Inaspettato

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È mercoledì sera, mi chiama Alice:
-"An, mi accompagni a riprendere la macchina domani mattina?"-
-"Avrei lezione"-
-"Dai per una volta salti! E poi cogli l'occasione per vedere quel gran fico di Lucone"-
-"Dai scema. Chi dice che lo voglio vedere!?"-
-"Non capisco il tuo astio, è stato così carino..-"
-"Boh, mi infastidisce. Tutto qua"-
-"Chi disprezza compra, amica mia!"-
-"Si vabbè! Comunque ti accompagno."-
-"Brava. Vieni a prendermi alle nove?"-
-"Yep"-
-"Ciao pi"- Chiude.

Crollo.
Che soffra di narcolessia?

L'indomani arriva in un attimo.
Andiamo dal meccanico. Ali entra.
Mi accendo una sigaretta:
-"Aspetto fuori"-
Fa un cenno col capo.
Mi siedo su un gradino. Guardo dentro. Vedo Luca. Non avevo capito lavorasse con il fratello.
Guarda Alice entrare, la saluta. Dicono qualcosa, non li sento.
Entrambi si girano verso di me.
Lui fa giusto un mezzo saluto con la mano. Poi torna al suo lavoro.
Ma adesso che fa non parla più? Dov'è finita la sua lingua biforcuta?
Vabbè,la gente certo che è strana!
Entro. Chissà perché poi.
Gli spunto dietro le spalle, lo vedo sobbalzare.
-"Non avevo capito lavorassi qui"- dico.
Alza le braccia: -"A quanto pare"-
-"Non ti ho ringraziato abbastanza per l'altra sera.."- dico abbassando lo sguardo.
Finalmente ride.
-"Quanto è costata questa frase al tuo orgoglio?"- Mi chiede
Rido:-"Parecchio in effetti"-
Ride poi si fa serio.
-"Senti An... Jasmine mi ha più o meno accennato la tua recente storia.. So che probabilmente, anzi sicuramente, non ti va.. Ma, voglio dire, se non hai da fare potremmo prenderci un caffè, ecco."-
Resto in silenzio, aspetto.
-"Una cosa tranquilla"- aggiunge -"Senza mal intenzioni"-
Lo guardo. Mi fa sorridere. Sembra sempre così sicuro di se che mi fa strano adesso vederlo impacciato.
Non so esattamente cosa rispondere, ma la sua proposta mi intriga.
Ovvio che non sono pronta. Ma è un ragazzo curioso. Non ho nulla da perdere.
Sorrido.
-"Va bene, ci sto."-
Mi guarda perplesso:"-Ah,si?!-"
-"Perché no?!"-
-"Non ci speravo"-
Gli sorrido di nuovo. Ricambia.
-"Allora, se mi lasci il tuo numero ti scrivo o ti chiamo"-
Mi porge il suo cellulare. Segno il mio numero.
Ali ci guarda già da qualche minuto. Sorride con aria maliziosa.
Salutiamo e andiamo via.

Sto studiando. Ci si prova.
Che periodo strano della mia vita.
Fabio, in alcuni momenti, sembra un ricordo lontano, ma ancora in grado di ferirmi in mezzo al petto.
È passato qualche mese ma è una vita. Delle volte, prima di addormentarmi, mi viene da chiedermi se è esistito davvero. Allora prendo il telefono, sfoglio le foto, rileggo i messaggi e lì, solo lì, me lo ricordo in modo concreto.
E quindi il mondo sta a ricordarmi che è esisto per davvero.
E io l'ho perso.
Mi guardo attorno: foto appese alle pareti, regali sparsi qua e là, braccialetti, la cartina di Amsterdam.
Era aprile quando ci siamo andati, la nostra prima vera vacanza insieme.
Ma adesso scaccio il pensiero, devo.
Non riesco.
Dov'è? Cosa sta facendo?
Nessuna notizia di lui. In giro non si vede più.
Nessuno dice niente.
Nessuno sa niente.

Il telefono squilla e scaccia il pensiero meglio di me.
È Loris.
Colpo al cuore.
-"Pronto"-
-"Ciao An"-
È agitato, lo riconosco dalla voce. Sospira,prosegue:
-"Se ti va sono sotto casa tua. Se non ti va lo capisco, ma dovrei solo lasciarti una cosa, poi me ne vado"- .
Trattengo il sorriso come se potesse vedermi, dico -"Si ok"-
Mi vesto in fretta.
Mi aspetta fuori dalla macchina, aria triste, sigaretta in bocca.
Ci guardiamo a lungo.
-"Mi spiace" - dice - "Ho detto cose senza senso. Sono stato poco paziente"-
-"Siamo in due. Spiace anche a me"-
-"No tu con me sei stata sempre un'amica impeccabile. Io ho toppato"-
Non si trattiene più, mi abbraccia.
Mi sussurra: -"Sei mia sorella, non posso perderti"-
-"Non mi perdi"-
Rimaniamo così per un tempo indefinito.
Poi si stacca, mi fa fare il giro.
-"Ti trovo bene An"- ride - " ho una cosa per te, entra in macchina".
Obbedisco.
Tira fuori un pacchetto che mi sembra familiare, ma probabilmente mi confondo.
Lo scarto.
Non mi confondevo.
È il regalo per Jasmine, il completino che le ha comprato insieme a me.
Però non è nero, come aveva detto che l'avrebbe preso, è il bianco sporco che avevo indossato io.
Lo guardo perplessa. Lui è un palo.
-"Hai sbagliato?"-
-"No"-
-"Ma questo l'abbiamo scelto per lei"-
-"La sera dell'anniversario ho mandato tutto a puttane perché ero nervoso.
E Jasmine non ha saputo capirmi.
Ma al di là di tutto, credo che semplicemente stia meglio a te.."-
-"Non dire così di lei"-
-"Da quando la difendi?"-
-"Credimi. Ti capisce meglio di quanto pensi"-
Mi guarda confuso: -"Cosa sai che io non so?"-
Sorrido: -"Nulla"- .
-"Comunque quello tienilo tu sul serio"- indica il completo -"ci tengo"-.
Gli do un bacino sulla guancia: -"Apprezzo tanto il tuo tentativo di fare il leccaculo"-.
Ridiamo.
Siamo sempre noi.

Come CalamiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora