2.5 La Papessa - Colui che Volse lo Sguardo alla Luna

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Villa Courteney, Dover. 31 Luglio 2011

                         

Verity scese in cucina in camicia da notte.

Si era svegliata per andare in bagno e dopo non era più riuscita a prendere sonno. Aveva continuato a rigirarsi nel letto e a dormire a tratti, ma non era più riuscita a proseguire il sogno da dove si era interrotto e la cosa le dispiaceva. Non ricordava molto bene cosa aveva rivissuto, era stato confuso, ma per una volta le erano sembrati momenti di vita allegri, passati a giocare con altre donne e a raccogliere fiori in riva al fiume. Si era svegliata nel momento in cui una delle ragazze le aveva spruzzato addosso l’acqua fredda del fiume con il sorriso sulle labbra. Accanto a quella ragazza si era sentita accolta e compresa come se lei fosse stata in grado di comprendere cosa la turbava e la facesse propria, donandole in cambio sicurezza e amore. Solo Alessio era riuscito a darle una sensazione simile, ma non così profonda.

La mano le corse al collo cercando l’anello che Dubois le aveva rubato. Proprio lui, che si era vantato di poter accedere ai diamanti più preziosi, le aveva portato via quel cerchietto d’oro con un’acquamarina. Per Michael non doveva essere una goccia in un oceano di diamanti, per lei era l’unica cosa che la collegava ad Alessio. Avrebbe potuto perdonargli il rapimento se si fosse scusato, ma non quello. Non erano molte le cose che potessero portarle via e ancora meno a cui tenesse, ma lui era riuscito a strapparle la cosa più preziosa che avesse.

Dopo quelle che parvero ore passate a rimuginare sul loro incontro a Parigi, si era alzata. Non avrebbe più preso sonno e il tempo passato a letto a non fare nulla era sprecato. Doveva aiutare Christian a trovare Michael e farsi riconsegnare l’anello. poi avrebbe proseguito con le altre sue ricerche.

Già in corridoio si accorse che qualcosa non andava. Di mattina, i suoni della cucina erano ovattati, con le cameriere che facevano colazione con calma e chiacchieravano assonnate. L'odore di uova, caffè e brioche che permeava l’aria arrivando fino al piano della sua stanza spingendola a scendere prima di Chris e Nyvie per scambiare due parole in allegria. Adesso arrivavano dei gridolini allarmati mischiati a imprecazioni.

– Quello era il mio rubinetto, ragazzino! – urlò scandalizzata Susan, la cuoca di famiglia. – Scordati la mia torta di mele per un mese. Oddio, il mio povero rubinetto!

– Dai, Sue! Posso comprartene uno nuovo. Scegli quello che ti piace di più. – Christian rise e lei si domandò cosa ci facesse in cucina a quell’ora. Faceva sempre colazione in biblioteca o nello studio e poi la raggiungeva in palestra per gli allenamenti. Non lo aveva mai visto in cucina in quelle settimane.

– Questa volta voglio che sia un Franke, capito? – non aveva mai sentito Susan urlare così a Chris. In genere lo trattava con l’affetto di una madre, cucinando per lui tutto quello che desiderava mentre cantava sovrastando la radio.

Una delle cameriere uscì passandosi le mani tra i capelli rosso fiamma, ma si bloccò di colpo quando vide Verity in corridoio. Si scambiarono uno sguardo prima che Kate corresse indietro. – Allarme! È qui!

– Io ho detto che dovevamo installarla ieri notte! – dalla voce sembrava Andrew, il marito di Susan che si occupava del parco della villa e anche lui sembrava turbato.

– Nella mia cucina quella cosa non entra! – urlò Susan.

– Ma siamo sicuri che funzioni?

Verity percorse gli ultimi passi e si fermò sulla soglia.

Le due cameriere erano contro il muro dall’altra parte della cucina, mentre Susan, Andrew e Chris studiavano la nuova macchina appoggiata sul bancone. Susan e le cameriere urlavano, Andrew si grattava la barba con un angolo della chiave inglese e Chris rideva in maniche di camicia.

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