Capitolo 1

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13 agosto, ore 06:45

Inspirò profondamente cercando di memorizzare l'odore del mare mischiato a quello della brezza di metà agosto; Tenma era ancora incredulo del fatto che avrebbe soggiornato per ben un mese e mezzo alle Hawaii in un hotel di lusso e quindi cercava una prova che gli confermasse che tutto quello non fosse un meraviglioso sogno.

"Ehi Tenma! Andiamo a vedere la stanza?"

"Certo zia! Un attimo, sto arrivando!"

Il ragazzo fece segno alla zia di incominciare ad avviarsi, poi si rigirò per osservare la luna sparire lentamente per fare spazio al sole.

{...}

13 agosto, ore 09:55

"Zia, oggi cosa facciamo?"

Tenma ed Aki erano in fila alla reception per ritirare le loro chiavi e farsi indicare la loro stanza. Preso dalla noia Tenma osservò un foglia staccarsi da un albero e poggiarsi lentamente a terra, dopo aver compiuto sinuosi e leggiadri movimenti.

"Tu che vorresti fare?" Chiese con tono indeciso Aki.

"Mh... di mattina non mi dispiacerebbe fare un giro in albergo, tanto per capire com'è strutturato, poi mi dovrei informare per le lezioni di surf ed infine MAREEE!" Urlò in risposta l'altro incominciando a girare per tutta la stanza.

"Ahahah, Tenma, non urlare! Così disturbi le altre persone!"

Continuando a ridacchiare il diciasettenne si mise accanto alla zia e insieme aspettarono una decina di minuti alla reception; poco prima del loro turno il telefono di Aki squillò.

"Pronto?... Ah, ciao come stai?... ma no, figurati non disturbi, anzi!"

Aki fece segno a Tenma di rimanere lì per evitare di perdere il turno in fila e poi si allontanò; prima di lui c'erano due persone, ed una stava già per andarsene.

'Che sarà mai prendere un mazzo di chiavi e farsi indicare la stanza! Su, Tenma, hai diciasette anni, non puoi essere in ansia!' Pensò per rassicurarsi.

Eppure nonostante sapesse che era una stupidaggine preoccuparsi non riusciva a smettere di muovere nervosamente le mani o di mangiucchiarsi le unghie. C'era qualcosa che gli suggeriva di andarsene prima che fosse troppo tardi; in parole povere  aveva un brutto presentimento. No anzi: aveva uno strano presentimento.

"Desidera?"

Quella domanda lo riscosse dai suoi pensieri e lo fece sussultare; Tenma si girò verso il suo interlucutore e, non avendo capito, seguirono vari secondi di silenzio.

"Come scusi?" Domandò Tenma un po' titubante.

Dietro il tavolo c'era una ragazzo sui vent'anni, capelli mossi blu e occhi color ambra, con un fisico molto alto e slanciato; la sua espressione era corrucciata, come a chiedersi cosa ci facesse in quel momento lì.

Tsurugi sospirò profondamente per calmarsi; quella non era proprio giornata, ci mancava solo quello stupido ragazzino che aveva perso i suoi genitori.

"Uff... come si chiamano?"cercò di domandare Tsurugi col tono più gentile che possedeva e abbassando lo sguardo per cercare il suo telefono.

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