WITH ME. ✰ || 9

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Approfittò di quando vide Emma svoltare per raggiungere il bagno degli ospiti infondo al corridoio.

Si alzò schiarendosi la voce fingendo di dover chiamare Puyi per "motivi di lavoro". Solo Cesc non l'aveva bevuta e gli aveva lanciato uno sguardo come dire "non dire che non te l'avevo detto poi!" avendo capito subito che l'amico aveva intenzione di agire d'istinto come al suo solito.

Si allontanò, lentamente, lasciandoli chiacchierare tra di loro, distratti.

Camminò per il corridoio, si guardò intorno, sentì l'acqua del rubinetto scorrere.

Emma era lì di fronte allo specchio, chiusa in bagno, cercando di capirci qualcosa. I suoi pensieri erano così confusi che non riusciva nemmeno a sentirli, c'era così tanto rumore che una discoteca sarebbe stata più silenziosa.

Aprì l'acqua del rubinetto, cercando di fare in modo che l'acqua facesse scivolare via tutti i suoi pensieri: era gelida, avrebbe voluto buttarci la testa sotto ma non poté.

Inspirò, prese fiato, sentì una gamba tremarle dall'agitazione. Mandò un messaggio ad Anahì.

Disperato bisogno di aiuto. Non posso farcela, se lo guardo impazzisco. - rapido e "indolore", lo mandò al destinatario e rimise il blackberry in tasca.

Si sistemò il maglioncino, poi prese fiato di nuovo. Aveva perso il conto ormai delle volte in cui lo faceva. Si voltò verso la porta, la aprì rapidamente senza rendersi conto che di fronte a sé, appoggiato allo stipite c'era Gerard.

Fece per cacciare un urlo, ma il ragazzo prontamente le tappò la bocca con la mano e la spinse di nuovo dentro il bagno.

Chiuse la porta, girò la chiave e sbuffò appoggiandosi contro la porta.

Tolse lentamente la mano dal viso della ragazza ancora sconvolta per lo spavento.

"Dico sei deficente??!" protestò arrabbiata.

"Shhhhhhhhhh!" fece lui guardandosi intorno "Vuoi che ci sentano?!"

"Dove siamo alla CIA?! Fammi uscire!!" protestò cercando di spostarlo. Il suo metro e settanta contro un metro e novantatré di altezza e di muscoli faceva ben poco. Non lo spostò di un centimetro anche se il difensore del Barça doveva ammettere che era divertente rimanere a peso morto su di lei mentre si sforzava con tutta se stessa di spostarlo.

"Non ce la fai" la schernì come i bambini. "E' inutile che cerchi di uscire, sai benissimo cosa dobbiamo fare. Perché siamo qui." disse lui inarcando un sopracciglio.

Emma sgranò gli occhi. Un fulmine le passò nel cervello: la prima interpretazione che aveva dato a quella frase le fece battere fortissimo il cuore, e anche le altre non erano da meno.

"Cosa dobbiamo fare secondo te!??!" protestò indignata.

Temendo che avesse capito male, Gerard si mise a ridere. "Oh no, tranquilla, non cercherò di violentarti nel bagno di casa mia. Se lo hai pensato devo dire che mi spaventi."

"Non ho pensato a....." si bloccò. "Che te lo spiego a fare" fece portandosi una mano alla fronte "...fammi uscire su. O tua madre penserà che sia successo qualcosa."

Quando avanzò di nuovo verso la porta, si sentì prendere per la vita dalle braccia forti del ragazzo e trascinare indietro, contro il suo petto. Nemmeno lì Emma riuscì a muoversi rimase così abbracciata a lui per una frazione di secondo quanto bastava per poter respirare ancora una volta il suo profumo forte. Aveva un impatto diverso, ora che si erano baciati.

Lo guardò negli occhi per la prima volta senza paura. Sapeva infondo che non avrebbe fatto nulla di sconvenevole.

"Che cosa vuoi allora?" chiese esasperata.

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