Capitolo 15

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Travis passò una mano tra i morbidi capelli di Matt e si godette la visione del suo viso dai lineamenti delicati, ora con un raggio di sole ad illuminarlo.
Aveva le labbra leggermente socchiuse, le lunghe e folte ciglia bionde sembrava brillassero: in quel momento non sembrava il ragazzo sicuro di sè ed indipendente che conosceva ma assomigliava più ad un bambino da proteggere.
Travis era rimasto incantato da quell'immagine e pensò fosse la cosa più bella che abbia visto nella sua vita.
In quel momento, Matt emise quello che assomigliò molto ad un tenero sbuffetto e volse la testa verso di lui senza, tuttavia, aprire gli occhi.
Il moro sorrise e decise che era giunto il momento di svegliarlo.
Durante il viaggio aveva visto Matt agitarsi più di una volta nel sonno, per qualche minuto aveva pensato di fermarsi e svegliarlo, ma fortunatamente ad un certo punto aveva smesso di muoversi ed era ritornato a dormire tranquillamente.
Che cosa stava sognando di così terribile da farlo agitare in quel modo? E, soprattutto, che cosa era accaduto nella sua mente per aver provocato quel cambiamento così repentino?
Erano, ormai, settimane che dormiva insieme a lui ma mai aveva assunto quel comportamento strano mel sonno.
Sospirò e decise di scacciare quei pensieri: gli avrebbe chiesto spiegazioni a tempo debito.
Dopodichè si piegò su di lui, appoggiando l'avambraccio destro sulla cappelliera, per non gravare il peso su di lui, e posò leggera la bocca sulla sua.
Matt rilasciò un lieve sospiro, ma continuò a tenere gli occhi chiusi.
«Svegliati, bella addormentata.» soffiò a fior di labbra.
A quel punto, l'altro mugulò ed aprì solamente l'occhio destro.
«Dove siamo?» chiese subito con voce assonnata.
«New York.» scherzò facendo un sorrisino.
Purtroppo, Matt non colse l'ironia ed alzò la testa di scatto. Ovviamente nel farlo andò a scontrare la fronte con il mento di Travis.
«Porca puttana! Ma che cazzo fai?» imprecò quest'ultimo massaggiandosi la parte dolorante.
Il biondo ricadè sullo schienale e fece lo stesso. «Coglione! Tu che fai?! Perché mi hai portato a New York?»
«Razza d'idiota, stavo scherzando! Non sai nemmeno capire se uno sta facendo ironia oppure no.»
Matt lo guardò storto. «Scusami tanto se appena sveglio non sono molto reattivo!»
«E c'è bisogno di reagire in quel modo? Mi hai quasi rotto la mascella!» ringhiò, invece, il corvino.
Il compagno sospirò e convenne che, in parte, aveva ragione... e in più in quel momento non aveva proprio forze per litigare con lui «Vabbene, rifaccio la domanda: dove siamo?»
«Olympia.»
Matt arcuò un sopracciglio, senza però proferire parola.
«Sono serio.» affermò l'altro.
«E cosa ci facciamo ad Olympia?»
«Santa miseria, Matt. Non puoi semplicemente fidarti di me?»
Il ragazzo lo guardò nelle iridi blu per qualche secondo ma alla fine abbassò gli occhi ed annuì.
Travis sospirò e, senza aggiungere alcuna parola, scese dalla vettura.
Nel frattempo, invece, Matt diede un'occhiata fuoridal finestrino: si trovavano in una specie di parcheggio con massimo dieci posti auto, davanti a lui si emergeva un grande edificio che doveva essere sicuramente antico ed in cima si trovava una svolazzante bandiera americana.
Girò la testa per vedere cosa c'era invece sulla sua destra, ma la vista era oscurata da un corpo alto e robusto, ormai più che familiare, coperto da una t-shirt sportiva e da dei jeans casual. Subito dopo la portiera si aprì e l'aria gelida dell'inverno riempì l'abitacolo.
«Lo sai che la curiosità uccise il gatto?» chiese Travis con un sorriso canzonatorio, mentre aiutava Matt a scendere dalla macchina.
«Ma io non sono un gatto.» si accigliò l'altro.
Il sorriso del ragazzo si allargò, afferrò il giovane per il mento ed avvicinò il viso al suo, tanto che i respiri di entrambi si fusero.
«Che peccato.» e subito dopo posò delicatamente le labbra sulle sue. Lo baciò con calma e senza fretta, lasciandosi tutto il tempo di assaporare il suo dolce ed inebriante sapore. Matt mugolò di piacere e rispose più che volentieri al bacio, mentre andava ad infilare le mani sotto la maglietta di Travis per accarezzargli la schiena muscolosa.
Dopo qualche minuto i due si staccarono riluttanti e si sorrisero complici.
«Forza, bae. Ora dobbiamo andare.» disse Travis, mentre chiudeva la macchina e trascinava l'altro, prendendolo per mano.
Matt sospirò ma si lasciò guidare, certo però che l'altro stesse tramando qualcosa.

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