Correre

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Corro.
Schivo gli alberi, mi ferisco.
Vedo lampi di fuoco da qualche parte intorno a me. Non riesco ad essere lucida. Mi fa male tutto, sento il mio corpo bruciare.
Che cosa sto facendo?
Grido il suo nome. Lo sto cercando.
Non brucio più.
Fa freddo, non mi sento le mani.
Ho la sensazione di affogare.
Continuo a correre. È dannatamente buio. Ma poi lo vedo. Lui è lì.
Grido il suo nome, ancora.
Mi guarda, freddo, impassibile.
Il ciuffo non è più sparato verso l'alto, gli occhi cupi, le labbra tendono al viola.
Si gira per andarsene.
"No!!! Ti prego resta"- Vado per afferrargli la mano. Lui me la sottrae.
-"Ti prego Fabio resta"-
Mi guarda dall'alto al basso, non vedo più quel viso di cui mi sono innamorata.
Ha le braccia conserte, un'aria crudele.
Ride. Una risata quasi malefica. Mi rimbomba nella testa. Grido, piango.
Poi d'un tratto mi sveglio.
Respiro affannato, vista sfocata.
Ci metto un po' a capire che era un sogno. Un incubo.
-"Che c'è?"- chiede mia sorella dal suo letto.
La guardo, è buffa quando si sveglia in piena notte. La pelle perfetta, i capelli all'indietro. Provo quasi invidia per i suoi sedici anni.
Fisso i suoi occhi identici ai miei, caldi, espressivi, color mandorla.
-"Niente, un incubo"-
-"Vabbè"- Sospira e sprofonda la testa nel cuscino.
Mi calmo. È notte fonda, guardo fuori dalla finestra. Nemmeno una stella.
Sospiro.
Riesco a chiedermi soltanto se davvero non ha più il ciuffo sparato verso l'alto.

Come CalamiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora