9.

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Davide

«..ricordare lui, i suoi occhi, il suo sorriso e il suo essere...»

Era passata più di una settimana da quell'incontro inaspettato al bowling e quella frase continuava a tormentarmi da giorni interi. Per chi parlava? Chi era stato a farla soffrire?

Volevo solo trovare quel deficiente e spezzargli le gambe perché non aveva nessun diritto per far soffrire Chloe! Avrei dato tutto l'oro del mondo per far sì che quelle frasi fossero rivolte a me, ma qualcosa mi diceva che il ragazzo in questione non potevo essere io.

La nausea nello stomaco tornò nel momento esatto in cui le sentì dire quelle parole e sparì quando mi accorsi che le mie braccia la stavano tenendo stretta verso di me, ecco, a quel punto il mio corpo venne invaso dal forte desiderio di baciarle quelle adorabili labbra ricoperte da uno strato di rossetto. L'inferno è guardarti e non poterti baciare.

«Oh, Da'! Ma dove hai per adesso la testa?» Riccardo mi diede un colpetto sulla spalla.

Eravamo amici dai tempi delle medie, entrambi dei bambini ingenui che desideravano solo fare amicizia con qualcuno, poi ci incrociammo ad una festa della scuola e lì capimmo che insieme ad Alex, saremmo potuti essere dei buoni amici. «Mi ero distratto un attimo. Dai, continuiamo a parlare della partita di ieri.»

Ricky lanciò uno sguardo ad Alex che accese la sigaretta e annuì. «Siamo amici, lo sappiamo che ti piace qualcuno..» aggiunse, poi.

Ricky si mostrò parecchio interessato, infatti si mise accanto a me e allungò il braccio alla mia spalla. «Chi è la fortunata?»

«Ambra, la ragazza che lavora al panificio?» mi domandò Alex mentre fumava la sigaretta. «Bionda, alta e con due occhi azzurri come il cielo.» alzò le sopracciglia e sorrise.

Mentre osservavo i loro sguardi curiosi in attesa di una risposta, presi l'accendino per fumare anche io una sigaretta e annuii con la testa. I miei migliori amici si guardarono un'altra volta per poi darsi il cinque nelle mani. «Non è Ambra. Dì la verità!» quasi mi rimproverarono. Sapevo che non avrei potuto gestire quella situazione per molto tempo perché avrebbero continuato a chiedermi e chiedermi ancora chi fosse la ragazza "fortunata" che di fortunata non aveva nulla ma che era mia cugina. Mia. Cugina.

«Chloe.» un sospiro alla fine del nome, i brividi nel corpo al suo pensiero, le loro facce sconvolte. Riccardo sputò dalla bocca l'acqua che stava bevendo e Alex spalancò gli occhi dicendomi: «Ma cazzo, è tua cugina!»

«Non. Siamo. Davvero. Cugini. Non siamo cugini!»

Mi arrabbiai perché il vero problema non era il fatto che io e lei fossimo una sorta di cugini, ma che a me piaceva sul serio e lei, invece, aveva interesse per un altro.

«..Ma Chloe quella del bowling che ti è finita addosso?» Ricky si girò a guardarmi. «Quella Chloe?» continuava ad avere un'espressione piuttosto sorpresa.

Seduto sul letto della mia stanza mi curvai verso le gambe con le mani sulla testa e annuii.

«Dimmi che è un interesse fisico altrimenti sei nei guai.» aggiunse Ricky, passando una mano sulla mia schiena.

Aveva ragione, ero nei guai, in guai molto seri. Ero nei guai con la mia famiglia, perché se Chloe avesse ricambiato il mio interesse non credo che i nostri genitori lo avrebbero accettato e cosa più importante, ero nei guai perché quella volta era una cosa più seria. A me interessava davvero Chloe, tanto da arrivare a sognarla la notte e svegliarmi con la speranza di averla al mio fianco. «Allora sono nei guai.» aggiunsi.

Alex mi raggiunse alla destra del letto ed entrambi mi accarezzarono la spalla come un segno di vicinanza, nessuno di noi aveva mai avuto quel tipo di "problema", ci ripetevamo sempre che noi non eravamo fatti per amare, ci piaceva l'avventura, il gioco, il divertimento, ma mai qualcosa di serio. Forse perché prima di allora, nessuno di noi era inciampato in un paio di occhi sorridenti come quelli di Chloe.

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