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Seduto nella mia veranda osservo il cielo farsi man mano più chiaro. L'aria è tiepida e Torino vestita a festa è semplicemente meravigliosa. Ho guardato per tutta la notte fiumi di tifosi riversarsi per le strade, cantare, ballare, urlare. E in cuor mio avrei voluto essere in mezzo a quella gente, la mia gente e poter festeggiare, poter cantare, ballare, urlare. E invece sono rimasto immobile ad ammirare l'alba di un nuovo giorno sorgere su quella che un tempo avevo chiamato casa, ripensando all'alba che aveva cambiato la mia vita un anno fa.

"Nonostante fosse già giugno, l'aria era pungente. Indossai una felpa ed uscì in veranda. Osservai le sfumature del cielo mutare lentamente e nella mia mente le immagini degli ultimi tre anni iniziarono a rincorrersi. Gli ultimi due in particolare facevano a gara a chi tirasse il pugno più doloroso al mio stomaco. Il suo volto era la costante, le sue mani, le sue labbra erano la costante. Non riuscivo a realizzare quello che a distanza di poche ore avrei fatto.
Poche ore dopo, dal finestrino di un aereo, avrei guardato Torino svegliarsi e poi farsi piccola, sempre più piccola fino a che, sotto ai miei occhi, un mare di nubi mi avrebbe allontanato definitivamente da casa e da te, tu che ignaro dormivi dall'altra parte del mondo, senza sapere che al tuo ritorno quella casa, la nostra casa, sarebbe stata vuota."

Quella è stata l'ultima alba che ho visto sorgere sulla "città magica". L'ultima sino ad oggi. Oggi che osservo il sole salire in cielo e scaldare questa nuova giornata, e nel frattempo bruciarmi la pelle e il cuore. E penso a te che probabilmente ancora festeggi. E penso che lo meriti, che nessuno più di te lo merita. La meriti tutta la felicità che stanotte ho visto nei tuoi occhi, che si è abbattuta su di me così prepotentemente da impedirmi di affrontare il tuo sguardo. Cerca di capirmi, ho avuto così tanta paura. Paura che quella felicità nei tuoi occhi non dipendesse unicamente dalla vittoria appena ottenuta. Ho avuto paura di incrociare i tuoi occhi dopo un anno e non riconoscerli. Ho avuto paura di trovarci rancore, dolore, rabbia ma soprattutto ho avuto paura di trovarci 'quella' felicità. Per questo ho fissato il terreno sotto i miei piedi fino a quando non ti ho saputo lì al mio fianco, e solo in quel momento ho alzato lo sguardo e ho finto che tu non ci fossi e mentre sfilavo accanto a te, tutto dentro di me andava in pezzi. E allora, in questo momento, mentre il sole sorge, penso a te che forse ancora festeggi oppure riposi oppure ti volti tra le lenzuola, che l'adrenalina è ancora troppa per poter chiudere gli occhi. Dimmi, cosa vedono in questo momento i tuoi occhi? Di quali pareti, di quali soffitti stai osservando le trame? Ora che sei in una nuova casa, in una stanza che non sa di noi, tu, come stai? Tu, sai ancora di noi o la tua pelle ha conosciuto un'altra pelle? Il tuo corpo profuma del profumo di un altro? Hai baciato altre labbra, altri occhi, altre mani? Dimmelo, tu, come stai? Tu, sai ancora di me e di te?

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