Capitolo 11.-Le prove.

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«Ragazze, buonasera» disse Nico, prima di baciare Eugenia.
«Ehila!!» dissi dandogli una pacca sulla spalla.
«Allora, subito dopo pranzo, ci riuniamo in sala musica, a riordinare i brani, a provare tutto, ho saputo che se andiamo in finale, solo due di noi devono cantare una cover insieme, ovviamente io suonerò, io pensavo tu e Peter con "Nena e Hay un lugar''» esclamò.
«No guarda, preferisco cantare con Eugenia, Puedo ser» dissi decisa.
«Tu ed Eugenia siete bravissime, ma tu e Peter spaccate, è una buona occasione per vincere, mettete da parte i rancori, fatevi trasportare dalla musica»
«Lo penso anche io!» disse Rochi annuendo.
«Sarà difficile, vado a cambiarmi che ho caldo» dissi trovando la prima scusa per andarmene, d'altronde come potevo sentire freddo con cinque gradi?

Secondo me, era una cosa davvero parecchio assurda, come potevo cantare con Peter, dopo tutto quello che è successo tra di noi, dove lo trovo il coraggio di guardarlo negli occhi?

«Ehilaa!» mi disse una voce.

Mi girai, era Pedro il ragazzo dal nome sexsy, lo yeti, quello che mi ha dato un bacio, quando uscimmo per il gelato.

«Ehi» ricambiai il saluto, sorridendo.
«Come stai?» mi chiese, per poi salutarmi con un bacio sulla guancia.
«Va tutto male e tu?» Riporsi la domanda a lui, sorridendo.
«Tutto bene, come mai?» mi chiese con  un'espressione insolita e accigliata.
«Mi sono lasciata giusto poco fa» dissi sorridendo.
«Eclissi di Luna, ormai lo sapevano tutti, che gatta ci covava» mi disse ridendo.
«Non volevo essere una cornuta consapevole! giustamente»
«Hai fatto davvero bene a lasciarlo!» mi disse.
Io sorrisi.
«Anche perché, così io ho spazio libero» aggiunse, per poi afferrarmi dai fianchi.
«Ah riccio, vacci piano però» mi staccai.
«Dove vuoi andare?» mi riprese.
«Devo andare a cambiarmi e poi a fare le prove!» dissi sorridendo e staccandogli la mano dal mio fianco.
«Sisi, andate a provare e buona fortuna, ve ne servirà molta per batterci! Io e te ci vediamo sta sera in sotterraneo ok?» Mi sorrise.
«Vedremo» risposi.
«Io ti aspetto, poi fai tu» fece spallucce..
Sorrisi e andai via, Pedro era tanto carino con me, era sempre dolce, era il classico play-boy che sa cosa voleva, però non era il mio tipo, cioè non vedevo uno come lui insieme a me, suonava strano. E poi io ero ancora innamorata di quel pelato, non potevo farci proprio nulla.
Mi andai a cambiare, così iniziarono le prove.
Peter era già in sala, ci stava solo lui.
«Ehi» mi disse.
«Ciao» risposi seccamente.
«Gli altri?»
«Sinceramente non lo so» dissi.
«Ah ok!» mi sorrise.
Mado, avrei voluto scomparire, che cazzo di sorriso che aveva, che occhi che aveva, il naso, la bocca, le mani, il collo, le occhiaie, i piedi. DEVO SMETTERLA. DEVO SMETTERLA.
«Comunque auguri per te e Luna, mi fa davvero piacere, spero che tu possa essere felice, evidentemente io non ti ho reso abbastanza felice e tu te lo meriti» dissi sorridendo.
«No, non stiamo ancora insieme. Tu mi hai reso felicissimo, lo sai come ero, lo sai cosa ho passato, cosa abbiamo passato e..»
«Non ricordarmi più nulla, non dire più nulla, che io già sto male di mio» lo interrotti sorridendo.
«Eccoci scusate » dissero Eugenia e Nico, arrivando mano nella mano.
MI HANNO SALVATA INCONSAPEVOLMENTE. Li amo.
«Di nulla, iniziamo?» chiesi velocemente.
Entrò Gas che ci salutò con un cenno del capo.
«Iniziamo con Hay un lugar e Nena, Peter, Lali e Gas, qui il testo e gli accordi» disse Nico passandoci tutto.
Io sbuffai, Gas velocemente sentì se la chitarra era accordata, fece un giro di accordi e disse: «Due di pausa, entrate alla quarta battuta»

E un, due e tre, iniziò.

Entrai prima io: «Imagine there's no heaven
« Hay un lugar al que me voy cuando estoy triste es un lugar dentro de mí que nunca viste .. me lo inventé para sentir que me quisiste .. es un lugar al que me vio cuando estoy triste»

Peter: « Hay muñecas que guardar, ya es momento de dejarlas atrás..»

«Assolutamente no, Peter il tempo» disse Gaston fermando tutto.
Sbuffammo.
«Riproviamo» disse ancora il biondo.
Riprovammo di nuovo, non andava, riprovammo una seconda volta, una terza, una quarta e una quinta, man a mano ci avvicinavamo sempre più a quell che era la canozone e il colore di essa.

Passarono così, tra una canzone ed un'altra, tra un errore ed un altro, tra una coreografia ed un'altra, quattro ore. Appena finimmo, andammo un po' a riposarci, dopo cenammo. E io alle ventidue dovevo decidere se andare al sotterraneo da Pedro o meno.

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