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Bene popolo di Wattpad, mi presento, mi chiamo Anna e, come avrete potuto capire, adoro scrivere. Mi scuso in anticipo se non ho potuto presentarmi prima, d'ora in poi posterò degli "angoli autrice" molto più frequentemente. Ringrazio tutti i miei followers e tutti voi che state leggendo, spero che la storia vi piaccia. In ogni caso, aspetto commenti e/o consigli, tutto è ben accetto. Buona lettura!

Mi svegliai urlando, con un mal di testa fastidiosamente rimbombante. Era da quella notte che facevo quello stupido sogno, e nei miei incubi c'era sempre lui: Adam. Sentivo ancora l'odore dell'alcol, le sue mani su di me che, se un tempo mi parevano piacevoli, ora mi provocavano un disgusto e un ribrezzo simile che ogni volta rischiavo di vomitare. Ogni. Fottuta. Volta.

"Maledetto Adam Jackson" mormorai flebilmente.

Tutto questo era una routine. Mi svegliavo, pensavo all'incubo, il più delle volte vomitavo e tornavo a letto a deprimermi. E poi di nuovo se riprendevo sonno. Questa era stata la mia estate. Considerando che la festa si era tenuta all'apertura del periodo estivo e facendo qualche calcolo, ero incinta di ben due mesi e qualche settimana.

Proprio quando stavo vittoriosamente sbattendo in faccia a me stessa quanto la mia vita facesse schifo, la sveglia trillò.

"Cazzo..." bisbigliai. "No, no, no, è uno scherzo!"

Sgusciai fuori dal letto con una velocità impressionante e corsi al calendario appeso in camera mia. "No, non è vero", continuavo a negare.

E invece era vero eccome. Era il 14 settembre, e quella mattina sarei dovuta tornare a scuola. Ed ero pure in super ritardo.

"Fanculo!" gemetti. Iniziai a correre per la camera come un'anima in pena, inciampavo sui vestiti che avevo lasciato per terra e dopo poco mi resi conto che erano tutti da lavare. Tutti.

Sentii un lieve bussare alla mia porta. Mia mamma, di sicuro.

"Ehi, fragolina" iniziò con la sua vocina mite. "Ho notato la lavatrice sempre vuota in questi mesi, quindi ho pensato, beh ho pensato di farti un regalo, ecco." aveva iniziato a balbettare, e io ero rimasta senza parole. "Mi sono resa conto che questi sono stati dei mesi difficili per te, ti sento ancora urlare nel sonno, ma non so il motivo... spero che un giorno ti sentirai abbastanza forte e coraggiosa da confidarmi di che si tratta." continuò. Si era accorta di tutto. Mi prese le mani e me le strinse forte, mentre un nodo mi si formava in gola. Le lacrime minacciavano di uscire. "Sei tanto triste Che-Che" parlò con la voce che tremava e con il soprannome che mi aveva dato la nonna Aaliyah. La nonna che non c'era più e mancava a tutti. "Non sei sola bambina mia. Ora vestiti, sei già in ritardo."

Uscì dalla stanza dopo che mi ebbe dato un bacio sulla fronte. Io ero ancora immobile. Dopo poco mi riscossi e andai ad aprire la scatola per curiosarne il contenuto: rimasi a bocca aperta. Era un vestitino graziosissimo, bianco e corto, con un fiocco che lo stringeva subito sotto il seno e rimaneva largo e svolazzante. Dopo un po' realizzai che non stringeva sulla pancia. Che si fosse accorta di qualcosa?

Ancora assorta nei miei pensieri mi feci una doccia veloce, spazzolai i miei capelli biondi e lisci fino a farli somigliare a oro liquido e mi truccai appena. Mi guardai allo specchio e non mi riconobbi: ero davvero io quella? La mia immagine contrastava ferocemente con il disordine e la tristezza che trasmetteva la mia stanza. Io, invece, sembravo un angelo.

"È ora di cambiare e affrontare la vita Che-Che" pensai.

Scesi in cucina camminando lentamente, in un modo insolito per me. Ma mi era quasi istintivo. Vidi mia mamma osservarmi con attenzione muovermi e prendere lo zaino che, essendo troppo pesante, mi sbilanciò e rischiò di sbattere sul mio bassoventre coperto dalla stoffa morbida e impalpabile del vestito.

Di riflesso, mi protessi con entrambe le mani e attutii l'impatto. Mia mamma mi stava ancora guardando.








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