Quando apro gli occhi vedo il viso di Olly, ancora addormentato accanto a me. Sospiro accarezzandogli dolcemente i capelli.
Una debole luce filtra dalle imposte chiuse, gettando bagliori nell'oscurità della stanza. Controllo l'ora: le otto e mezza.
«Olly?» sussurro con la voce ancora mezza addormentata. Non voglio svegliarlo bruscamente, quindi mi limito ad accarezzargli le guance. La sua pelle è così liscia...
«Mh... Ezra!» sorride con gli occhi ancora chiusi. Mi sa che rischio di svenire.
«Dobbiamo alzarci» mi scopro, smuovendo l'aria, e il mio amico si rannicchia ancora di più in preda ai brividi.
«Dov'è la colazione?» Olly riprende la coperta e tuffa la faccia nel cuscino.
«Se esci da lì, la facciamo insieme» sospiro «Sennò dovrai farla senza di me» gli tiro un pugnetto sulla spalla e lui solleva la testa di scatto.
«Arrivo!» sbraita mentre balza giù dal soppalco e afferra il cambio di vestiti. Non ho mai visto qualcuno prepararsi così velocemente per una semplice colazione... Mi infilo rapidamente una maglietta blu elettrico e un paio di jeans neri e recupero i miei occhiali dal letto.
Appena apriamo la porta della stanza, mi blocco. Ma Nathan e Anthony dove sono? Un brivido mi corre lungo la schiena. Li vedo giungere dall'inizio del corridoio e afferro istintivamente Olly per un braccio.
«Che c'è?!» grida in un sussurro osservandomi spaventato.
E se quei due ci avessero visti dormire assieme? Porca miseria... Non voglio che pensino male.
Io non sono gay!
Presto ci raggiungono e si piazzano davanti a noi.
«Dormito bene?» chiede Nathan inclinando la testa di lato, un sorrisetto malizioso dipinto sul volto. Mi sento impallidire.
«Benissimo, grazie. Ora, se non vi dispiace...» si dilegua Oliver portandomi con sé. Mi ha appena salvato la vita, sono in debito con lui.
In cinque minuti siamo fuori dal college, seduti al tavolo di un bar, in attesa di un cappuccino, un the e un paio di paste. Sto osservando Olly mentre ha lo sguardo perso oltre la vetrata di fianco a noi, immerso in chissà quali pensieri, e sento una piccola stretta al petto. Non mi sembra che sia felice e questo mi fa parecchio male.
«Credi che... Ci abbiano visti?» domando con un filo di voce, non so se per paura di farmi sentire o per timidezza.
«Non lo so» sospira lui.
«Non voglio che mi credano quello che non sono! Insomma, noi siamo amici, no?» dico appoggiandomi allo schienale della sedia. Ma noto un leggero cambiamento nello sguardo di Olly, un fremito. Ha gli occhi lucidi? Cosa? Aspetta, no, forse mi sbaglio. Forse è solo un riflesso sulle lenti degli occhiali...
«Tutto bene?»
«S-sì...» si schiarisce la voce e si volta verso di me abbassando la testa. Intanto una ragazza bionda si avvicina, consegnandoci la colazione. Non ho tempo di replicare, Olly ha già addentato la pasta e pare evitare di incrociare il mio sguardo.
Mi sento malissimo. Ho sicuramente detto qualcosa che non va. Ma cosa? Cioè, è perché ho detto che siamo amici? Non è forse la verità? Eppure c'è qualcosa dentro di me che grida in modo lancinante. E fa un male cane.
Per tutta la mattina Olly quasi non apre bocca. Né durante il ripasso giornaliero, né durante il tempo che passiamo in camera.
Io sono costantemente sull'orlo delle lacrime. Non c'è la faccio proprio a vedere la persona che mi sta più cara, qui, che soffre.
«Olly...» lo chiamo mentre gira avanti e indietro per la camera sistemando un paio di nuove t-shirt comprate l'altro giorno, ma lui sembra ignorarmi.
«Olly!» mi trovo ad urlare.
«Che cosa vuoi, Ezra?» risponde scocciato. Non voglio che mi tratti così...
«Perché non mi parli? Sai, esisto anche io!» mi metto tra lui e l'armadio mentre il mio amico tenta di scansarmi, ma io gli blocco la strada. Mi deve dare un po' di attenzione per forza ora.
«È che... Insomma... Non voglio che ti vergogni di quello che fai con me. Né per Il fatto che abbiamo dormito insieme, né per una semplice colazione» Olly mi fissa arrabbiato, ma i suoi occhi sono velati dalle lacrime. E stavolta non mi sbaglio. Mi rendo conto che sì, Oliver ha ragione, e io mi sento uno schifo al pensiero di non averlo trattato come merita.
Mi si forma un groppo in gola e realizzo che sto per piangere. È possibile che un ragazzo possa farmi provare tutto questo? Mi avvicino e lo abbraccio. Lo sento esitare per un secondo, poi si lascia andare e mi stringe a sé. Lui infila la faccia nell'incavo del mio collo e io gli accarezzo i capelli morbidosi.
«Scusami Olly...» mormoro assaporando il suo profumo. Posso sentire una lacrima rigarmi il volto, ma non mi interessa. Anche lui ha iniziato a piangere, credo.
Quando ci stacchiamo, sorridiamo entrambi. Adoro vederlo sorridere.#SpazioAutrice
Hola! Come state? Oggi mi sono offerta in chimica anche se non avevo capito niente ma ok 😂
La cosa divertente? Ho preso 8 e mezzo 🔝A Giovedì!
• Ire 👑
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•| Every part of me you change |• [O.A.] #Wattys2017
FanfictionEzra Leone, ragazzo di diciotto anni appena uscito dal liceo, si prepara a passare il suo primo anno di università nella gigantesca Londra. Lì incontra Olly Alexander, un tipo tutto particolare e suo futuro compagno di stanza. Ben presto, Ezra si t...