6.1 Gli Amanti - Amsterdam

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Amsterdam, 29 Agosto 2011

Michael si sentiva a pezzi.

Come promesso dall'Eremita, non appena arrivati al porto di Singapore Gabriel aveva distratto gli altri il tempo necessario perché lui sparisse in mezzo alla folla. E aveva approfittato di un luogo sicuro per eliminare tutto quello che lo rendevano il Michael dell'ultimo mese.

Aveva nascosto il telefono, la sua borsa e ogni cosa che lo legava a Verity.

Aveva distrutto con le sue mani tutto quello che non poteva nascondere e che potesse collegarlo a lei, prima di scegliere il percorso più lungo per andare ad Amsterdam e mentre scendeva dall'aereo, passando dal caldo tropicale all'estate radiosa del nord Europa, si era concesso un ultimo pensiero verso Verity, chiedendosi se fosse già arrivata in città o meno e se era al sicuro.

Gli ultimi tre giorni erano stati difficili e aveva dovuto bloccarsi più volte per impedirsi di rintracciare Verity e raggiungerla con sempre il pensiero di sua sorella a trattenerlo all'ultimo.

Doveva farlo per Angéline.

Doveva farlo per lei e per Verity e impedire che la gelosia di Duchessa si abbattesse su di loro. Aveva visto più di una volta quella donna all'opera e non voleva che riuscisse a mettere le mani sulle donne a cui teneva di più al mondo.

Fissò senza guardarle le pareti di vetro e acciaio che separavano l'immenso aeroporto dalla città, sapendo che oltre le porte scorrevoli lo stavano attendendo. Come aveva comunicato data e ora del suo arrivo a Duchessa, sapeva che qualcuno si sarebbe presentato per assicurarsi che lui arrivasse a destinazione senza deviazioni e senza ripensamenti

Ora lui era un pacco che doveva arrivare a destinazione.

Mentre si avvicinava all'uscita un uomo in completo scuro gli si affiancò, seguito da un altro alla sua sinistra non appena passata la fioriera e a pochi passi dietro di lui un terzo uomo era lì per impedirgli di voltarsi e nascondersi tra la folla.

– Duchessa potrebbe pagarvi questo lavoro di scorta di più. Per compensare la noia di dovermi seguire ovunque – disse Michael con un ghigno.

Le sue guardie non diedero segno di sentirlo e senza degnarlo di un'occhiata lo condussero senza toccarlo alla limousine già in attesa, portando a compimento uno dei rapimenti più eleganti e puliti che Duchessa avesse mai ordinato.

Il viaggio fino alla villa poco fuori Amsterdam lo passò in silenzio, con le onnipresenti guardie sedute davanti a lui e Michael diede segno di non vederle.

Mentre la città gli scorreva intorno iniziava a ricordare cosa avesse appreso dalla villa di Duchessa. I camerieri, le guardie del corpo e gli autisti dovevano essere invisibili, dovevano lavorare senza fare alcun rumore o emettere un suono.

Quelli scelti da Duchessa, come Michael, non parlavano mai con il personale perché sapevano che non avrebbero mai ricevuto una risposta, ogni loro richiesta sarebbe stata esaudita senza un solo scambio di battute.

Gli unici ad avere il permesso di parlare erano le ragazze e i giocattoli della donna con cui si circondava ed esibiva agli eventi pubblici. Investiva molto su di loro, facendo in modo che imparassero a parlare a modo, suonare uno strumento e potessero gestire una conversazione che spaziasse dall'arte alla politica, dalla religione alle ultime scoperte scientifiche.

Nel frattempo lei studiava i loro talenti e una volta pronti li metteva all'opera nel migliore dei modi. Michael aveva ereditato le capacità di furto del padre e non c'era voluto molto a Duchessa per iniziare a sfruttarlo e metterlo in vendita ai prezzi scelti dalla donna.

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