8.

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Chloe

La campanella della fine delle lezioni era già suonata da un pezzo e il professore di storia dell'arte continuava a parlare senza essersene reso conto. Portava dei buffi occhiali rotondi marroni, una camicia a righe che usava mettere dentro la cintura del pantalone verde e la solita borsa di cuoio che conteneva il suo materiale. Era un tipo strano, e anche un po' lunatico. Capitava che ti rimproverava senza alcun motivo e l'attimo dopo ti elogiava davanti tutta la classe come se non fosse successo nulla. Le sue spiegazioni erano poco capite da chiunque e di questo ne ero certa perché avevo chiesto più o meno a tutta la scuola e poi quando parlava la lingua si bloccava fra i denti e le parole scivolano velocemente insieme alla saliva che ripetutamente finiva in faccia.

Con una mano sul fianco ed una sulla cute pelata aggiunse: «Ah, un'ultima cosa prima che suoni la campana.» la campana era suonata da almeno un quarto d'ora. «Hanno aperto un concorso di disegno su un sito internet. Nella bacheca degli avvisi ci sono tutte le informazioni, andate a guardare lì.»

Passai dalla bacheca degli avvisi e presi il volantino giallo riguardante il concorso di disegno a cui non ero sicura di partecipare, ma che per sicurezza decisi di prendere ugualmente. Subito dopo alle mie spalle spuntò Clara con un sorriso a trentadue denti. «Ti aspettavo fuori. Potevi dirmi che eri rientrata per prendere questo.» allungò il collo osservando il foglio che tenevo fra le mani. «Hai intenzione di parteciparci?»

Alzai le spalle e scostai la testa, intanto ci incamminammo verso casa, affondai le mani nelle tasche dei jeans e osservai la mia amica rossa. Indossava una maglia celeste a mezze maniche, un pantalone di tuta grigio, le scarpe bianche e fra le braccia teneva la felpina blu. «Dovresti iscriverti, provaci almeno!» mi consigliò.

«Se troverò un po' di ispirazione, in questo periodo sono molto stanca.» finii la frase sbadigliando.

Clara mi guardò perplessa, poi ricordò dell'uscita con Edoardo e sorrise. «Quasi dimenticavo della cena con il tuo allenatore dell'altro giorno.» sospirò allegramente. «Non mi racconti nulla?»

Si poggiò sulla mia spalla iniziando a supplicarmi di raccontarle ogni minimo particolare, non stava più nella pelle, ma lei era sempre stata così curiosa, desiderava sapere tutto senza tralasciare un piccolissimo e insensato dettaglio. «Non è andata come mi aspettavo.» mi strinsi le spalle.

La mia migliore amica fissò per qualche secondo la strada sotto i nostri piedi e poi tornò a guardarmi con i suoi occhi verdi. «Ha provato a baciarti!»

«Bhe'...» esitai qualche secondo guardando quanto fosse curiosa. «Davide è arrivato e mi ha portato via.» dissi tutto d'un fiato.

Mise una mano sul petto e tossì due volte. «Davide?..Credo di aver capito male.»

«Davide è piombato nel nostro tavolo mentre Edoardo era al bagno e mi ha chiesto di andarcene via e senza pensarci due volte ho preso la borsa e l'ho seguito.» mi guardò stupita. «In fondo era quello che desideravo.»

Iniziò a tormentarmi di domande a cui volendo non sapevo rispondere e decisi di smettere di ascoltarla per tuffarmi nel mare di pensieri di quella sera. Non esitai un attimo e andai via con lui. D'altronde era l'unica cosa che realmente volevo fare e poi rimanere lì con il mio coach sarebbe stato inutile perché avrei continuato a pensare a Davide. Ad Edoardo poi inviai un messaggio di scuse per essere scappata via dicendogli che mia zia aveva appena partorito e dovevo andare in ospedale con i miei parenti.

Amavo andare in giro per la città con la moto insieme a lui perché quello era l'unico momento in cui potevo abbracciarlo forte senza sentirmi in imbarazzo e quella sera mi sentivo completamente libera come se Davide fosse già mio, mi poggiavo sulle sue spalle, chiudevo gli occhi e annusavo il magnifico odore che proveniva dalla sua felpa intanto che le mie mani stringevano ancora un po' più forte la presa, così per assicurarmi che non scappasse via. Il giro sull'altalena e quel suo sorriso che brillava nel cuore della notte e i riccioli marroni che svolazzavano al vento, la sua voce vicino al mio orecchio, il suo respiro sul mio, le mie mani sul suo viso bagnato che accarezzavano i capelli umidi, nulla di più bello. Stavo annegando fra i ricordi di una serata magnifica, noi che sembravamo coppia ma non lo eravamo, lui così bello e attraente ed io, così persa ed innamorata di lui.

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