Vigilia

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Mancano pochi giorni al Natale.
È quel periodo dell'anno che amo, il freddo, le luci, la gente sorridente che esce dai negozi con le buste piene.

Su Facebook ho visto qualche foto di Loris, a Berlino, sorride e sembra che lo faccia per davvero.
Dio, mi manca così tanto.

Passano altri tramonti.
Tramonti in cui mi sento sola anche se sono tutt'altro che sola.
Ma passano.

È la Vigilia di Natale.
Luca insiste per passare la cena insieme, con tutti i parenti, i miei.

-"Sono ancora affezionati al ricordo di Fabio"- Gli dico, e sono sincera -"Non me la sento di portare un ragazzo nuovo a casa, non ancora"-
-"Ma sono mesi che stiamo insieme An!Io ti amo e voglio stare con te.
Perché non possono conoscermi?"- Replica, allargando le braccia.
-"Ma non ho detto che non possono conoscerti, ho soltanto detto non ora! Non la vigilia di Natale"- Mi innervosisce.
-"Fai come ti pare"- Fa l'offeso.
-"Dai"- Cerco di abbracciarlo, resiste un attimo, poi si lascia avvolgere.
-"Non preoccuparti An, sarà per un'altra volta"-
Sospira.
Mi fa così strano vivere una relazione nella quale sono io a decidere le cose.

Sto male, credo di aver immaginato tutto di Loris, e mi sento stupida.
Non so nemmeno quando torna.

Metto un vestito e mi preparo per la cena.
Alzo il volume della musica e prendo i trucchi.

-"Annn!!!"- Chiama mia madre dall'altra stanza.
-"Che c'è?"- Sbuffo
-"Hai visite"-

Poso le cose,
mi aspetto di trovare Alice e, invece, aperta la porta della camera, mi trovo davanti due occhi verdi vispi.

Resto a bocca semi aperta.

Loris dondola sul posto.

-"Ciao"- dice in tono serio,ma non troppo.
-"Ciao! Ma quando sei tornato?"-
-"Poche ore fa, in realtà. Hai impegni dopo la cena con i parenti?"-
-"Dovrei andare da Luca...ma, posso andare anche più tardi"-
-"Passo a prenderti da tua nonna dopo, allora?
Vorrei parlare Angi, vengo in pace.
Non può essere Natale senza te"-

Il mio cuore a quella frase diventa una spremuta.

-"Ok, a che ora?- Chiedo
-"Quando vuoi, io ceno da solo, quindi farò presto"-
-"Perché da solo?"-
-"I miei sono fuori, a trovare i parenti"-
Ci penso un po' su, poi dico:
-"Ma allora, vieni a cena con me, nonna ti adora"-
-"Oh no no, non voglio disturbare.."-
-"Ma suvvia, sei come un altro nipote per loro!"-

Entra mia madre, che naturalmente ha origliato gran parte della conversazione, e resta sulla porta, sorridendo al mio amico:
-"Vatti a cambiare ragazzo, ci vediamo qua sotto, tra mezz'ora. Non voglio sentire obiezioni!"-
Loris gli sorride, le guance gli diventano di un colore acceso.
-"Va bene"- le risponde -"Volentieri"-

Sorrido.
E qualcosa si muove nel mio stomaco.

Siamo a cena, Loris è impeccabile, sorride, parla, discute, racconta di Berlino.
L'osservo.
Indossa un jeans e un maglione rosso.
-"Ti sei fatto proprio un bell'uomo"- Gli dice nonna accarezzandogli il viso e leggendomi nel pensiero.
Lui ride, fa complimenti a sua volta, si sente a casa.
D'altronde, è a casa, qui con me.

Finita la cena, tra abbracci, saluti e scambio di regali, usciamo.

Fa freddo.
Abbiamo entrambi la sciarpa fin sopra il naso.

