L'umano scatta rapidamente di lato, lasciando schiantare la mia spada al suolo con un rumore assordante. Mi volto verso di lui con un movimento repentino, appena in tempo per vedere il randello di legno calare su di me: lo schivo gettandomi indietro prima di tornare all'attacco. Quando la lama del mio spadone fende l'aria a vuoto per la seconda volta, una strana sensazione inizia a diffondersi nel mio corpo, irradiata dalla presenza che lo controlla: i miei muscoli sono investiti da un'ondata di freddo talmente intenso da gelarmi il sangue nelle vene, ma per qualche motivo questo non limita i miei movimenti in nessun modo. Anzi, il poderoso balzo che spicco prima di provare per la terza volta a colpire l'umano mi dà l'impressione opposta: è come se fossi diventato ancora più forte, rapido e agile di prima; deve essere per forza così, perchè sono sicuro che non sarei mai riuscito ad effettuare un salto del genere in condizioni normali. Questo, tuttavia, è quello che succede al mio corpo, mentre nella mia testa la situazione si fa improvvisamente più drammatica: la presenza oscura diventa ancora più opprimente di prima, e sento che il poco controllo che ancora avevo inizia a scivolare via; devo compiere uno sforzo immane per mantenere un briciolo di lucidità, così non riesco a concentrarmi sul combattimento in cui è impegnato il mio corpo, che ormai agisce indipendentemente dalla mia volontà.
Noto, però, una cosa: lo scontro si protrae a lungo, senza che nessuno dei due riesca a colpire l'altro. Questo umano, di chiunque si tratti, è un guerriero davvero formidabile: nessuno, a parte Ornstein, mi aveva mai tenuto testa in questo modo. In alcuni momenti, durante il combattimento, cerca perfino di parlarmi: sento la sua voce, ma le parole risultano estremamente confuse, probabilmente a causa della presenza nella mia testa; se non fosse per lei, sono sicuro che riuscirei a capire cosa l'umano sta cercando di dirmi, ma così è impossibile.
Lo scontro va avanti da un tempo che mi sembra infinito quando, finalmente, lui riesce a colpirmi: il randello si abbatte con violenza sulla mia gamba destra, producendo un forte clangore nel momento dell'impatto contro il metallo dell'armatura. L'urto è talmente violento da incrinare il gambale, facendolo ripiegare verso l'interno e lasciandomi con un dolore lancinante che mi costringe a piegare la gamba per un momento, spostando tutto il peso sull'altra. Lo stupore per il fatto di essere stato colpito, però, svanisce in fretta, rimpiazzato da una sorpresa ancora più grande a causa di quello che succede subito dopo: un grido di rabbia esplode spontaneamente dalla mia gola mentre la sensazione di freddo irradiata dalla presenza oscura si fa insopportabile, e un attimo dopo un'ondata di energia oscura si espande rapidamente dal mio corpo, investendo l'area circostante con una violenza estrema; vedo le colonne che circondano l'edificio tremare per un istante, e le piante che crescono tra le lastre di pietra del pavimento piegarsi come se fossero state travolte da un forte vento. Anche l'umano viene sbalzato indietro di parecchi metri, sbattendo violentemente contro una colonna e accasciandosi a terra, ma si rialza dopo un istante, come se non fosse successo niente: sembra totalmente illeso. No, non è possibile! Come può essere ancora in piedi? Deve trattarsi di un non-morto, non c'è altra spiegazione: dopo un impatto del genere un comune umano, per quanto robusto, sarebbe rimasto gravemente ferito, nel migliore dei casi. Questo spiegherebbe anche perchè riesce a tenermi testa in combattimento: finchè non diventa un essere vuoto, un non-morto è a tutti gli effetti una creatura immortale, e l'immortalità è l'unico modo per raggiungere un'abilità in combattimento paragonabile alla mia; deve essersi allenato per un tempo lunghissimo, per diventare un combattente così temibile.
