Affidarsi al tempo

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Passano albe.

L'estate è finita, mi specchio.
Sono ancora nera d'abbronzatura, ma ho la faccia sempre stanca.
È palese agli occhi di tutti, che la notte non dormo, che mangio poco durante il giorno.
Sono uscita con un ragazzo, una sola sera, ma non è servito a tirarmi su. Anzi.

Ho ripreso le lezioni all'università, almeno mi distraggo dal resto.

Da qualche giorno a questa parte dedico molto più tempo a me stessa,
faccio lunghe passeggiate, guardo i tramonti sopra le note dei Dire Straits, scrivo e leggo più di prima.
Mi ricordo che con Fabio avevo sempre poco tempo per queste piccole grandi cose, avevamo sempre tanto da fare, le sue cose.
È strano, penso, amare qualcuno che ti porta via un po' di te.

"Ma che scrivi?" Ricordo che mi chiedeva annoiato.
"Un giorno ti farò leggere" Gli dicevo accarezzandogli il ciuffo che tanto amavo. Che tanto amo.
"Non serve".
Guardava altrove.

Torno alla realtà. Non c'è verso di concentrarsi sullo studio oggi pomeriggio. Chiamo Alice. Questione di poco ed è sotto casa mia. Sorride.
-"Dove la porto signorina?"-
Rido.

Come CalamiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora