22ºCapitolo

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"Hai preso tutto?" mi chiede Alvaro portando la mia valigia al piano di sotto.
"Credo di si" rispondo guardandomi intorno.
"Documenti?"
"Presi."
"Telefono?"
"Preso."
"Soldi?"
"Presi. Dal Alvaro, ho preso tutto."

Lo seguo al piano di sotto e saluto mia mamma con un imbarazzato abbraccio, poi salgo in macchina e andiamo a prendere Chicca.

In dieci minuti siamo alla stazione accanto al treno che ci porterà a Trieste per questa settimana di stage.
Eh già, il giorno della partenza tanto temuto è arrivato.

Resto avvinghiata ad Alvaro e non voglio lasciarlo.
"Denise dobbiamo andare.." Dice Chicca "il treno parte tra dieci minuti."
"Due minuti" dico con la faccia sul petto del mio ragazzo.
"Dovresti andare.." mi sussurra lui.
"Non voglio lasciarti.."
"Nemmeno io, ma devi. Prima vai prima torni."
"Non è vero. Il tempo sembrerà non passare mai" sbuffo.

Mi prende il viso tra le mani e mi guarda in un modo così dolce che mi vengono le lacrime agli occhi. Se ne accorge e mi sorride.
"Ti amo" sussurra e mi bacia dolcemente.
"Anch'io, tanto" rispondo sulle sue labbra che quasi divoro quasi a voler imprimere il suo sapore visto che ne farò a meno per tutta la settimana.

"Denise, forza. Lo sai che non mi piace fare queste cose ma dobbiamo andare" ripete Chicca tirandomi la maglietta.
"Chicca ha ragione" si stacca "passerà tutto in fretta" mi da un ultimo bacio a stampo e poi mi accompagna fino alla porta del treno.

Gli butto le braccia al collo e lo bacio ancora.
"Forza piccola peste, vai" mi accarezza un fianco.
"Ti amo, Alvaro. Fai il bravo o ti spezzo le gambe."
Lui ride.
"Tranquilla, farò il bravo come dovrai farla tu. Ti amo."
Mi da un bacio a stampo e Chicca mi spinge nel treno.

Dieci minuti dopo siamo sedute ai nostri posti assegnati e guardo fuori e Chicca appoggia la testa sulla mia spalla. Mi giro e sorrido.
"Non avrei mai immaginato che tu e mio fratello vi sareste innamorati così follemente.." dice.
"Credo che nessuno ci avrebbe mai scommesso."
"Se mi chiedi come vi vedo tra dieci anni, ti risponderei che vi vedo ancora insieme, sposati e con dei bambini meravigliosi."
Sorrido al pensiero di una famiglia tutta nostra.
"Sarebbe meraviglioso."
"Sono felice che mio fratello si sia innamorato di te, non poteva trovare di meglio."
"Sono stata io fortunata, Chicca. Davvero. Alvaro mi rende felice come non lo sono mai stata. Se prima era importante, ora è indispensabile. Non riesco a vedermi in un futuro senza lui al mio fianco, e ovviamente senza te."
Sorride e mi abbraccia.

Dopo quattro ore e mezzo di viaggio siamo finalmente arrivate alla stazione di Trieste. Prendiamo un bus e raggiungiamo l'hotel dove alloggeremo questa settimana.

Incontriamo alcuni compagni di scuola proprio fuori l'albergo e dopo quattro chiacchiere ci avviamo alla reception.
"Buongiorno" dico cordialmente al ragazzo della hall. Ha gli occhi azzurri e i capelli scuri come il colore della sua carnagione.
"Buongiorno a voi, signorine" risponde sorridendo e squadrandoci "come posso esservi d'aiuto?"
"Dovremmo avere delle camere prenotate a nome di Denise Pinto e Chicca De Luca" spiego. 
"Controllo subito" ci regala un altro sorrido a trentadue denti e controlla al computer per poi prendere due chiavi.
"Per la signorina Pinto la numero 110 e la signorina De Luca la 109" ci porge le chiavi che prendiamo "Per qualsiasi cosa sono a vostra completa disposizione" fa l'occhiolino e ci avviamo all' ascensore.
"Questo tizio ci prova" dice Chicca.
Scrollo le spalle e andiamo nelle nostre camere.
"Vengo da te tra mezz'ora, ok?" dico andando verso la porta della mia camera che è proprio di fronte a quella della mia amica.
"Perfetto. A dopo" mi da un bacio sulla guancia e sparisce nella sua camera.

Entro nella mia ed è veramente grande. L'arredamento è chiaro e moderno, sul letto ci sono un'infinità di cuscini che sposto prontamente e mi tuffo su quel letto che sembra una nuvola.
Chiamo Alvaro.

"Amore" risponde al primo squillo.
"Eri attaccato a telefono?" dico ridendo. 
"Diciamo che ce l'ho a portata di mano" sogghigna "allora, com'è stato il viaggio?"
"Tranquillo. Ho fatto anche un pisolino. Ora sono in camera mia. È immensa e il letto è sofficissimo."
"Mi piacerebbe provarlo" dice malizioso e io rido.
"Non mi dispiacerebbe" gli reggo il gioco.
"Ora che farai?"
"Sistemo la valigia e poi io e Chicca ispezioneremo un po' la zona dov'è l'agenzia dove lavoreremo."
"State attente, mi raccomando."
"Sta tranquillo. Sappiamo badare a noi."
"Lo so, ma non si sa mai."
Sorrido e parliamo per un bel quarto d'ora poi sistemo velocemente i vestiti nell'armadio.

Prima di uscire dalla camera mi do una sistematina ai capelli e al trucco e vado dalla mia migliore amica.

Andiamo prima a fare colazione visto che non sono nemmeno le undici e poi ispezioniamo la strada per arrivare all'agenzia dove lavoreremo questa settimana e un giro anche nell'agenzia stessa.

Il bar dove ci fermiamo è veramente accogliente e carino, tanto da decidere da fermarci ogni mattina per fare colazione. Anche il personale è veramente gentile.
La colazione qui è veramente piacevole.

Un'ora dopo siamo nell'agenzia a vedere reparto dopo reparto, stanza dopo stanza.  Riusciamo a vedere anche la nostra postazione: un ufficio con diverse scrivanie.
Condivideremo la stanza con due ragazzi che a primo impatto sembrano simpatici. Si chiamano Federica e Filippo e lavorano qui rispettivamente da due e tre anni e sembrano non lamentarsi.
Li salutiamo dopo esserci fatta un'idea di ciò che ci aspetta questa lunga settimana e poi andiamo al primo fast food che troviamo per pranzare.

Aggiorno Alvaro continuamente con messaggi e quando riesco anche chiamandolo e Chicca non perde occasione per prendermi in giro.
"Ormai sei andata" mi dice ridendo "non riesci a stare un attimo lontana da lui."

"Hey" mi fingo offesa ma poi mi lascio contagiare dalla sua risata.

Facciamo un giro per la città, anche se non riusciamo a vedere molto e decidiamo di vederla tutta nei giorni successivi, senza lasciare nemmeno una via senza visitarla.

Quando torniamo in hotel il receptionist di questa mattina subito non perde tempo a richiamare la nostra attenzione.
"Come procede il vostro soggiorno, signorine?" Chiede con quel suo ampio sorriso.
"Non male" rispondo furtiva e trascino Chicca verso l'ascensore.
"Vi va di bere qualcosa?" Chiede a un tratto.
"Siamo impegnate" risponde stavolta la mia amica. 
"Peccato.." Sentiamo dire dal ragazzo mentre le porte dell'ascensore si chiudono e ci porta al nostro piano.

Viene in camera mia e guardiamo un po' di tv insieme per poi scendere a cenare.

Non ho mangiato molto, perché mi sento un po' appesantita.
Quando torno in camera chiamo prima mia madre, per tranquillizzarla del viaggio e raccontarle di questa prima giornata, poi chiamo Alvaro con cui parlo fino a notte inoltrata e con la sua dolce voce mi addormento immaginandolo qui accanto a me.

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