13.

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"No no e no!" grido per l'ennesima volta.

"Chey, sii ragionevole, è solo una cena, non ti porto mica al patibolo!"

"Adam, una cena con i tuoi genitori equivale al patibolo!" strepitai istericamente infilandomi le mani tra i capelli per la disperazione.

"Ti hanno invitata dannazione, che scusa pensi di appioppargli?" attacca Adam, rosso in volto e spettinato.

E' da più di un'ora che discutiamo, e io non ce la faccio più. Ma non ho intenzione di dargliela vinta. Il fatto è che i genitori del mio ragazzo sono i tipici proprietari di aziende, plurimilionari con la puzza sotto il naso che giudicano una persona in base al conto in banca (il padre) e al numero delle borse di Gucci e alle scarpe di Prada che possiedi (la madre). Non per infierire, ma mamma e io non possediamo un'ingente forma di denaro, e io mi limito a fare acquisti da Primark.

Grido dalla frustrazione con i pugni che mi coprono gli occhi.

"Assolutamente nessuna, Adam. Dirai loro che sto male" risposi ovvia indicandomi il ventre con entrambi gli indici.

"A dire la verità pensavo potessimo dirglielo assieme..."

Sì, come no. Se vuoi avere una tartare di Adam, un frullato di Cheyenne come dessert, e per ultimo, ma non in ordine d'importanza, mio figlio tagliato a julienne, fai pure.

"...stasera" ammise convinto con un sorrisetto deciso sul volto.

"Tu cosa?!" urlai in preda al panico.

"Cheyenne, i miei timpani non reggeranno ancora per molto, ti avviso" borbottò Adam tamburellando sul ripiano della cucina e alzando gli occhi al cielo.

"Che vadano a farsi fottere!" esclamai piena di rabbia. "E non fare quella faccia dannazione!" aggiunsi puntandogli un dito tremante contro.

"Amore" provò lui in tono dolce e pacato, un balsamo per le mie orecchie che avevano subito urla da record in un tempo così prolungato. Credevo che, a poco, i vicini avrebbero chiamato la polizia.

Mi prese la mano ancora alzata che gli indicava il petto, baciò il suo dorso e mi tirò verso di lui. Non opposi resistenza, ero davvero sfinita.

"Andrà tutto bene, te lo prometto. Questa è la mia vita, la nostra, Cheyenne, assieme. Ho già preso la mia decisione. Loro non potranno fare altro che attenersi al mio volere" affermò con voce ferma.

Mi rintanai tra le braccia tremando un poco, temevo per il futuro mio e del bambino che portavo in grembo. Cosa avremmo fatto senza Adam? Se i suoi genitori lo avessero obbligato a lasciarci?

Alzai gli occhi, che si erano riempiti di lacrime a quei pensieri. Come leggendomi nella mente, Adam mi accarezzò la testa e mormorò:

"Non vi lascerei per nulla al mondo"

Fu in quel momento che accettai. Non sapevo ancora che si sarebbe rivelata la scelta peggiore che avessi mai potuto compiere.

***

Qualche ora dopo, Adam si rese conto che era passata da un po' l'ora di pranzo, e che io non avevo  toccato cibo.

Eravamo accoccolati sul divano, entrambi persi tra i rispettivi pensieri, con il basso mormorio ronzante della TV che faceva da sottofondo. All'improvviso, il ragazzo accanto a me sussultò, e si schiaffeggiò la fronte mentre gridava "Sono un cretino!"

Urlai dallo spavento e, irritata e infastidita, gli tirai un cuscino addosso.

"Eccome! Ti pare il modo? Stavo quasi per addormentarmi!" lo rimbrottai. Cosa per niente vera, ma adoravo dargli fastidio. Avevo bisogno di un capro espiatorio, ed escludendo il mio cane procione di peluche, mi rimaneva solo Adam.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 28, 2017 ⏰

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