4ºCapitolo

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Il mattino seguente sono sul solito autobus con Chicca quando a un tratto sale Nico.
Io non lo vedo e all'improvviso mi sento toccare una spalla.

"Oh scusami, tesoro. Stavo inciampando" mi dice facendomi l'occhiolino.

Scuoto la testa e torno a parlare con Chicca come se non ci fosse quando però si siede di fronte a me.
Faccio finta di niente ma mi fissa e mi da fastidio oltre che a intimorirmi.

"Hai un buon profumo anche da qui" mi sussurra.
Fingo di non aver sentito e la sua mano si posa sul mio ginocchio.
Guardo prima la mano e poi lui che mi sorride con un ghigno malizioso.
Gli tolgo la mano ma lui la posiziona più su.

"Senti, cervello di gallina, la lasci stare? Non te lo voglio ripetere" sbraita Chicca mentre lo guarda in cagnesco.
"Sei gelosa, moretta?" la sfida mordendosi il labbro.
"Gelosa di un verme? Ma per favore" sbuffa.
"Allora lasciami parlare con la tua amichetta" torna a guardare me.
"Peccato che la mia amichetta non voglia parlare con te." Si alza e mi trascina fuori dal pullman una fermata prima della nostra.

"Facciamo un po' di passi ma almeno non rischio di rompergli la faccia" dice incazzata nera e io rido.
"Non c'è niente da ridere Denise, quello è pericoloso. Non lo vedi come ti guarda?"
"Si, lo vedo. Ma non c'è da preoccuparsi se stai con me."
"E quando non ci sarò?" mi guarda preoccupata.
"Saprò cavarmela da sola" la abbraccio "davvero Chicca, non preoccuparti."
"Ci proverò..."

Entriamo in classe e passiamo le prime due ore ad ascoltare i prof.
Finalmente suona la campanella.
"Vado in bagno" dico a Chicca.
"Stai attenta al porco."
"Tranquilla" le do un bacio sulla guancia ed esco.

Nel corridoio non c'è traccia di lui e raggiungo il bagno senza intoppi, però quando esco lo ritrovo li appoggiato al muro.
Sbuffo e aumento il passo per allontanarmi ma si piazza davanti.
"Mi lasci passare? Devo tornare in classe."
Mi sorride col suo solito ghigno e avanza verso di me che sono costretta a indietreggiare fino a quando non sento le spalle a contatto col muro.
"Senti, non te lo voglio ripetere più. Levati dalle palle!" Provo a spintonarlo ma non si muove di una virgola e mi Incazzo ancora di più mentre lui se la ride tenendomi bloccata.
"Ma perché vuoi scappare da me?" si avvicina al mio viso e io giro la faccia.
"Perché sei un porco."
"Nessuna mi respinge quando faccio così."
"Io non sono nessuna."
"Lo so, e questo tuo atteggiamento mi intriga."
"Senti, lasciami in pace."
Prova ad avvicinarsi al mio viso ma riesco a tirargli una ginocchiata nelle sue parti basse e mi allontano correndo.

Arrivo in classe col fiatone.
"Ma che ti è successo?" dice Chicca scrutandomi.
Le racconto tutto e finisce per preoccuparsi ancora di più.

"Te l'ho detto che devi stare attenta. Non ti faccio più uscire da sola."
"Me la sono cavata" le dico.
"Ma ci pensi se riusciva a entrare nel bagno e ti faceva quel che voleva?"
Rabbrividisco al sol pensiero.
Mi abbraccia stringendomi forte.

Quando usciamo da scuola troviamo fuori Alvaro.
"Come stai?" mi dice abbracciandomi.
Resto un attimo sorpresa poi ricambio l'abbraccio.
"Sto bene tranquillo" dico staccandomi per guardarlo negli occhi.
"Non avresti dovuto chiamarlo, non è successo niente di che" dico a Chicca.
"Invece ha fatto bene" mi ammonisce lui.
"Sono riuscita a tenere la situazione sotto controllo " mi difendo.
"Lui non si arrenderà molto facilmente.Dammi il tuo telefono."
Lo guardo perplesso.
"Devo scriverti il mio numero. Così nel caso in cui non potesse chiamarmi Chicca lo farai tu."
Gli porgo il telefono.
"Chiaro?" mi guarda duro.

Distolgo lo sguardo "chiaro."
"Non devi fare la coraggiosa Dedè. Noi non vogliamo che ti succede niente di grave. Vogliamo proteggerti" dice poggiandomi una mano sulla spalla.
"Io non voglio che vi preoccupate" li guardo alternando lo sguardo da una all'altro.
"Le mie bambine" dice lui stringendoci.
Mi abbandono a quell'abbraccio pieno d'amore.

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