Questi pensieri, però, vengono subito spazzati via da quello che succede dopo: il mio corpo inizia a spiccare un balzo dopo l'altro nel tentativo di calare la spada sul non-morto, con dei movimenti ormai totalmente animaleschi; è come in preda a una furia omicida che non ho nessuna speranza di fermare, dato che ormai faccio fatica perfino a formulare dei pensieri coerenti. Nonostante l'aggressività dei miei assalti, il non-morto riesce sempre a evitare la mia spada; anzi, proprio il ripetersi di questi balzi rende i miei movimenti prevedibili, così vengo colpito più volte dal pesante randello di legno. Il dolore dei colpi inizia a farsi sentire, e l'ira della presenza oscura che controlla il mio corpo non è più sufficiente per ignorarlo: mi muovo sempre più lentamente, permettendo al non-morto di mettere a segno altri colpi. La mia armatura è ormai completamente ammaccata quando cado in ginocchio di fronte a lui, stremato; con un colpo al braccio sano, il non-morto mi costringe a lasciare la presa sull'elsa della spada, poi si ferma a squadrarmi. Anche io alzo gli occhi su di lui, ottenendo conferma del fatto che si tratta di un non-morto: la pelle del collo, visibile sotto l'elmo, è raggrinzita e consumata, e di uno spento colore rossastro. Il mio sguardo, però, è attirato dal luccichio rosso sul suo petto: da questa distanza riesco a distinguere la forma del ciondolo che porta appeso al collo, e ora lo riconosco come l'altra metà del pendente di Manus; possibile che anche lui, come l'umano con la maschera, sia stato portato qui da un'altra epoca dopo aver trovato quel pendente?
Mentre rifletto su questa possibilità, vengo folgorato dalla consapevolezza di aver ripreso, almeno in parte, il controllo del mio corpo e di quello che succede nella mia testa; la presenza oscura sembra essersi indebolita di colpo negli ultimi secondi, e non ho difficoltà a capire il perchè: la ritrovata lucidità mi fa piombare addosso un'ondata di dolore quasi insostenibile, causata dal combattimento appena avvenuto; doveva essere troppo perfino per lei, così ha deciso di ritirarsi. Sento le ossa rotte, il pettorale dell'armatura incrinato che mi penetra tra le costole, rendendo difficile respirare, mentre la presenza, in un disperato tentativo di riprendere il controllo, inizia a consumare le poche energie che mi sono rimaste: sono improvvisamente consapevole del fatto che non sopravviverò ancora per molto, e lo è anche lei; sembra essere spaventata dalla cosa, ma io no. No, anche se ho fallito, non è tutto perduto: c'è ancora una speranza.
«Ti prego...» gracchio rivolgendomi al non morto, che continua a fissarmi in silenzio. Il bruciore alla gola rende ogni parola un'agonia, ma non posso fermarmi: è importante che lui sappia.
«L'Abisso...devi fermarlo. Ti prego, so...so che puoi farlo, sei un guerriero...formidabile. Nelle profondità...di Oolacile, è laggiù che devi...» continuo, ma un improvviso accesso di tosse mi costringe a fermarmi.
«Il mio anello...prendilo, quando sarò...quando sarà finita: ti proteggerà da quel posto. Manus...devi distruggerlo, devi...riuscire dove io ho fallito» concludo, puntando gli occhi sulle fessure del suo elmo. Lui, senza una parola, annuisce lentamente. Sì, c'è ancora una speranza: lui può farlo. Non so perchè, ma ne sono sicuro.
Mentre gli rivolgo un leggero cenno con il capo, qualcosa alle sue spalle cattura la mia attenzione: attraverso l'arco che delimita l'ingresso dell'edificio vedo, in lontananza, una figura scura che si avvicina velocemente; appena riconosco la lunga treccia chiara che ondeggia al ritmo della corsa, ho un tuffo al cuore. Ciaran. Mi ha seguito fin qui!
«Aspetta!» esclamo, interrompendo il tentativo del non-morto di allontanarsi.
«Presto verrò consumato...dall'oscurità. La sento, dentro di me...mi sta divorando. Ti prego, non lasciarglielo fare. Abbi pietà...uccidimi» biascico, sollevando leggermente una mano. La verità è che non voglio che Ciaran mi trovi ancora vivo e sia costretta a guardarmi morire lentamente in quel modo: è molto meglio che creda che sono morto combattendo.
«Come desideri, cavaliere» sono le uniche parole che sento uscire dalla bocca del non-morto. Tengo la testa alta, fissando lo sguardo sulla sagoma sempre più vicina di Ciaran mentre con la coda dell'occhio vedo il grosso randello di legno sollevarsi.
Il suono causato dall'improvviso spostamento d'aria è seguito da un violento impatto alla testa: la mia vista si annebbia per una frazione di secondo mentre sento la vita scivolare via; l'ultima cosa che vedo mentre mi accascio al suolo è Ciaran che corre verso di me.
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Artorias of the Abyss
FantasíaIl Cavaliere del Lupo, il Camminatore degli Abissi: così è conosciuto l'onorevole Sir Artorias, l'eroico cavaliere che diede tutto se stesso per combattere una minaccia che gravava sul mondo intero. La seconda storia che pubblico qui su Wattpad è is...