8.

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Da quel giorno, niente fu più come prima. Io non ero più come prima. Mi sentivo vuota, rotta. Usata di nuovo, per poi essere buttata via senza un minimo di pietà, di riguardo, né ritegno.

Se un tempo la mia vita era stata perfetta e limpida come un vaso d'acqua cristallina, ora, in quella stessa acqua, vi era stato depositato un enorme strato di sabbia sul fondo.

Grandissima stronzata la sabbia.

Ti senti coperta, al sicuro. Senti di poterti difendere, ora. Ma basta uno scrollone e la sabbia comincerà a vorticare in quell'acqua, rendendola torbida, brutta e confusionata. Ed ero proprio così che mi sentivo. Lo scrollone me l'aveva dato Adam. Di nuovo. E non potevo più permettere che una cosa del genere accadesse. Eravamo solo a settembre, per Dio!

Cominciavo ad odiare la scuola: vedere Adam che mi ignorava deliberatamente cambiando ragazza ogni giorno mi faceva male al cuore. E giornalmente passavo la mia ricreazione in bagno, come una stupida, a piangere lacrime amare e immeritate.

Anche la mia coscienza era sparita. Tutto di me, quel poco che era sopravvissuto a giugno e che stava iniziando a rinascere, era sparito. Rimaneva solo il guscio di quello che Cheyenne Stuart era stata un tempo: occhiaie pesanti mi cerchiavano gli occhi, ero anemica da fare schifo, dimagrivo a vista d'occhio in una maniera paurosa e scioccante.

Quando tornavo a casa dalla High School scappavo in camera, mi buttavo sul letto e piangevo fino allo sfinimento. Ascoltavo musica a tutto volume, e stavo sempre al buio. Ogni tanto mamma veniva a controllarmi, e facendo finta di dormire la sentivo sedersi sul mio letto, accarezzarmi la fronte e singhiozzare un po'. Quanto altro male ero capace di infliggerle? Il solo pensiero di quella povera triste donna, bastava a stringermi il cuore in una morsa glaciale.

Parlavo solo quando mi veniva richiesto e, se proprio non potevo gesticolare, rispondevo a monosillabi. La mia voce, un tempo calda e squillante, era diventata fredda, atona, priva di qualsiasi infuso emotivo e roca. Non ero più io.

Vagavo per i corridoi della Acton solo per raggiungere la classe successiva. I libri li tenevo stretti al petto, quasi a farmi scudo da altro dolore.

In poche parole, ero patetica.

Successe proprio quando stavo correndo per i corridoi, ansimando dallo sforzo, che qualcuno mi afferrò per un braccio, facendomi cadere tutti i libri.

'Accidenti, ma che cazzo vi frulla in testa?' pensai, acida.

Con una mossa fulminea mi abbassai a recuperare tutti i libri e gli appunti che, cadendo, si erano sparsi per il corridoio.

Fantastico.

Venni presa di nuovo per il polso, strattonata malamente.

Eh no, ora basta!

Mi girai furiosa e mi ritrovai faccia a faccia con James, il migliore amico di Adam. Cercai di divincolarmi, scalciando e dimenandomi come una pazza. Niente da fare, James era pura roccia. Prese a stringermi più forte e gemetti dal dolore mentre le lacrime mi inondarono gli occhi.

'Ma si può sapere che vuole?' pensai dolorante.

Mi bloccò i polsi con una sola mano, e con l'altra mi fece alzare lo sguardo, operando una piccola pressione sotto il mio mento. Continuai, ostinata, a tenere lo sguardo basso, e la presa sui miei polsi aumentò a dismisura. Spaventata, incrociai il suo sguardo, tremando di paura e confusione. Cosa stava succedendo?

Non capivo.

Ora, la sua stretta si allentò, e diventò morbida e calda. Sospirai di sollievo, i miei polsi non ne potevano davvero più.

"Ehi bellezza" cominciò James sorridendomi e carezzandomi una guancia. Mi scostai, disgustata dalla sensazione delle sue mani su di me, che iniziarono a scendere pericolosamente.

Un capannello di gente si era radunata per godersi lo spettacolo, e tra i risolini delle cheerleader, i fischi di approvazione della squadra di football e gli sguardi impotenti o disinteressati di altri studenti la mia pelle si infuocò dalla vergogna.

Percepivo la sua mano sul collo, poi sulle spalle, sul petto. Ripresi a divincolarmi, chiedendomi per quale motivo nessuno intervenisse in mio aiuto. James ridacchiò e raggiunse la mia pancia. Prese a descrivere dei piccoli cerchi che mi misero in profondo disagio, mi sentivo in pericolo e volevo proteggere il mio piccolo.

"Lo sai che ora potremmo proprio divertirci?" mi chiese alludendo al fatto che io non potessi più rimanere incinta. Almeno, non ora.

"Non sono mai stato con una incinta. Ma c'è sempre una prima volta, no?" ghignava. "E tu sarai la mia. Ora. Nessun impegno, ovviamente, il bastardo te lo tieni tu. Ma pensati che fortuna! Un gran risparmio per quanto riguarda le precauzioni".

A sentir apostrofare mio figlio un bastardo, sentii la forza, dettata dalla rabbia, tornare bruscamente in me dopo giorni di passività.

"BRUTTO BASTARDO!" urlai. Gli tirai una ginocchiata sullo stomaco, prendendolo alla sprovvista, ma la presa ferrea con cui aveva ripreso a stringermi non diminuì. Almeno gli avevo fatto male.

James boccheggiava, e nel corridoio regnava il silenzio, interrotto qualche volta da un mio singhiozzo o respiro strozzato.

James si rialzò a fatica, guardandomi con sorpresa e aria truce.

"Allora la puttanella la fai solo con Adam?" mi ringhiò contro.

E poi, uno schiaffo che mi fece voltare la testa e perdere il respiro. Le mie gambe cedettero e io crollai a terra.

"Cosa sta succedendo qui?" chiese una voce minacciosa.

"Adam?" sussurrai flebilmente piangendo piano.

"Cheyenne!" sbottò lui, venendomi incontro. "Cosa ti ha fatto, piccola?"

Mi abbracciò stretta e mi cullò con la testa sul suo petto.

"Ssshh, ci sono io ora, me ne occupo io" mi sussurrò all'orecchio. La sua acqua di colonia e il suo calore mi tennero compagnia anche quando si allontanò da me per affrontare James.

Non un avviso, non una parola. Adam cominciò a tempestare di pugni il mio aggressore. Questo continuò per parecchi minuti, durante i quali nessuno osò avvicinarsi. Adam era furioso, faceva troppa paura.

Sbatté James, ormai quasi privo di sensi e sanguinante, al muro.

"Se ti rivedo di nuovo vicino a lei ti ammazzo".

Lo lasciò cadere a terra, voltò le spalle al compagno e mi prese in braccio.

"Andiamo."

Just Pregnant #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora