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Mentre stiamo tornando a casa, Tara è in un suo momento che ho chiamato personalmente il "Che ridere".
Nel "Che ridere" lei ride come una pazza per ogni cosa. OGNI COSA.

Mi sa che ha bevuto più del previsto infatti sta cantando delle canzoni di Shawn Mendes a squarciagola mentre sta guidando distrattamente; in questo momento la sua voce sembra quella di un gatto nel periodo dell'amore ma sinceramente non me ne frega niente.
Mentre lei è molto felice perché ha ballato tantissimo e fatto nuove amicizie, io sono ferma immobile con lo sguardo fisso sulla strada.

Non penso a niente. Dalla stanchezza tiro giù il finestrino, giusto da fare entrare un po' di aria fresca dentro questa piccola macchina. Chiudo gli occhi e mi appoggio al vetro sentendo l'aria fredda sulla fronte e sulle palpebre ascoltando finalmente solo la voce del cantante perché Tara si è calmata, dato che non la sento più, e mi addormento in un sonno profondo.

Sento delle braccia che mi avvolgono e mi trasportano fino al mio letto. Vorrei aprire gli occhi per vedere chi sia ma sono troppo stanca, perciò domani mattina chiederò a Tara  chi mi ha portato in camera perché lei non può essere stata, non riuscirebbe a portarmi, così ricado in un sonno profondo.

Questa notte è stato molto difficile dormire. Continuavo a fare incubi: i due ragazzi in casetta, Lorenzo con Samantha e un sogno molto strano in cui ero in macchina che stavo dormendo, tutto era tranquillo, c'era un silenzio di tomba e qualche volta aprivo gli occhi per vedere se fossi arrivata a casa ma vedevo solo buio, a parte qualche stella in cielo; poi, mi sono svegliata di colpo sentendo Tara che gridava vedendo una luce accecante farsi sempre più vicina a noi.

Per fortuna erano solo incubi, niente di reale. O forse sì. Decido di svegliarmi, apro gli occhi a fatica; sono ancora molto stanca e mi sento tutta addolorante dalla testa ai piedi. Mi guardo intorno e questa stanza tutta bianca con due letti, non mi piace proprio. Ci vorrebbe un po' di  colore. Aspetta...

Questa non è la mia camera, forse sto ancora sognando ma quando vedo dalla grossa finestra la scritta ospedale, capisco tutto. Ora ricordo perfettamente. Ieri sera mentre io e la mia amica stavamo tornando a casa ci è venuta fame e dato che avevo troppa voglia di affogare il mio dispiacere nelle schifezze, ci siamo fermate al MacDonald. Dopo aver mangiato, quando ce ne stavamo andando via, abbiamo visto un supermercato  così ci siamo comprate cinque birre, credo. Il punto è che a me la birra non piace quindi Tara se le è scolate tutte!

Mentre le stava bevendo, in lontananza abbiamo intravisto dei poliziotti così in fretta e furia siamo ritornate in macchina e Tara, con tutto l'alcool e l'adrenalina nel corpo, ha cominciato  ad accellerare sempre di più guidando nella corsia sbagliata. In quel momento nessuna delle due capiva qualcosa fino a quando non abbiamo sentito il clacson di un camion ed  una luce accecante che si avvicinava a noi sempre di più ma ormai era troppo tardi per evitarla. Da lì, buio totale.

Per fortuna non ho niente di grave, solo il gesso ad un abbraccio ed un grosso mal di testa.
"Ginny" entra nella stanza mia madre tutta preoccupata facendomi mille domande e chiedendomi se stessi bene per la terza volta.
"Si mamma,sto bene. E scusa  per quello che è successo. Sono stata stupida. "Dico un po' in imbarazzo perché di solito il sabato sera li passo chiusa in casa e non facendo le cose che ho fatto ieri...
"Non preoccuparti. Tutti commettono degli errori, l'importante è capirli ed assumersi le proprie responsabilità."
Le sorrido e l'abbraccio. Gli voglio tanto bene. È sempre stata un sostegno per me. Da quando mio papà si è trasferito a Londra dopo la morte di mio fratello in un incidente stradale, il nostro rapporto si è molto rafforzato anche se faccio comunque fatica a raccontargli tutte le mie stupide paranoie e quello che mi succede. Dalla porta vedo che entra Tara, anche lei preoccupata e subito senza dire niente mi abbraccia forte.

"Scusa"dice con la voce tremante e quasi con le lacrime agli occhi.

"Figurati. Non è colpa di nessuno e poi ho solo un braccio rotto, non sto mica morendo"dico con il sorriso.

"Si lo so, ma stavo guidando io. E guardami non ho neanche un graffio. Non è giusto. Pensa se tu..."

" Ehi basta. Per quanto negativa io sia, adesso bisogna solo pensare in positivo, poteva andare anche peggio, no? Non pensiamo ai se. È andata così e punto, siamo state anche fortunate."
Dico tranquillizzandola.

Dopo di che chiedo a mia mamma se può uscire dalla stanza con la scusa di andarmi a prendere da mangiare. Devo sapere chi è stato a portarmi qui, la scorsa notte.
"Ehi Tara, riguardo a ieri ti ricordi chi mi ha preso in braccio per portarmi qua?"

"Sì. Beh, più o meno. Era un ragazzo alto con i capelli un po' lunghi. Sembrava molto forte, ti ha sollevata con molta facilità però non l'ho mai visto da queste parti. Fortuna che c'era lui perché lo stronzo con il camion è scappato e nessuno di noi l'ha visto in faccia. Il ragazzo, che in quel momento ha visto tutta la scena è venuto in nostro aiuto. Ha chiamato l'ambulanza e mentre la stavamo aspettando, non potevamo rimanere in mezzo alla strada così ti ha sollevata e siamo andati sul ciglio di essa."

"Ma ti ha detto qualcosa? Adesso dov'è? Devo vederlo! Dico tutta preoccupata ma anche molto curiosa. Dopo dieci minuti che mia mamma se ne era  andata, non solo è ritornata con il cibo ma anche con Anna.

"Ciao. Come stai? Ero così preoccupata quando mi hanno detto cosa è successo!"Dice tutta emozionata.
Sono felice di vederla e gli rispondo con le stesse cose che ho detto alle altre due ma sempre con il sorriso. Mentre chiacchieriamo non seguo molto il filo del discorso. Penso solo ad un modo per vedere quel ragazzo per ringraziarlo. Prima che mia mamma e Anna entrassero, Tara ha  detto che il tizio non ha voluto dirle il suo nome ma, che se lo volessimo cercare, dovremmo andare nel bosco.
Ed è esattamente quello che farò.

Il mio migliore momentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora