Capitolo 21

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Nick con la scusa di far conoscere mio padre ai suoi, convinse suo padre a invitarlo insieme a me, al Mugello. Il fine settimana per vedere la gara di MotoGP. Io e Nick ci divertimmo un sacco.

La cosa giocò, poi a nostro favore, perché andavano d'accordo. E da quando tornammo, passavamo più tempo insieme.

Andavo da lui quasi tutti pomeriggi o lui veniva da me, quando non lavorava. Aiutava anche papà nei campi.

Ricordo quella sera, che pioveva e invece di uscire restammo in garage, a mettere a posto una macchina. Quando riuscì a metterla a posto, mi prese in braccio felice e dopo avermi fatto girare, mi appoggiò sul cofano e cominciò a baciarmi.

Suo padre ne rimase davvero sorpreso e lasciò usare a Nick la Camarro.

Ricordo anche quel pomeriggio, quando lavammo la Maserati.

Avevamo appena finito di insaponarla e invece di bagnare la macchina con la canna dell'acqua, continuava a bagnare me!.

-Nick!- protestai. Rise, così gli tirai addosso la spugna. Me la tirò addosso anche lui, poi riprese a bagnarmi. Cominciai a scappare, ma lui mi fermò quasi subito

-dove credi di andare?- chiese

-lasciami!- esclamai aggrappandomi alla porta del garage. Ridendo smise di tirare e cominciò a baciarmi.

-Nick!- esclamai ridendo e mollando la presa. Mi rimise a terra e mi guardò profondamente

-ti amo Camille- disse

-ti amo- dissi sorridendogli. Gli misi le braccia dietro il collo e ci baciammo.

Alzò le sopracciglia birichino e mi riprese in braccio

-Nick!- esclamai capendo cosa voleva -sei uno stronzo! Hai giocato sporco!- protestai non riuscendo ad aggrapparmi a qualcosa per fermarmi, mentre lui rideva divertito.

Quando tornammo fuori, i suoi erano tornati e suo papà ci aspettava fuori con le braccia incrociate e lo sguardo severo. Quella volta ci eravamo davvero spaventati.

Suo padre non era cattivo, solo rigido in certe cose. Spesso incuteva timore, anche senza volerlo, ma era una brava e buona persona e la madre di Nick era fantastica.

Qualche settimana prima di partire per il torneo, Nick andò in Inghilterra a trovare i suoi cugini.

Ci sentivamo tutte le sere, ma ne sentivo la mancanza. Delle sue braccia che mi stringevano, delle sue dita tra i miei capelli e delle sue labbra. Del suo respiro e perfino dei suoi occhi dolci, profondi e insostenibili. Non mi aspettavo di sentirne così tanto la mancanza. Dopotutto era solo qualche settimana, ma in quel momento realizzai che quando mi avrebbe lasciato, avrei sofferto davvero parecchio. La cosa mi spaventava assai.

Tornò la sera prima di partire per il torneo e con mia grande sorpresa si presentò a casa mia, per portarmi fuori a cena.

Gli saltai addosso baciandolo e stringendola felice.

-Credo che dovrei andare via più spesso!- osservò divertito

-vaffanculo!- dissi stringendolo indispettita.

Mi portò in quel ristorante di pesce, dove mi aveva portato al nostro ultimo appuntamento della foto.

Mi strinse la mano, per tutto il tempo e verso fine cena si avvicinò

-Camille- disse così intensamente, da farmi venire i brividi e sorrisi imbarazzata. Mi baciò la guancia -Camille...- sussurrò ancora, cominciando a baciarmi il collo.

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