08/10/16

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Ed eccomi ancora qua a scrivere un'altra giornata della mia...vita.
È passato quasi un mese dall'ultima volta che ho scritto e in questo quasi un mese sono successe tante cose, troppe.
Con la scuola tutto ok, fin dal primo giorno mi sono messa sotto, studiavo e la mattina ero sempre preparata ad ofni lezione.
Fino all'altro giorno, mercoledi 28/09. Quel giorno tutto è cambiato.
Partiamo dalla domenica precedente. Qualcosa in me di orribile era scattato, un pensiero, una convinzione, una verità. Un problema che dovevo eliminare. Questo problema!? Io. Dovevo eliminare me.
Mercoledi 28/09 andai a scuola normalmente. Presi il treno delle 07:23, entrai a scuola ma la mia mente era altrove. Pensavo a quello che stava per succedere.
Erano le 12:27, ultima ora, educazione fisica.
Usciamo nella palestra scoperta e ci mettiamo al solito angolo del cortile. Lasciamo gli zaini, chi parla, chi ride, la prof parlava con gli altri prof. Io mi avvicino al mio zaino e prendo una scatolina rotonda. Mando un SMS ad alcuni contatti della rubrica con scritto 'addio.', prendo la bottiglia dell'acqua e mi allontano un po'. Dentro quella scatolina vi erano sei compresse di tachipirina in piccoli pezzi. Li prendo nella mano, le getto in bocca e 4-5 sorsi li mando giù.
Inizio ad avvertire dolori alla pancia, mi gira la testa, la bottiglia cade dalla mia mano ed io insieme ad essa. Mi ritrovo stesa sull'asfalto, a stento sento le voci delle mie compagne che chiamano la professoressa, vedo offuscato. La prof mi si avvicina e mi chiede che avevo. Riesco a dire solo una frase: 'voglio morire, ho preso dei farmaci'. Poi buio.
Dopo qualche minuto sento le sirene dell'ambulanza, mi trasportano in codice rosso al Vito Fazzi di Lecce. Arrrivata al pronto soccorso "dormivo".
Mi sveglio solo quando un fastidiosissimo tubicino mi passa dal naso e per la gola.
Mi sveglio d'un tratto per il dolore. Mi metto a strillare e piangere mentre un dottoressa mi metteva il sondino per la lavanda gastrica e altri tre dottori mi tenevano ferma: uno le mani, l altri le gambe e l'ultimo la testa.
Alla fine la lavanda gastrica non riescono a farla per la mia troppa agitazione. Mi uscì molto sangue dal naso e non riuscivo a parlare. Dopo un po' fanno entrare mia madre, piangeva. Scoppio a piangere anche io e la mando via. Dopo la flebo e varie analisi arriva il dottor Salamina, lo psichiatra. Mi fa alcune domande scontate: "perchè l'hai fatto? Qual è il problema?". Io rimango impassibile e zitta ad ogni domanda. Ordina all'infermiera di farmi una flebo con un calmante e va via.
La flebo era troppo forte e mi addormento iniziando anche ad accusare tutte le conseguenze del sovraddosaggio.
Quando mi sveglio mi ritrovo il dottor Salamina accanto. Mi dice che se non parlavo mi ricoverava in psichiatria. Purtroppo dopo il tentato suicidio lui come tutti non si sentivano sicuri.
Alla fine abbiamo trovato un compromesso e verso le 19:30 mi hanno dimessa.
Arrivo a casa, faccio la doccia e vado a dormire.
Il giorno dopo mi alzo confusa, un livido che ho tutt'ora al polso sinistro, altri sulle braccia e male dappertutto.
Quella stessa mattina e la seguente, quindi giovedi e venerdi, torno in ospedale in reparto psichiatria per rivedere il dottore ma io nulla, non parlo.
Non vado più a scuola e inizio a vedere una psicologa, la dottoressa De Lorentiis. Ci sono andata venerdi scorso e lunedi. Il prossimo incontro dopodomani.
Anche con lei non parlo. Rispondo solo alle domande personali che mi pone, tipo: anni, scuola, amici, hobby, ecc.
L'altro ho richiamato il centro disturbi alimentari e ora sono in lista d'aspetto per il day hospital. Ieri sono tornata a scuola per disperazione.
A casa è un'inferno. Tutti mi stanno sotto, mi controllano mia madre non si fida più di me. Non mi lascia andare a scuola col treno ma mi porta e mi prende lei. Non mi lascia sola a casa per più di un quarto d'ora. Controlla lo zaino, quello che faccio.
A scuola non è poi così diverso. Tutti i miei prof sanno cos è successo e anche parte della scuola. Al cambio dell'ora il prof non lascia la classe se prima non viene l'altro. Mi hanno cambiato posto, prima ero vicino la finestra ora vicino la porta, completamente dall'altra parte della classe. Posso andare solo una volta in bagno accompagnata.
Il ritorno non è stato traumatico. A parte un piccolo colloquio con la preside, i miei compagni erano felicissimi di rivedermi. Si erano preoccupati molto. Mi hanno detto che si erano messi tutti a piangere, perfino Giacomo (l'unico ragazzo in classe) e quel pomeriggio non riuscirono nemmeno a studiare.
Ho cercato di tranquillizarli ma il mio comportamento non dimostra lo stesso.
Sono più assente che presente. Fisso il vuoto davanti a me anche per ore fin quando Elena, la mia compagna di banco, non mi distrae. Sento le sirene di ambulanza ed entro in panico, guardo il polso e rivedo la scena del sondino, mi passano davanti le immagini di quel mercoledi, penso a cose orribili. Perchè io sono sicura di rifarlo ancora.
Mercoledi quando mi sono svegliata in pronto soccorso sono rimasta delusa dal fatto di essere ancora in vita. Volevo e voglio morire.
Oggi a scuola ero più strana del solito, o almeno è ciò che mi son sentita dire da Elena. Ma a ricreazione i miei compagni mi hanno fatto una sorpresa, un regalo (in foto).
Sono scoppiata a piangere e li ho fatti mettere in fila per abbracciarli uno ad uno. Sono fantastici, una classe stupenda!!
Ora, be.. non so come sto. Da quel che dice la psicologa sono in una fase di apatia e depressione. Non so casa succederà, come andranno a finire le cose. Io mi sento strana, penso cose molto brutte e non ci sto per niente.
Cercherò di tenervi aggiornati su quello che accadrà alla mia 'vita'.

A presto, baci :* ♥

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2016 ⏰

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