33ºCapitolo

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Sono passati due mesi da quando lui se n'è andato e sta andando peggio di quanto avessi immaginato.
Le giornate sono interminabili, quando sono a casa, e dunque quasi sempre, indosso la sua maglia. Leggo e rileggo la lettera. Ho ormai imparato ogni singola parola.
Chicca non sa più come prendermi ma comunque non si arrende a spronarmi a uscire, ad andare da lei, ad andare a mare. È assolutamente la migliore amica che potessi avere.
Quando lui mi chiama fingo che sia tutto semplice, che vada tutto bene e anche se all'inizio fatica a crederci poi si arrende e mi da retta.
Oggi Chicca è più insistente del solito. Mi ha già scaraventate le coperte del letto per farmi alzare, lanciato il cuscino chissà dove nella stanza, è riuscita addirittura a togliermi il pantalone del pigiama.
"Non credevo che sarei dovuta arrivare a questo ma ora chiamo mio fratello e gli dico in che schifo stai!" sbraita.
Mi alzo a sedere.
"Non ti azzardare."
"Oh si che mi azzardo."
"Non puoi farlo."
"E chi lo dice? Tu?" scoppia a ridere e prende il cellulare, poi continua "che dici, fai come dico io oppure lo chiamo e gli dico che gli menti ogni giorno?"
"Uffa uffa uffa." mi alzo e mi prendo dei vestiti puliti dall'armadio.
Mi spoglio davanti a lei, tanto tra noi è tutto normale.
"Così va bene?" chiedo ironica dopo aver indossato un jeans e una canotta gialla.
"Attirerai qualche moscerino ma si, può andare bene" mi tira la guancia e la guardo male.
"Forza pettinati e truccati" mi spinge nel bagno.
"Ma si può sapere cosa dobbiamo fare?"
"Semplicemente stare fuori tutto il giorno, come facevamo fino a qualche mese fa."

Un quarto d'ora dopo siamo nel bar dove lavora Marco.
"Hey, ragazze" ci saluta con un bacio, poi mi guarda "che brutta cera" e ride.
Lo fulmino con lo sguardo.
"Non inferire" gli ringhio contro con Chicca che non smette più di ridere.
"Siete degli idioti" ribatto per poi ridere contagiata da loro.
"Cosa vi porto?" chiede poi.
"Una maxi colazione" dice Chicca con già l'acquolina in bocca.
La nostra maxi colazione comprende una brioche e un cornetto ciascuno con tanto di cappuccino.
"Arriva subito" mi scompiglia i capelli e va al bancone per poi tornare qualche minuto dopo con la nostra ordinazione.
Mi butto a capofitto nella brioche, erano giorni che non facevo una colazione come si deve. Di solito se mangio un paio di biscotti è già tanto.
La settimana prossima torneremo a farla tutti i giorni perché inizia la scuola e la tappa al bar è d'obbligo.
Eh già, comincia l'ultimo anno. L'anno della verità. Dove devi dare il tutto per tutto per arrivare all'esame e fare quest'ultimo il meglio che puoi.
Sono abbastanza tranquilla, per ora. Quello che mi fa paura è proprio l'esame ma ce n'è di tempo davanti per pensarci, ora voglio solo godermi questo ben di Dio. 

"Allora, cos'avete in programma oggi?" Ci chiede Marco mentre lo salutiamo
"Un po' di centro commerciale, McDonalds, e stasera non so" spiega Chicca.
"Che ne dite se io e Riccardo vi portiamo fuori? Così passiamo una serata diversa e qualcuno può distrarsi un po' " dice lui alludendo a me.
"Assolutamente si" risponde entusiasta la mia migliore amica anticipando il mio no.
La guardo male.
"Ti ricordo che posso chiamare mio fratello quando voglio e dirgli come stai" mi minaccia.
"Questo è un ricatto bello e buono!"
"Lo so e ne vado fiera e un giorno mi ringrazierai."
Sbuffo e la tiro fuori dal bar tra le risate di Marco.

Prendiamo il bus e poco dopo arriviamo al centro commerciale.
Come prima tappa ci fermiamo in un negozio di abbigliamento dove poter prendere qualcosa di nuovo per la scuola.
"Scusi" dico richiamando l'attenzione della commessa "dove posso trovare i jeans?"
"Sono in fondo a sinistra" risponde cordialmente.

"Non preferisci qualcosa di più comodo?" Mi chiede la mia migliore amica.
Scuoto la testa decisa.
"No, io sto comoda con i jeans."
Ne prendo uno nero semplice e due leggermente stracciati, come si portano ora. Poi ci abbino delle magliette e aspetto che Chicca si muova a scegliere ciò che vuole prendere.

Ogni volta che veniamo in questo centro commerciale spendo veramente tanto. Non riesco a resistere, è più forte di me.
Dopo aver svaligiato i negozi ci fermiamo a mangiare.
Prendiamo i soliti menù e ci sediamo al primo tavolino libero.
Il McDonald's è sempre affollatissimo e trovare un posto libero è come cercare un ago nel pagliaio ma oggi siamo state fortunate.