-"Come stai?"- chiede
-"Sto"-
-"Anch'io"- sospira -"mi manchi tanto An"-
Mi fa male che usi il presente.
-"Anche tu mi manchi"-
Mi osserva dall'alto con due occhi tristi.
-"Ne parliamo?"-
-"Di che cosa?"- chiedo con un leggero accenno di sarcasmo
Lui invece è fin troppo serio.
-"Di quello che è successo An.
Ho sofferto come un cane"-
-"Anch'io sono stata male Lo"-
-"Non lo metto in dubbio. Per questo ti chiedo di parlarne"-
-"A che pro?"-
-"Col fine di chiarire, An, cazzo!"-
Rimango in silenzio.

Le luci di Natale sui palazzi rendono l'atmosfera ancor più strana di quel che già non sia.
Ho una voglia matta di abbracciarlo, ma forse come amico, ma forse no.

-"Immagino che Luca non sappia niente"- dice poi alzando gli occhi al cielo.
-"No, non sa niente, Lo, non mi andava di..."-
-"Tranquilla"- Mi interrompe -"È giusto"-
-"Tu hai avuto notizie di Jasmine?"- Chiedo
-"Si, la sento ogni tanto. Ma niente di che"- Adesso guarda in basso.
-"Vuole riprovarci, immagino"- Dico con disprezzo.
-"Si, lei si, ma a me per ora...non va"-
E mi guarda.
-"Capisco"-

Silenzio.

Ci sediamo su una panchina, controllo l'orologio.
Manca poco meno di un'ora a Natale.
-"Entriamo in macchina? Sto congelando"- Chiede lui dopo un po'.
Effettivamente è pallido, il naso completamente rosso, si stringe su se stesso.
-"Si certo, andiamo"-
Saliamo e c'è uno strano imbarazzo nell'aria.
Accende i riscaldamenti, alza il volume della radio.
Skinny Love, di Bon Iver, riempie la macchina.
Silenzio. Ancora e ancora.
-"Vorrei baciarti"- Dice poi
-"No."- Rispondo secca
-"Lo so, è sbagliato. Ma vorrei tanto"-
-"No"- Ripeto e non riesco a guardarlo dritto negli occhi.
Respingo il pensiero che vorrei baciarlo tanto anch'io.

Ma non posso.
E Luca? Mi ama così tanto.

Però guardalo, dico a me stessa, ma da quando è così tanto bello?

Non posso.
O meglio, posso.
Ma non devo.

Mi guarda ancora, e in un attimo, non so dire se sia la musica, o il Natale alle porte, e nemmeno so dire se sia la mancanza che ho avuto di lui in questo arco di tempo.
Non lo so.
So solo che una spinta mi parte dallo stomaco e mi fa fiondare sulle sue labbra.
E respiro, e tremo.
È come se, per tutto questo tempo, non avessi fatto altro che aspettare di nuovo questo momento.
Pensavo di averla immaginata, la sensazione di sentirsi leggeri. E invece questo mi ricorda che era vera.
E che mi accade soltanto con lui.
Le nostre bocche respirano l'una nell'altra.
Trema anche lui, si stacca, mi guarda come se non riuscisse a crederci.
Si sporge di nuovo verso me, baciandomi ancora, mentre con la mano gira la manovella del sedile, abbassandolo fino a che non mi ritrovo semi distesa.
È dolce, è leggiadro, fa gesti delicati, gli vengono naturali.
Si appoggia sopra di me.
Non mi tocca.
Continua a premere le sue labbra sulle mie, accarezzandomi il viso e i capelli.
-"Ti giuro"- mi dice -"Non sono mai stato così bene"-
Sta quasi per commuoversi.
Io invece inizio a piangere di gioia, come la scorsa volta.
-"Anch'io davvero"-
E facendoci travolgere in pieno petto da quell'istante che sembra essere ai limiti della realtà, ci fondiamo ancora in una sola cosa, con la mente e con il corpo.
Ci spogliamo delle nostre paure, dei nostri vestiti troppo pesanti, delle nostre vite al di fuori di noi.

Che poi, mi vien da chiedermi, cosa c'è al di fuori di noi?

Assolutamente nulla, in questo momento.

Come CalamiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora