3.4 L'Imperatrice - L'Eco dei Secoli

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Singapore. 16 Agosto 2011

Michael non aveva dormito bene dal giorno del suo ultimo furto. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi l’immagine della donna morta alle Sail Towers tornava a perseguitarlo, e con lei le sue parole. Michael non aveva il controllo. Non poteva credere che un giorno sarebbe arrivato qualcuno che conosceva i suoi trucchi. Alanna sapeva come funzionava la sua magia fin da quando si erano conosciuti. Era stata la prima a informarlo delle sfumature del suo potere, ma non credeva che l’Imperatore conoscesse il suo segreto.

Questo cambiava tutto. I suoi progetti futuri erano da rivedere e temeva di non riuscire a fronteggiarlo. Non solo, se sapeva che le sue erano illusioni, allora poteva anche sapere che il suo potere si affievoliva dopo la luna piena e scompariva del tutto il giorno della luna nuova. Il suo cuore scalpitava ogni volta che si aggiungeva un nuovo punto a suo sfavore. L’Imperatore non era un nemico che poteva vincere in una battaglia a parole e mostrandosi sicuro di sé per incutere timore. Anche se era stato avvertito anni prima, davanti a lui si prospettava una vera guerra che non poteva permettersi di perdere o avrebbe perso tutto. Le memorie delle sue vite passate ricordavano l'Imperatore come un uomo crudele, scaltro e senza scrupoli che manipolava gli altri pur di colpire il suo obiettivo dove poteva ferirlo di più.

 Doveva rendersi introvabile nei giorni in cui era vulnerabile e fare più attenzione del solito. Se fosse arrivato a lui non solo sarebbe stato in pericolo ma avrebbe coinvolto la persona che amava di più al mondo. Si stava pentendo di quello che aveva fatto, indirettamente rischiava di coinvolgere Angéline in nome del ricordo di una donna.

Pensare a sua sorella gli diede una stretta al cuore. Era un mese che non la vedeva e aveva tutto il diritto di andare a trovarla, ma se lo faceva adesso che aveva dichiarato guerra a un uomo potente come Bowers, l'avrebbe messa in pericolo.

Se l’avesse vista, lei gli avrebbe preso il volto tra le mani gentili e gli avrebbe detto che tutto sarebbe andato per il meglio. Aveva bisogno della presenza di Angie, la Regina di Coppe si infilava nei suoi pensieri quando meno se lo aspettava e non riusciva a guardare la mano che aveva stretto il coltello.

Michael aveva ucciso.

Era la prima volta che succedeva e sperava che fosse l’ultima. Per lui, l’omicidio era sempre stato il fallimento di un piano, significava essere stati poco attenti ed essere stati scoperti. Non aveva mai messo in conto che qualcuno avrebbe potuto progettare un omicidio per renderlo debole. Perché così che Michael si sentiva: per la prima volta in vita sua era insicuro sulla prossima mossa da seguire, era sotto scacco di un re che giocava da molto più tempo di lui e non aveva la minima remora nell’usare mezzi illeciti. Non sapeva se fargli un applauso per quella perfidia o esserne preoccupato. Il suo cervello gli dava delle vie di fuga, dei modi per salvarsi, ma in tutti Angie rimaneva indietro e non poteva permetterlo. Se avesse abbandonato sua sorella, la sua coscienza sarebbe morta subito dopo.

Com’era riuscito a trovarsi in una situazione del genere? Com’era riuscito l’Imperatore a prevedere le sue mosse e farsi trovare pronto a contrattaccarlo nel modo peggiore possibile? Frugando tra i suoi ricordi, Michael sapeva che l’Imperatore non poteva vedere il futuro ma non capiva come aveva fatto a trovarlo e vincerlo a una partita che lui aveva preparato con cura.

Non era ancora riuscito ad analizzare gli eventi di quella notte. Li riviveva, ma si sentiva come se non gli appartenessero, quasi li stesse osservando da oltre un vetro, dove suoni e odori non potevano raggiungerlo.

Il suo cervello razionale gli diceva che era stata una macchinazione, che la donna si era suicidata e lo aveva costretto a impugnare quel coltello ma Michael sapeva che c’era sempre un’altra soluzione. Avrebbe potuto allentare la presa, avrebbe potuto spingere indietro la donna. Avrebbe potuto evitare di diventare un assassino.

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