"Grazie" le dico mentre mangio prima le patatine, come mio solito.
"Di cosa?"
"Di non lasciarmi sprofondare nella mancanza per tuo fratello."
Mi sorride mentre mi prende la mano sul tavolo.
"Lo sai che ti voglio bene come a nessun altro. È il minimo che io possa fare. Vorrei vederti sempre spensierata, felice."
"Farò del mio meglio."
"Ne sono sicura" mi fa l'occhiolino e continua a gustarsi quella prelibatezza.

È tardo pomeriggio quando torno a casa, poso le buste sul letto e chiamo Alvaro.
Metto la chiamata in vivavoce così da poter parlare e sistemare allo stesso tempo.
Risponde dopo un bel po' di squilli.
"Finalmente la mia ragazza si fa sentire" ridacchia.
"Devi incolpare tua sorella. Questa mattina mi ha letteralmente tirato giù dal letto e siamo appena rientrate" spiego brevemente.
"Ne sono felice. Dovrò ringraziarla di tenerti attiva ogni giorno."
"Eh si, dovrai" rido. "Amore.."
"Dimmi."
"Non c'è possibilità che tu possa venire qui qualche giorno?" Chiedo speranzosa.
Lui sospira affranto.
"No, purtroppo. Vorrei tanto poter scendere spesso ma proprio non posso e il lavoro è anche tanto."
"Ok.."
"Dai su non rattristarti" prova ad alzarmi il morale "Cosa farai questa sera?"
"Usciamo con Marco e Ric."
"Mi raccomando, stai attenta e tieni lontani i maschietti" sghignazza ma so che è anche serio.
"Stai tranquillo. Sono in buone mani" rido.
"Lo spero proprio. Ti lascio alle tue cose dai, divertiti stasera."
"Ci proverò."
"Ti amo, pasticcino."
"Anche io."

Stacco e mi getto a peso morto sul letto ormai sgombro dalle buste.
Mi metto il cuscino sul viso e smorzo un urlo di frustrazione.
Prima che le lacrime comincino a scendere, prendo i vestiti e vado in bagno per fare una bella doccia e prepararmi.

Un paio d'ore dopo, al suono familiare del clacson scendo ed esco di casa.
Saluto i due ragazzoni con un bacio sulla guancia e abbraccio la mia migliore amica che è già seduta dietro.
"Sei uno schianto" mi dice sorridendo.
"Ho messo la prima cosa che mi è capitata a tiro."
"Ci sto credendo" ride "Credo proprio che stasera dovremmo tenere lontani i maschietti da questo splendore di ragazza. Non è vero boys?"
"Sono d'accordo" le da corda Marco. "Dovremmo farti da bodyguard" ammicca e scoppio a ridere.
"Siete degli idioti e lo sapete.. Ma non potrei stare senza di voi."
"Ci ami troppo, lo sappiamo" sghignazza Riccardo convinto.
"Ok ritiro tutto" e loro scoppiano a ridere.

Arriviamo in un pub non molto lontano.
Non è molto affollato e la cosa mi fa parecchio piacere.
Ci sediamo e aspettiamo che vengano a prendere le nostre ordinazioni mentre sfogliamo i menù.
Ci sono infiniti tipi di panini, alcuni con degli ingredienti della quale non sapevo nemmeno l'esistenza.

Non molto dopo ci si avvicina una cameriera.
"Volete ordinare?" Ci chiede cordiale.
"Si grazie. Allora, io prendo il panino con prosciutto, mozzarella, insalata e senape" dice Marco.
"Io invece speck, scamorza e rucola" ordina Ric.
"Per me kebab, provola, patate fritte e maionese" dice la mia migliore amica.
"Io prendo un semplice panino con cotoletta e patate fritte."
"E da bere?" chiede ancora la ragazza.
"Birra e Cola" risponde per tutto Marco e la ragazza si allontana.

"Siete disgustosi comunque, ma cosa vi mangiate?!" Dico ripensando alle loro ordinazioni.
"Sei tu che sei troppo tradizionale" mi canzona Riccardo.
Gli faccio le smorfie e scoppia a ridere.

Non avevo mai mangiato qui ma devo dire che non è niente male, anzi. Credo proprio che ci tornerò, magari con Alvaro, quando e se tornerà.

Marco e Riccardo ci trascinano di peso sulla pista da ballo nonostante le mie proteste. Come faccio ad oppormi fisicamente a questi due bestioni? Per quanto sono minuta potrebbero sollevarmi con braccio solo e so che lo farebbero se continuo a rifiutarmi.
Perciò mi lascio convincere e cominciamo a ballare.
Marco mi prende per la vita e mi sorride tenero mentre balliamo.
Mi fa girare e rigirare e dice continuamente cose stupide facendomi ridere di gusto.
Questi ragazzi sono davvero fantastici.
Non so cosa farei senza di loro. Gli voglio troppo bene.

Torno a casa sfinita. I piedi mi fanno male in modo indescrivibile.
Mi spoglio velocemente e mi infilo a letto dopo aver indossato la sua maglietta. Metto il cell in carica e controllo i messaggi.

"Ho visto le foto su Facebook. Amo vederti ridere. Continua così. Ti amo e buonanotte" mi scrive Alvaro.
"Non è lo stesso senza di te. Mi manchi così tanto.. Buonanotte" rispondo velocemente.

Nessuna risposta. Starà già dormendo e quindi lo seguo tra le braccia di Morfeo dove mi abbandono in poco e niente.
Domani sarà un'altra giornata.

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