-Voglio... dormire...- sospiò il poeta, vacillando.
-No, non puoi- ridacchiò l'essere, che sbatteva le grandi ali a fior d'acqua. -Manchiamo noi. Io tra un paio d'ore mi metto a dormire...
-Ci credo, è l'alba, voi notturni dormite di giorno... che comodità che io invece dorma di notte, eh?
-Dai, ti piacerà! È una storia che saltellerà tra i giorni, ma sarà molto bella da raccontare.
-Riguarda forse le tre cinesine che ci hanno rotto le scatole con il loro pop?
-Già... anch'io avrei preferito affogarle, menomale che tua moglie le ha legate nella sua ragnatela e le ha fatte tacere. Erano anni che non tiravano fuori quelle canzoni... bah, le abitudini sono dure a morire. Allora, posso iniziare a raccontare?I
-Perché siam gattine
Carine tutte le mattine
E come voi ci divertiam
Tutto il giorno noi dormiam!
Le tre ragazzine fecero una pirotetta sopra il palco, atterrando a piè pari davanti alla folla che agitava tubi luminosi nell'oscurità della notte. Non importava se facesse freddo, non se i vestiti gonfi di tessuti permettessero ai più vicini di fotografare gli slip delle cantanti, importava solo di avere fama e successo. Era questo che importava a loro, di essere viste da ogni persona ci fosse in quello stato, e ce l'avrebbero fatta, ne erano certe!
Le tre ragazze lanciarono i cerchietti per capelli infiocchettati in mezzo alla folla, provocando uno scroscio di applausi ed ovazioni, per poi inchinarsi. Un'ultima capriola, e infine lasciarono il palco.
Nel buio del corridoio, due delle tre si abbracciarono, permettendo alle loro labbra di schioccare nel completo segreto. La terza ridacchiò, chiudendo la porta dello sgabuzzino in cui le compagne si erano rintanate, e si diresse al suo camerino. Evitò le critiche del manager, salutò con un gesto assistenti che non guardava nemmeno in volto e infine chiuse la porta della sua stanza.
-Che serata...- sospirò, prendendo i dischetti struccanti. -Essere una idol di questi tempi è faticosissimo... se solo ci fosse uno dei miei fan in abito azzurro pronto a portarmi via... e...
Le ultime parole scemarono nella sua bocca, mentre gli occhi si spalancavano e le orecchie si sbrigavano ad analizzare ogni suono. Aveva sentito un rumore estraneo, che non aveva ninete a che fare con la sua collezione di oggetti di ultima tecnologia, nè con il mobilio cigolante del sottopalco.
Era stato un respiro. Eccone un altro. E un altro ancora. Un respiro tranquillo, calmo, rilassato. Un perfetto contrasto col suo, accelerato ed inquietato.
-Chi... chi c'è?- chiese, tremando.
Il respiro cessò.
Istanti di silenzio.
Un cigolio, scricchiolante di legno profumato.
La ragazza voltò lentamente la testa verso l'armadio dietro di lei.
La prima cosa che notò fu l'unghia anormalmente lunga. Per seconda la membrana che sostituiva il normale braccio. Infine il volto peloso e parzialmente umano dell'uomo pipistrello appeso a testa in giù.
-Sai che rottura di scatole voler dormire una giornata in un posticino tranquillo e sentire la tua schifo di musica sopra la mia testa?- chiese, sibilando, buttandosi in avanti per rizzarsi in piedi.
La ragazza valutò le sue opzioni. L'essere aveva la schiena voltata verso di lei, e la membrana non gli avrebbe permesso movimenti veloci. Forse avrebbe potuto ferirlo e scappare via.
-Noi due dobbiamo fare un discorsetto- sibilò lui, facendo fremere le orecchie allungate verso il soffitto. -Mi hai davvero dato fastidio, e ti devo punire.
-Cosa... cosa vuoi da me...?- chiese lei, facendo un passo indietro.
-Ragno di gomma!- urlò lui, voltandosi di colpo e gettandole addosso un giocattolo peloso. La ragazza però non si scompose. -Ma... ma funziona sempre...
-Io... ho un rettilario a casa. Vivo con una mantide religiosa. Che paura mi farebbe un ragno di gomma?- chiese lei, alzando un sopracciglio, ma senza sentirsi nemmeno un po' più sicura.
-Ma... ma... no, sono un fallimento, sono l'obrobrio della mia razza- piagnucolò lui, rintanandosi nell'armadio. -Tutti i miei coetanei terrorizzano le persone, mangiano topi e rapiscono ragazze, io non riesco nemmeno a spaventarne una...
Alla ragazza sfuggì un risolino, che le fece crollare ogni diffidenza e timore. -Beh, in realtà eri abbastanza terrificante... certo, prima che mi lanciassi addosso il ragno di gomma.
-Sul... sul serio?- chiese lui, facendo sporgere leggermente il suo occhio da sopra l'ala.
-Uh... sì... direi di sì...
-Fantastico!- rispose lui, rialzandosi e correndole incontro, per poi prenderle le mani tra le sue e sorriderle. -Allora posso rapirti?
-Cosa... no!- rise lei, dandogli un buffetto. -Ma se vuoi ti tengo come animaletto.
-Ecco... lo sapevo... sono una disgrazia...- sospriò lui, ritornando verso l'armadio. -Svegliatemi domani notte- concluse, sbattendo l'antina dietro di sè.
La ragazza faceva ancora fatica a realizzare quanto fosse successo. Però... beh, il suo tour era all'ultima tappa, il giorno dopo sarebbe ripresa la scuola... e se...?
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Dodici Dialoghi di Uomini e Mostri
FantasiaTrascrittura di un dialogo tra un poeta e sua moglie: "È vero, è stata una fatica abbozzare dodici storie nel giro di due giorni dormendo al massimo per un paio d'ore, ma è stato anche meraviglioso. Vedere le vite di queste creature scorrere davanti...