storia a distanza. Finiremmo per soffrire e basta. E paradossalmente stare insieme adesso ci farebbe più male che bene»
Ma come fa a pensarla in questo modo? Perchè, se dice di amarmi, non vuole rischiare? Sento il dolore letteralmente distruggere il mio cuore, riesco a vedere le varie linee che segnano la rottura di un cuore diventato ghiaccio.
«Si lo so, scusa, hai ragione. E' meglio che vai, sennò perdi il treno»
Non potrei sopportare un altro minuto di questo discorso. Meglio tagliare la testa al toro. Mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia e inaspettatamente mi afferra il viso e mi bacia, forte e intenso. Ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi. Ci eravamo dati tanti baci in questi anni ma questo aveva un sapore diverso, un sapore d'addio.

«Ci sentiamo, ok?»
«Si, certo, ciao!»
Lui si gira e inizia a camminare verso il binario n°227. Io inizio a camminare verso l'uscita della stazione.
Poi all'improvviso: «Amore!»
Mi giro e mi urla «Non ti scorderò mai, te lo giuro!»
Scoppio a piangere, inevitabilmente, dire addio è straziante, un dolore che quasi ti fa soffocare.
Con un nodo in gola riesco ad urlargli «Nemmeno io!»

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