Capitolo 7 - Alvina

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Mi volto di scatto, cercando con gli occhi la fonte della voce, ma non vedo assolutamente niente.

«Chi c'è?» chiedo, rivolgendomi alla piccola terrazza con lo scudo alzato, mentre al mio fianco Sif punta le zampe con un lungo ringhio sommesso.

«Sono qui, cavaliere!» risponde la voce con un risolino. Il mio sguardo scatta verso l'angolo più lontano della terrazza, dal quale sembra provenire il suono, ma continuo a non vedere niente. Tutto questo non ha senso: sono sicuro che chiunque mi stia parlando si trovi in quell'angolo, la voce viene da lì, ma non c'è nessuno!

A quanto pare, però, Sif ha visto qualcosa: il suo ringhio si fa più forte, e avanza di qualche passo con fare minaccioso.

«Sif, cosa...?» faccio per chiedere, ma poi mi blocco di colpo. Ora li ho visti anche io: due occhi gialli fluttuano a qualche centimetro da terra.

«Tieni a bada il tuo cane, cavaliere. Non ho intenzione di fare del male a nessuno dei due» intima la voce con tono divertito, mentre gli occhi iniziano ad avvicinarsi.

«Non è un cane, è un...!» cerco di rispondere, ma ancora una volta le parole mi muoiono in gola. Non riesco a fare altro che restare a bocca aperta quando il corpo a cui appartengono quegli occhi si materializza all'improvviso davanti a me: è un gatto, un grosso gatto dal lungo pelo grigio. O meglio, una gatta: se è davvero quell'animale che mi sta parlando, a giudicare dalla voce deve trattarsi di una femmina.

«Sì, un lupo, lo so» risponde con fare annoiato la gatta, continuando ad avvicinarsi con un'andatura lenta e sinuosa nonostante la sua stazza. Sì, è davvero lei a parlarmi!

«Tu...chi sei?» domando, perplesso. Forse sarebbe stato più appropriato chiederle cosa è: quella gatta parla, c'è qualcosa che non va!

«Puoi chiamarmi Alvina, cavaliere» risponde, solleticando con la coda il muso di Sif, che tenta di azzannarla. Un attimo prima che le sue fauci si chiudano, però, la gatta sparisce in uno sbuffo di fumo argenteo.

«Cosa...? Dove sei finita?» chiedo a gran voce, guardandomi intorno. Una risata scoppia sopra la mia testa, seguita da queste parole: «Quassù, cavaliere». Il mio sguardo scatta verso l'alto: Alvina si trova ora sul tetto di uno degli edifici che delimitano la terrazza, e ci fissa; non ha nessun senso, ma...sembra quasi che ci rivolga un sorriso beffardo.

«Ti ho detto di tenere a bada quel lupo, Sir Artorias. A dispetto di quello che potresti pensare, sono qui per aiutarti» aggiunge poi, iniziando a camminare lentamente lungo il margine del tetto.

«Shh, stai buono!» sussurro a Sif, che ha ripreso a ringhiare, rivolgendogli un leggero cenno. Il brontolio sommesso si spegne lentamente.

«Tu...sai chi sono?» chiedo poi ad Alvina. Mi ha chiamato per nome già due volte, è piuttosto ovvio che lo sappia, ma se è così...allora sa anche cosa sono venuto a fare! E dice che vuole aiutarmi...come potrebbe mai aiutarmi un gatto? Ovviamente non si tratta di un normale gatto, c'è qualcosa di strano in lei, ma continuo a non capire come potrebbe essermi d'aiuto.

«Certo che lo so, cavaliere: credevi forse che il tuo arrivo nei pressi di Oolacile passasse inosservato? Le voci viaggiano veloci, e il Bosco Reale sussurra a chi è in grado di ascoltarlo» è tutto quello che si limita a dirmi. Non chiarisce assolutamente i miei dubbi, così aggiungo: «Allora immagino che tu sappia perchè sono qui: cosa ti fa pensare che io abbia bisogno del tuo aiuto?».

«So dove sei diretto, Sir, e so anche che quel posto inizierà a consumarti nell'istante esatto in cui vi metterai piede. Saresti uno sciocco a rifiutare l'aiuto di chi può impedire che questo accada» sghignazza Alvina, saltando giù dal tetto e scomparendo in uno sbuffo di fumo un momento prima di toccare terra.

Artorias of the AbyssDove le storie prendono vita. Scoprilo ora