Erano le tre di notte.
Lo sapeva bene perché era da ormai da sei anni che quell' incubo prendeva vita pochi secondi prima che si svegliasse.
Una macchina che andava fuori strada.
La carrozzeria distrutta.
Pezzi di auto in ogni dove.
L' asfalto della strada umido di pioggia e di benzina.
E alla fine lo scoppio del motore.
E un istante prima, solo un istante prima che le fiamme arrivassero in alto, lei si svegliava urlando.
Ogni notte... da sei anni...
In preda alle allucinazioni ignorava il buio della notte e le pantofole e percorreva il corridoio fino alla sua stanza da pittura.
Accendeva la luce e contemplava una tela bianca.
Ma fino al giorno prima non aveva mai avuto il coraggio di prendere in mano quel pennello e di ritracciare i volti di suo figlio.
Mai prima di quel momento.
Così le sue notti si esaurivano in estenuanti pianti.
Più e più volte aveva distrutto vasi di vetro e altro materiale di porcellana, scagliandolo a terra con rabbia.
Ma mai, mai una volta si era azzardata a prendere in mano la macchinina di vetro che stava in bilico sul tavolino al centro della sala.
Era di Vincent, era di suo figlio.
La lasciava lì, sul bordo del tavolino, sperando in qualche terremoto, in qualche scossa che la portasse a rompersi sul pavimento, perché ogni volta che la guardava ci vedeva riflessa sempre la stessa scena.
Soltanto sedici anni prima, Vicent l' aveva ricevuta da suo padre.
Aveva quattordici anni e irrequieto com' era era riuscito a scheggiarla da subito.
Suo padre si era arrabbiato e per ben due giorni si erano tenuti il muso.
Suo padre sapeva prendersela per poco, ma non era cattivo, era incredibilmente dolce e autoritario al contempo.
Così, come per aggiustare quella situazione, Berta aveva incollato il pezzo rotto, all' altezza di una ruota.
E tutto era tornato come prima.
Forse, in qualche sua strana fantasia, se avesse spaccato la macchina di vetro tutta intera scagliandola a terra con il resto, la sua famiglia sarebbe potuta tornare da lei.
Ma non ne aveva mai avuto il coraggio.
Suo marito adorava quell' oggetto.
E Vincent in qualche modo era lì dentro, in quella scheggia posticcia che era sempre rimasta incrinata.
Doveva portare a termine ciò che aveva iniziato.
Ora che quel viso era tornato da lei, ora che finalmente aveva trovato il coraggio di ricordare, quegli occhi dovevano tornare luminosi.
Lei doveva restituirgli la vita, forse non aveva il potere di un miracolo, ma l' amore di una madre se non può risuscitare l' anima del figlio, può creare un varco.
Così Berta, dopo sei anni, voleva cercare dentro di sé la luce rimasta per poterla mettere negli occhi del figlio e in qualche modo restituirgli la vista.
Così le pennellate scorrevano fluide.
Il colore intesseva le sfumature della carne e la rosata tinta del sangue che pulsa la vita.

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Over the frame
FantasíaInverno. Mancano pochi giorni a Natale. La padrona di casa, Berta Moore, è una pittrice. Dopo sei anni dalla tragica scomparsa del figlio, decide di dipingerne il volto. Il ritratto viene incorniciato e posto nella parete di fronte alla quale è appe...