Stropiccio gli occhi e lentamente li apro. Per un attimo non riconosco le pareti della camera in cui ho trascorso la notte, ho bisogno di qualche minuto perché tutti i ricordi mi tornino alla mente.
E' stato una giornata densa di emozioni, quella di ieri.La riunione con la squadra allo Stadium, coi volti stravolti dai festeggiamenti della sera prima. È un impegno a cui nessuno può sottrarsi, a cui nessuno vuol sottrarsi. La Coppa nel Museum risplende tra i nostri trofei mentre l'orgoglio splende nei nostri occhi.
Sorrido, un altro ricordo.
La serata a Villar Perosa, l'ennesima premiazione, gli infiniti discorsi di congratulazioni, gli spettacoli e gli applausi tra le personalità di maggior spicco del mondo del calcio, della moda, dello spettacolo. E poi l'adrenalina alle stelle quando a fine serata, salutati i senatori che imboccavano la strada di casa, noi ragazzini, come ci hanno definito loro, raggiungiamo Torino.
Da questo momento i miei ricordi si fanno sbiaditi. Passiamo da un locale all'altro bevendo, bevendo e bevendo ancora. Gruppi di fan ci fermano, è la loro serata fortunata: ubriachi e felici abbracciamo, baciamo e sorridiamo ad ognuno di loro. Scattiamo foto su foto, probabilmente inguardabili, e firmiamo autografi sicuramente incomprensibili. E poi, dopo l'ennesimo shottino, il Cacao, meta tradizionale di ogni nostro post partita. Il locale è gremito di ragazzi di ogni età. Ballano ammassati gli uni sugli altri in un misto di ormoni e sudore. In un attimo mi ritrovo solo in mezzo a tutta quella gente. Simone, Stefano, Alex, un attimo prima sono al mio fianco, mi strattonano, mi spingono e ridono come matti, e un attimo dopo non ci sono più. Fortuna che l'alcool mi circola nelle vene come non mai. In un altro momento, il ritrovarmi solo in questo casino, mi avrebbe infastidito. Ma non ora. Ora la musica è troppo forte per ignorarla. Chiudo gli occhi, mi lascio andare e inizio a ballare. Non so quanto tempo passi, poi due mani mi si poggiano sui fianchi e mi obbligano a voltarmi. Apro gli occhi e davanti a me due occhi scuri mi fissano, leggermente socchiusi, quasi su di giri. Mi ci vuole qualche istante per riconoscerli. Per riconoscerlo.
"Non mi hai chiamato."
"Non ti ho chiamato."
"Dovrei sentirmi offeso. Se non fossi ubriaco non mi sarei neppure avvicinato, ma sono ubriaco. Non potevo non avvicinarmi."
Mi parla così vicino che a tratti le sue labbra mi sfiorano l'orecchio facendomi rabbrividire. Mentre balla muove i fianchi ad un millimetro da me, mi accarezza la nuca e continua a guardarmi negli occhi, in attesa di una risposta. Io una risposta non ce l'ho. Quello che so è gli salterei addosso anche in questo momento, solo questo. Poi, un attimo di lucidità. Il locale, la gente. Che cazzo sto facendo? Lo allontano bruscamente. Lui non capisce, mi guarda ferito. O forse è arrabbiato. Si è decisamente arrabbiato. Mi fulmina con lo sguardo, si volta e fa per andarsene. Un senso di vuoto mi riempie lo stomaco. Lo seguo, lui se ne accorge ma continua a camminare. Un po' alla volta la gente diminuisce, le luci si fanno meno accecanti, la musica meno assordante. È un attimo. Si ferma, si volta e mi ritrovo con le spalle al muro. Le sue labbra sulle mie, le sue mani tra le mie. Mi bacia con violenza, con passione e io perdo la testa.
Senza rendermene conto, ci ritroviamo in questa stanza così grande e così vuota. Tra le pareti scarlatte riecheggiano i nostri respiri. È brutale mentre mi aiuta a sfilare la camicia, le sue mani corrono veloci lasciando scie ardenti sul mio corpo già infuocato. Mi bacia con veemenza, la barba ispida mi graffia la pelle e io perdo la testa. Mi sento impazzire, lo spingo bruscamente contro la parete e in un colpo lo faccio mio mentre i suoi denti stringono il palmo della mano con cui ho smorzato la sua sorpresa. Per un attimo cala il silenzio, il respiro mi muore in gola, lui ansima, ansima forte e il suo corpo trema tra di me. Allento la presa, lo lascio andare. E solo in questo momento mi rendo conto di quel che è appena successo. E mi sento un verme, un traditore quando in realtà non ho tradito proprio nessuno. Perché tu sei andato via, perché tu non sei qui, tu mi hai lasciato solo e non hai avuto il coraggio di guardarmi negli occhi. Hai preso un aereo e sei andato via, sei semplicemente andato via. E allora io vado avanti.Torno in questa stanza, stropiccio nuovamente gli occhi e mi guardo intorno. Non è qui, sul pavimento solo i miei vestiti. Mi alzo e cerco il cellulare nella tasca della giacca, poi mi rimetto a letto. Controllo i messaggi, le chiamate credendo di trovare qualcosa di lui ma nulla, né un messaggio, né una chiamata. Allora apro Instagram, come faccio praticamente ogni mattina. Scorro la home ed un post attira la mia attenzione. È la prima pagina di un giornale, una foto ed il suo nome.
"Ma Morata?", il titolo. Respiro profondamente e leggo le righe successive.
"Nella mattinata la squadra di Zidane ha fatto ritorno a Madrid ma all'appello mancava proprio Àlvaro Morata. Che l'ex attaccante della Juventus abbia deciso di restare a Torino per questioni di mercato?"
Nella mia mente il buio, nel mio stomaco il caos.
Sei qui.
Ed io sono qui.
Che cosa ho fatto?