"CAPITOLO 5"

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ARMIN p.o.v.
Non posso credere che Eren ci sia cascato di nuovo, mi aveva detto che non lo avrebbe più fatto!

MIKASA p.o.v.
Devo fare in fretta, devo andare da Eren, adesso!

20 minuti dopo

Ecco la casa di Eren, ma...perché la porta è aperta?!
Appena entrata trovo uno spettacolo terribile: il tavolo è completamente ribaltato, tanti oggetti per terra, alcuni piatti rotti e uno specchio, completamente in frantumi.
Il silenzio è assordante. Tutto il piano terra è completamente sotto sopra, ma non solo, proprio vicino a quello specchio vedo del sangue!

"EREN! ARMIN!" urlo mentre vado al piano di sopra e mi dirigo verso la camera di Eren.
Appena entro la prima cosa che vedo è Armin seduto vicino ad Eren, inginocchiato e con la testa abbassata, quasi a toccare il pavimento. Mi avvicino lentamente ad Eren, guardando Armin, che con lo sguardo è come se mi dicesse "Digli qualcosa"

"Eren?" gli dico mettendomi in ginocchio di fronte a lui
"M-m-mikasa" mi dice lui,sempre con la testa abbassata
"Si Eren,sono io, sono Mikasa, perché non mi guardi in faccia?"
Eren alza il volto, quello che vedo è quello che non avrei mai voluto vedere, la sua faccia è un misto di lacrime e sangue, piange a dirotto.
"Preso dalla rabbia, ha dato un pugno allo specchio e tutte quelle schegge sono finite sulla sua faccia e sulle sue mani dice Armin
"Eren, perché l'hai fatto?!"
Piange più di prima. Eren si alza, e ancora con il sangue che gli cola dalle ferite, si precipita giù per le scale e sbattendo la porta urla "NON PROVATE A SEGUIRMI!"
"Mikasa" dice Armin "seguilo e non perderlo di vista, non lasciarlo da solo in questo momento"
"Ma cosa è successo?"
"Non è il tempo della spiegazioni, va a seguilo"
Corro fuori di casa, dove vorrà mai andare, cavolo sta iniziando anche a piovere! Questa non ci voleva...

NARRATORE
Mikasa continuava a rincorrere Eren, ma la ragazza non poteva nemmeno immaginare dove stesse andando e neanche per quale motivo. Tutto questo mentre la pioggia aumentava d'intensitá, come la rabbia e l'ira dello stesso Eren.
Non ne voleva sapere di calmarsi e continuava a correre, pensando che quella corsa lo avrebbe aiutato, ma non era così vista la sua meta.

MIKASA p.o.v.
Cavolo, l'ho perso di vista... può essere entrato qui. Mi spingo in avanti e quello che vedo è una distesa d'erba incolta con tante lastre di pietra in verticale. Cosa sono?
C'è un ragazzo inginocchiato davanti a qualcosa, ma non riesco a capire cosa.
La pioggia è diventata fortissima, non ne vuole sapere di smettere.
Mi avvicino al ragazzo, è Eren, ma davanti a lui vedo una lapide con su scritto:
                      IN MEMORIA
                                 DI
                 CARLA    E    GRISHA
                            JAEGER
Sono i suoi geni
Appoggio una mano sulla spalla di Eren e mi inginocchio affianco a lui.
Ha lo sguardo perso nel vuoto...
"Sono passati sei anni, sei anni da quando, da quando... da quando... DA QUANDO QUEL DANNATO INCENDIO ME LI HA PORTATI VIA! E OGNI ANNO È SEMPRE COSÌ! NON RIESCO A SOPPORTARLO! PERCHÉ QUESTO MONDO È COSÌ CRUDELE?!" urla Eren

Gli prendo le mani e gliele stringo, lo faccio girare verso di me e lo guardo negli occhi.
"Ricorda queste parole Eren: questo mondo è estramamente crudele, ma anche bellissimo" e lo abbraccio come mai avevo abbracciato nessuno prima d'ora. Lo guardo in volto ma è come assente, è svenuto...
Finalmente ho capito, ho finalmente capito cosa provo per lui... Ma avrà sentito la mie parole?

   

《Eremika》 Un'amore difficileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora