Capitolo 9 - Corruzione

114 9 8
                                    

Il sole colpisce violentemente i miei occhi attraverso la fessura dell'elmo quando oltrepasso l'ingresso della prigione ed esco all'aria aperta. Istintivamente, faccio per ripararmi la vista con il braccio sinistro, dato che con il destro sto trascinando la spada, ma non riesco a muoverlo; è messo molto peggio di quanto mi fosse sembrato inizialmente: deve essersi rotto in più punti, perchè anche il movimento più insignificante risulta impossibile. Non so neanche come ho fatto ad arrivare fino a qui, non ricordo quasi niente di quello che è successo nell'Abisso. Sif, Alvina...non sono con me, perciò devo averli lasciati laggiù. Credo che Sif fosse rimasto ferito, così me ne sono andato per cercare aiuto, anche se non so bene come ho fatto a uscire vivo di lì, da solo. Ma poi...sono veramente solo? È da un po'che ho come la sensazione che ci sia qualcun altro con me, o forse...no, è dentro di me, nella mia testa. È una voce: la sento sussurrare, ma non capisco cosa dice.

Scuoto violentemente il capo, scacciando momentaneamente questa strana sensazione, e mi costringo ad avanzare nonostante il peso dell'armatura sia diventato quasi insopportabile e il bruciore al petto continui a farsi più forte. Ho lo strano impulso di togliermi l'amuleto che mi ha donato Ciaran, anche se so perfettamente che sarebbe una pessima idea: qualsiasi cosa mi abbia ridotto così, probabilmente senza quel ciondolo starei ancora peggio. Eppure...è come se il dolore si sprigionasse dall'amuleto stesso, dal punto in cui tocca la mia pelle. Le dita della mia mano allentano la stretta sull'elsa della spada, e il braccio si piega spontaneamente in modo da avvicinare la mano al pettorale dell'armatura, ma all'ultimo momento riesco a riprendere il controllo dei miei movimenti: distendo bruscamente il braccio e afferro saldamente l'impugnatura della spada un attimo prima che mi cada. Non è la prima volta che succede una cosa del genere: dopo essere uscito dall'Abisso, ho dovuto interrompere più volte la risalita perchè il mio corpo agiva indipendentemente dalla mia volontà; non ho idea del motivo per cui sta succedendo, ma devo assolutamente mantenere il controllo.

Continuo ad arrancare, senza avere un'idea precisa di dove sto andando: l'unica cosa che so è che devo salire, sempre salire. Una scalinata dopo l'altra, mi allontano sempre di più dalla parte bassa di Oolacile, ma la fatica che amplifica il peso dell'armatura continua a farsi più forte; allo stesso tempo, però, continuo a sentire una strana energia nel mio corpo, qualcosa che continua ad aumentare senza mai esplodere: è come se qualcosa bloccasse questa forza, impedendomi di attingervi; la percepisco, eppure non posso sfruttarla in nessun modo. L'inquietante presenza che mi accompagna da quando sono uscito dall'Abisso, intanto, continua a parlare nella mia testa, mentre l'impulso di togliermi l'amuleto si fa sempre più forte: continuo a resistere, ma non so per quanto potrò andare avanti così; devo sbrigarmi a trovare aiuto.

La risalita prosegue lentamente ma senza intoppi, dato che ho già ucciso la maggior parte delle creature che infestano la città, finchè, senza sapere bene come ci sono arrivato, mi trovo all'interno di una piccola abitazione, in cui non ricordo di essere passato durante la discesa; si tratta di una semplice stanza quadrata dalle pareti in pietra, completamente spoglia, ma al suo interno si trova uno degli abitanti di Oolacile corrotti. Sentendomi entrare, solleva il catalizzatore con uno scatto, creando un globo di energia oscura che schizza verso di me: non ho le forze per alzare lo scudo, né per fare qualunque movimento utile al combattimento, così cerco di evocare lo scudo luminoso dell'amuleto di Ciaran; scopro, però, di avere difficoltà a concentrarmi sui glifi protettivi, così l'attacco magico mi colpisce in pieno petto. Barcollo indietro di qualche passo mentre sento l'oscurità bruciare ferocemente la mia carne; è una sensazione che, tuttavia, dura solo per qualche secondo, venendo subito sostituita dalla consapevolezza che la forza che sento dentro di me si è ulteriormente accresciuta. Non ho il tempo di pensarci troppo, però: un'altra sfera di oscurità si dirige verso di me. Stavolta riesco a richiamare alla mente le rune protettive del ciondolo, ma mi pento subito di averlo fatto: non solo la barriera protettiva non compare, ma il bruciore al petto si fa più intenso che mai, costringendomi in ginocchio mentre un urlo esce dalla mia gola. Anche il secondo incantesimo mi colpisce, sortendo lo stesso effetto del primo.

Artorias of the AbyssDove le storie prendono vita. Scoprilo ora