4.4 L'Imperatore - Il Cavaliere del Lago

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Kolkata, 20 Agosto 2011

Verity non aveva idea di come fosse arrivata in quel magazzino.

Aveva perso contatto con la realtà non appena Michael si era allontanato e Mikelich le aveva iniettato qualcosa nel muscolo.

Aveva sentito solo quella voce pressante nella testa guidarla, spingendola ad allontanarsi dal centro della città e da Nyvie e Mikelich. Il suo corpo si era mosso, la mente dissociata, quasi fosse stata rinchiusa da qualche parte e la sua coscienza non fosse in grado di raggiungerla.

Esisteva solo quella voce.

Vieni da me, mia cara. Mio generale.

Ogni volta che la sentiva rimbombare in testa la sua volontà si annullava e metteva un piede dietro l'altro. Aveva la vaga sensazione che a un certo punto Nyvie avesse provato a prenderla per mano e fermarla, ma lei se l'era scrollata via senza curarsi di quanta forza usasse.

Non c'era altro nella testa che quella voce.

Vieni da me. I miei sottoposti di guideranno. Torna da me. Sei mia.

Più parlava, più la nebbia calava intorno a lei oscurando tutto il resto: la città, gli amici, Alessio. Era tutto scomparso. Non esisteva che la voce.

Era esistita finché non era stato pronunciato quel nome.

Elena!

Quel nome aveva provocato un tale dolore da lacerarle il cuore e la nebbia che l'aveva avvolta, riportando la lucidità tra i suoi pensieri. Solo ricordarla ora le provocava un moto di dolore tale da allontanare qualsiasi altro pensiero, ma non poteva distrarsi.

Rotolò di lato, evitando il bastone infuocato di Kyle e strinse la presa sulla spada. Sentiva il fulmine pronto a scaturire da quell'arma, pronta a dare battaglia alla donna che aveva davanti. Qualsiasi cosa volesse da lei, Verity non gliela avrebbe consegnata senza lottare. Ogni cellula del suo corpo gridava al pericolo, alla morte imminente, se avesse fatto quello che voleva la Regina di Bastoni e Verity era abbastanza accorta da voler ascoltare quell'istinto.

La vibrazione nell'aria si fece più pressante e la mano di Verity venne guidata da una conoscenza antica che aveva riconosciuto come sua nel momento stesso in cui Lancillotto le aveva porto la spada. La sua spada.

L'arma forgiata per lei.

Il fulmine tagliò l'aria, ma Kyle fu abbastanza veloce da gettarsi di lato e Artù intercettò il colpo con la sua spada deviandolo verso l'alto, tra le capriate in metallo del magazzino. Una cascata di scintille cadde tra le due donne che si soppesarono per un attimo.

Verity aveva la vaga coscienza che uno scontro tra Regine fosse già avvenuto in passato, ma non aveva idea di come fosse andata a finire. Sapeva, però, che ingaggiare contemporaneamente Kyle e Artù fosse un suicidio. Non poteva vincere contro un Re e una Regina da sola.

Schivò l'affondo di Artù e ne deviò la spada verso l'esterno, ma non fu abbastanza veloce da evitare il bastone di Kyle. Il colpo alle reni la piegò sulle ginocchia e l'ustione che le provocò le appannò la vista. Non si era aspettata niente del genere. Boccheggiava, lottando contro se stessa per rimanere vigile, ma il dolore era troppo forte e, sapeva, sarebbe solo aumentato.

Si era scottata in passato con un getto di vapore, mentre lavorava al bar e la bruciature le aveva fatto male per delle ore, aumentando a ogni minuto che passava. Non voleva sapere cosa avrebbe provato ora mentre sentiva la carne sfrigolare.

La Regina di SpadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora