Capitolo 2 - Ciaran

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Conosco bene quella voce, e so già chi si trova alle mie spalle prima di voltarmi; quello che vedo non fa che confermare i miei pensieri. Sull'uscio si erge una figura che indossa un corpetto di cuoio nero, decorato da un intrico di linee bianche che ricordano una ragnatela, esattamente come i guanti e i lunghi stivali che ricoprono interamente le sue gambe; una mantellina di un intenso blu scuro, non molto diversa da quella che orna la mia armatura, le ricade sulle spalle fino a raggiungere i gomiti, mentre da sotto il corpetto fuoriesce una veste dello stesso colore che copre le gambe fino all'altezza delle ginocchia lateralmente e posteriormente, mentre sul davanti si apre una spaccatura fatta in modo da non intralciare i movimenti. Si tratta della divisa delle Lame del Lord, un gruppo di silenziose e letali combattenti al servizio di Lord Gwyn; due particolari, però, distinguono la persona che mi trovo davanti dalle altre Lame del Lord: le armi che porta alla cintura, un lungo pugnale d'argento ondulato e seghettato e una stupenda spada ricurva dalla lama sottile che riflette la luce emanando un bagliore dorato, sono un suo segno distintivo esattamente come la candida maschera di porcellana sovrastata da un copricapo blu dalla forma leggermente a punta, da cui fuoriesce una lunga treccia di capelli color avorio.

Alle sue spalle si trovano due donne vestite esattamente allo stesso modo tranne che per le armi, delle normali spade ricurve, e per il copricapo, sostituito da delle maschere scure che ne ricoprono la parte inferiore del volto, dal naso in giù. Due Lame del Lord.

«Ciao, Ciaran» la saluto, fissando gli occhi nelle sottili fessure che si aprono sulla sua maschera.

Ciaran non è una semplice Lama del Lord. Lei è la Lama del Lord: una dei Quattro Cavalieri di Gwyn, l'unica donna tra noi, è anche a capo del famoso gruppo di assassine; è conosciuta in tutta Lordran come "il Calabrone" a causa delle sue due armi, simili a pungiglioni, e della sua ineguagliabile e letale grazia in combattimento, che fa sembrare ogni suo duello più una danza che una lotta. In questo è favorita dalla sua corporatura snella e dalla statura tanto ridotta da arrivarmi appena all'altezza delle spalle: a guardarla, Ciaran sembra in tutto e per tutto un'umana e il suo aspetto, unito al fatto che lei è la più giovane tra i Quattro Cavalieri, in passato mi ha fatto sospettare che lo fosse davvero, ma che non lo sapesse; tuttavia, a causa della sua età ho la certezza che Ciaran sia una demigod esattamente come me e Ornstein, dato che nessun umano vive così a lungo, mantenendo per giunta un aspetto giovane. Non-morti a parte, ovviamente.

«Lasciateci» ordina in tono imperioso alle donne alle sue spalle, allontanandole con un gesto della mano. Mentre il suono dei loro passi si allontana nel corridoio, Ciaran resta immobile, a fissarmi attraverso le fessure della maschera. Quello che succede dopo mi coglie del tutto impreparato.

Appena l'eco dell'ultimo passo delle Lame del Lord smette di rimbalzare tra le pareti di pietra, Ciaran si lancia contro di me, gettandomi le braccia al collo. Il pettorale della mia armatura emette un leggero clangore quando si scontra con il cuoio indurito del suo corpetto, e le mie braccia si stringono automaticamente intorno alla sua vita, tenendola sollevata da terra di qualche centimetro.

Restiamo in silenzio mentre ci stringiamo forte l'uno all'altra per dei lunghi attimi, poi il nostro abbraccio inizia, lentamente, a sciogliersi, finchè i piedi di Ciaran toccano di nuovo terra e ci troviamo uno di fronte all'altra, a guardarci. È lei la prima ad aprire bocca.

«Dove sei stato in tutti questi giorni?» mormora mentre posa una mano sul petto della mia armatura. Nella sua voce non c'è nessuna traccia del tono perentorio con cui si è rivolta alle sue accompagnatrici pochi secondi fa, scomparso per lasciare posto ad una dolcezza che non le ho mai sentito manifestare nei confronti di nessun altro.

«I preparativi per la partenza mi hanno tenuto parecchio impegnato, per non parlare degli allenamenti con Ornstein: praticamente ho passato gli ultimi giorni chiuso nel salone di addestramento con lui. Avrei voluto vederti prima, parlare con te di questa storia, salutarti come si deve, ma...non ho potuto» spiego, senza distogliere lo sguardo dalla sua maschera.

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