Capitolo 13

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In cinque minuti sarebbero scattate le 17 e gli altoparlanti annunciavano la chiusura della scuola:«La scuola sta chiudendo, gli studenti rimasti sono pregati di andare a casa, chiudete le finestre, spegnete le luci e fate attenzione al traffico sulla via di casa. Ripeto, la scuola sta chiudendo, gli studenti rimasti sono preg- Lauren ascoltami!»

Lauren stava seduta nell'ufficio del preside a ricordare i momenti passati col padre con in mano una loro foto, nel mentre Camila aveva avuto l'idea geniale di usare gli altoparlanti per richiamare l'attenzione della sorellina.

«Hai combattuto tanto duramente per tuo padre e per l'accademia, io l'ho visto e lo confermo. Lauren, hai fatto un gran lavoro, quindi non essere così dura con te stessa, basta con il lavorare duramente per il bene degli altri.
Lauren, andiamo a salutare papà adesso? Ti aspetterò.»

Camila stava aspettando all'ingresso della scuola affiancata dalla vicepresidente che la stava sgridando:«Santo cielo, ti fermi mai a pensare quello che stai facendo? Potresti essere espulsa per questo comportamento sconsiderato! Mi stai ascoltando? Lo dico per il tuo ben-»

«Camila.» Chiamò Lauren arrivando dove si trovavano le due ragazze.

«Presidente!» Salutò Allyson, mentre il volto di Camila si illuminò.

«Vieni Lauren, andiamo!» Gridò poi prendendo la sorella per un braccio e trascinandola fuori.

«Ti stavo aspettando, usa questa Mila.» Disse Dinah indicando la sua bicicletta.

«Grazie Dinah!»

Subito Camila saltò su, seguita da Lauren dietro, la prima iniziò a pedalare velocemente mentre l'altra si teneva abbracciandole la vita.

«Camila, perché agisci sempre senza pensare?» Domandò Lauren ad un certo punto.

«Io penso, penso molto a te, Lauren, ecco perché sono in grado di fare questo.» Rispose pronta Camila.

«Questo non risponde alla mia domanda.»Si lamentò Lauren.

«Non c'è un unico modo giusto di agire nella vita, se voglio fare qualcosa, allora quella sarà ciò che farò!» Affermò sfoggiando uno dei suoi sorrisi a trentadue denti.

«Eccoci.» Disse Camila correndo verso la stazione seguita da Lauren.

«Avrei dovuto chiedere alla mamma il suo numero di telefono, non abbiamo i soldi per andare all'aeroporto.» Continuò fermandosi davanti ai cancelli dove servivano i biglietti per passare. «Il papà di Lauren è ancora qui.» Dichiarò poi vedendo passare proprio in quel momento Sean.

«Papà!» Gridò poi la maggiore per richiamare la sua attenzione.

«Camila?»

«Laure, forza!» La incitò Camila.

«Maestro...» La voce di Lauren si bloccò in gola, non riusciva a dirlo, ma Camila le afferrò la mano e la strinse per spingerla a dire quella parola.

«Riguardati e arrivederci...Padre.»

Sean sorrise a quelle parole e le salutò agitando la mano euforicamente e con quel sorriso soddisfatto.

«Torna presto, capito? Lauren sentirà la tua mancanza!» Gridò Camila.

«Camila, sarò io che subentrerà nell'accademia e questa volta lo farò di mia spontanea volontà.» Annunciò Lauren con uno sguardo deciso una volta che il padre se n'era andato.

«Si, penso che sia grandioso.» Le rispose Camila.

«Dobbiamo restituire la bici a Dinah domani.» Disse Camila avviandosi verso casa accompagnando la bicicletta tenendola per il manubrio.

«L'accademia non permette di andare e tornare in bici, sai?»

«Eeh?!»

"Papà, Lauren ha iniziato a precorrere il suo cammino."

«Ahahah, che foto, sembrano tutti ridicoli!» Camila stava ridendo con gusto guardando le foto del padre con Lauren, come sempre sedute sul loro letto dopo cena.

«In quella lo erano tutti.» Replicò Lauren.

«È incredibile quanti paesi abbia visitato tuo padre.»

«L'ho respinto per tutto il tempo, e adesso dopo aver letto questa, sento di non aver compreso abbastanza di lui.» Ammise Lauren finendo di leggere la lettera del padre.

«Perché stai piangendo?» Chiese Lauren girandosi verso la sorella per un singhiozzo scappato e vedendo le sue guance percorse dalle lacrime.

«Non lo so, hai finalmente letto la lettera di papà, mi sento così sollevata.

Scusami, io sto piangendo quando probabilmente quella che vuole piangere sei tu.» Disse Camila asciugandosi qualche lacrima, ma ancora scendevano.

A quel punto Lauren si avvicinò a lei e con le dita asciugò le lacrime della sorella che cessarono di scendere, Camila presa alla sprovvista si voltò verso l'altra ritrovandosi a pochi millimetri dalle sue labbra, i loro respiri si scontravano contro le loro labbra e i loro occhi erano incatenati, il battito di entrambe accelerò e all'unisono cancellarono quella distanza, pochi secondi dopo le loro lingue si intrecciavano e le loro mani si cercavano, continuarono con le dita intrecciate tra loro finché il respiro di entrambe si esaurì.

Si staccarono, erano tutt'e due rosse in volto, Lauren si accarezzò il labbro inferiore leggermente gonfio per quello che era appena successo e Camila provò a dire qualcosa, ma la voce le si bloccò in gola e una volta che entrambe si resero conto di quello che era successo si erano nascoste sotto le coperte dando la schiena l'una all'altra.

"C-Cos'era? Quel bacio, non è stato per niente come gli altri baci..."


«Lucy, adesso che lui è andato via come posso continuare a vivere? Dove ho sbagliato?» Era una giornata normale per Lucy Vives, insomma, come sempre una delle sue amiche si stava lamentando con lei della sua relazione.

«No, tu non hai fatto niente di sbagliato, quel tizio non ragionava, guarda quanto sei carina.» Rispose sorridendo falsamente, anche se tutti pensavano fosse sincero.

«Lucy, sei così gentile, grazie.» Le disse l'amica andandosene dopo un abbraccio per salutarsi.

«Ragazza ingenua con tizio stupido, pf.» Borbottò fra sé Lucy scorrendo delle immagini sul suo telefono, finché non arrivo ad una foto con lei da piccola e la sua amica d'infanzia:«Camila...Mi ricordo di te, te la passi bene? Dato che mi annoio potrei anche farle una visita.»

Citrus. (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora