Un mondo da scoprire

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Da quella prima volta, Hotaru e Saburo avuto svolto diversi viaggi nel mondo reale, spostandosi sia nel tempo che nello spazio. Saburo aveva viaggiato più spesso della sorella, non solo con la scusa di raccogliere provviste, ma perché temeva che la ragazza potesse mettersi in situazioni pericolose. Nonostante non ci fosse ancora un grande legame tra i due, Hotaru restava sempre la sua sorellina, e non voleva che si mettesse n mostra più del dovuto. 

Aveva notato ,però, che il tempo per i due luoghi non trascorreva allo stesso modo

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Aveva notato ,però, che il tempo per i due luoghi non trascorreva allo stesso modo. Se lui stava via un ora, per lei poteva essere passato un minuto, ma anche un giorno intero. Inoltre, nonostante il fenomeno del risucchio verso quello spazio indefinito persistesse, la sua "resistenza" era cresciuta. Se in quel primo viaggio era riuscito a rimanere fuori per qualche ora, adesso poteva restare nel mondo reale anche per diversi giorni. Ma il meccanismo che gestiva quel luogo non era ancora chiaro. Non riuscivano a controllare la destinazione e in più di una occasione erano capitati nel bel mezzo di conflitti in cui era stato necessario l'alice di Subaro.

Nonostante il rischio i due ragazzi non si erano fermati. Erano entrambi convinti che vi fosse una logica dietro quel posto e che fosse solo questione di tempo perché loro potessero capirlo, inoltre i viaggi erano necessari per procurarsi di che vivere.

Cercavano di non alterare i luoghi che visitavano per non influire sul loro flusso temporale. Dopo tutto era quella la causa della loro permanenza lì e non volevano allungare il loro già indefinito tempo di permanenza in quel posto.. Sempre che avesse una fine.

Hotaru non si era lasciata scoraggiare dalla situazione. Niente pianti, niente urla disperate né sfoghi isterici. aveva presto iniziato ad apprezzare il luogo in cui si trovava. Aveva trovato sempre sgradevole la compagnia della maggior parte delle persone, spesso curiose e impazienti che lei spiegasse cosa stesse facendo, ma suo fratello si era dimostrato un compagno accettabile. Non la infastidiva con stupide domande e non ficcava il naso nelle sue faccende. Al contrario, l'aiutava esprimendo con parole dirette e precise quelle che potevano essere inventato per vivere meglio. Così, dopo il ritorno di Saburo dal suo primo viaggio, lei aveva cominciato a mettersi a lavoro creando cose incredibili con le poche cose che lui riusciva a potarle dai suoi viaggi. Era più che altro spazzatura di altra gente, lasciata in mezzo alla strada. I vestiti vecchi erano state le prime cose che aveva preso e, come Saburo aveva pensato, Hotaru era riuscita a fare delle coperte incredibilmente morbidi e calde. Ma nonostante le continue migliorie al loro luogo di permanenza Il cibo  era una necessità continua. Fortunatamente erano riusciti a procurarsi un grande barile che Saburo andava periodicamente a riempire in un pozzo o in una fontana di paese, ma il cibo non era semplice da trovare. Le piccole scorte della ragazza erano durate ben poco e non potevano fare a meno di viaggiare per procurarlo, ma contrariamente a vestiti e rottami il cibo era un oggetto che non poteva trovare in spazzatura e non poteva neppure acquistarlo con il proprio denaro, spesso troppo moderno o di una nazionalità diversa rispetto a quella in cui si trovava. Saburo aveva pensato di vendere alcuni degli oggetti inventati dalla sorella per ricavare il denaro del posto per acquistarlo, ma Hotaru aveva liquidato la sua idea affermando che i suoi oggetti sarebbero stati troppo finemente elaborati e avrebbero sconvolto il mercato locale. A malincuore, Saburo aveva dovuto darle ragione. Così Saburo aveva cominciato a lavorare alla giornata in qualche locale, ricevendo qualche moneta in cambio e correndo al mercato per prendere qualcosa. Ma diverse volte non riusciva a confondersi con la gente del luogo e veniva guardato con diffidenza venendo spesso sfruttato e sottopagato. Ma non era lo sforzo fisico eccessivo quello che più infastidiva il ragazzo, ma la sua inutilità come studente dell'alice accademy.

In accademia il suo alice era sempre stato un vanto, qualcosa che tutti ammiravano e invidiavano per la sua particolarità e per l bene che poteva fare e Saburo ne era sempre stato orgoglioso. Ma in quel luogo non aveva nulla da curare, ma cercava comunque di rendersi utile e non far ricadere tutto il lavoro e l'inventiva in sua sorella.  Una delle prime cose che aveva imparato è che l'unica limitazione del proprio potere stava nel modo in cui si pensava di usarlo. Così un giorno particolarmente poco proficuo ritornò, allo spazio metatemporale con una sacca di terra e una manciata di semi. Hotaru lo fissò per un istante "non sono ancora diventata un uccellino sai?" disse con un cenno verso i semi. Ignorandola, Saburo svuotò la terra in un angolo lontano dal "laboratorio" della sorella e con mani esperte cominciò a formare delle piccole file. Alla distanza di circa 20 centimetri fece dei piccoli solchi e mise dentro i semi che aveva recuperato ad un mercato irlandese. Hotaru lo fissava ancora, la sua mente di scienziata incuriosita. Dopo dieci solchi si fermò, si pulì le mani sui pantaloni scoloriti e ritornò al primo. Era il seme di una patata. Dopo aver dato un po' d'acqua  al seme, Subaro fece un respiro profondo. Non era sicuro che la cosa funzionasse, ma doveva provarci. Si concentrò sul seme, sul suo bisogno di energia e di acqua. Alzò le mani nella direzione del solco e chiuse gli occhi. Percepì lo strano formicolio nelle sue dita che avveniva quando usava il suo alice, e le forze che piano piano lo lasciavano. Strinse forte i denti.  Sentiva  l'acqua che dal terreno entrava nel seme più velocemente di quanto ci sarebbe normalmente voluto. Sentì Hotaru trattenere il respirò e per un attimo la sua attenzione si interruppe pensando che fosse successo qualcosa di grave, ma non era così. In un qualche momento un ciuffetto verde aveva fatto capolino dalla terra. Subaro, allo stremo delle forze, lasciò ricadere le mani lungo i fianchi e sorrise soddisfatto. Non lo credeva possibile, ma ce l'aveva fatta! Si volse a guardare la sorella che aveva il solito sguardo imperturbabile "non sono ancora nemmeno una capra" disse ma non riuscì a nascondere nel suo sguardo l'orgoglio provato per il fratello.   

Dopo aver fatto germogliare il resto dei semi Subaro era pronto a dormire per diverse ore, forse anche per dei giorni. Ma capiva nel modo in cui Hotaru lo aveva guardato che c'era qualcosa di cui aveva bisogno di parlargli.

Gakuen Alice... ContinuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora