Perchè doveva andare così?

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Mio papà mi abbandonò quando mia mamma morì, in realtà non ne ho mai capito il motivo. Ma fu così. I miei nonni materni mi adottarono. Essendo ancora abbastanza giovani, poterono darmi tutto quello che i miei genitori e non mi avevano dato. Ma io ero distrutta, passavo giornate intere sul mio letto, con le finestre chiuse e la luce spenta. Non mangiavo, non giocavo, non parlavo, non andavo a scuola. Insomma la mia vita entrò in uno stato confusionale e depressivo. Mia nonna Cinzia cercava di aiutarmi ma io non ne volevo sapere. Rimanevo a piangere sul mio cuscino come se tutto ciò potesse cambiare. Ma non era così ed io non me ne rendevo conto. Cosa ancora più sconcertante, non volevo andare in palestra. Ricevetti varie telefonate dalla mia allenatrice e dalle mie compagne ma rifiutavo di risponderli. "Perdere una mamma non è mai facile, ma ora lei sta bene lì, non soffre più.. E poi perché non vuoi andare in palestra?" Ripeteva quotidianamente mia nonna. Io non le rispondevo mai. "Hai visto mamma che ti ha scritto sulla lettera? Di continuare ginnastica ritmica, ora lei non è contenta che tu stia così! Hai tutta una vita davanti amore, non puoi sprecarla così."-continuava. Finalmente dopo vari mesi ricominciai la scuola, e di conseguenza anche la palestra. Facendo i testi che si svolgevano mensilmente per controllare il peso e la salute, la mia allenatrice Eleonora si accorse che avevo perso circa 10 kg. E ciò non era buono per niente, avevo perso tutta l'elasticità, tutta la muscolatura, e andavo in palestra quando mi andava.. Non regolarmente. E quando ci andavo non ero nemmeno contenta, sembrava come se ci andavo perché qualcuno mi stava obbligando. E quel qualcuno doveva essere mia madre.. Dopo vari incontri con lo psicologo di famiglia, tutto si aggiustò, ricominciai a vivere. Vedevo la vita come un lungo sentiero, come una strada che a parer mio non finiva mai.. Tutto intorno a me si rallegrò, e ciò che mi spingeva a farlo era il pensiero che mia madre era felice, orgogliosa di me. D'altronde tutti mi dicevano che ero la sua copia, non potevo far scomparire il nome di mia madre così. Dovevo riaffiorare il suo ricordo, il mio ricordo di lei, i nostri ricordi insieme. Con l'aiuto di mio nonno, dipingemmo la mia stanza di un arancione acceso (il colore preferito di mia madre), appesi diverse foto con lei dappertutto. Giocattoli ovunque, attrezzi sparsi per la stanza. Era questo che lei voleva. "Chissà se mi sta guardando ora.." Mi ripetevo in mente.. Quindi ritornai regolarmente in palestra, con l'entusiasmo alle stelle e con la voglia di ricominciare tutto da zero. Mi meravigliavo di me stessa, dato che comunque avevo soltanto 11 anni.. Eleonora, i miei nonni, la mia famiglia, le mie amiche, mia mamma.. erano fieri di me. Ed era questo che volevo.. Ripresi la forma, i muscoli e tutto andava per il meglio..

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