38ºCapitolo

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Mi sveglio per l'ennesima fitta al ventre. Non ho la forza nemmeno per mettermi a sedere. Non mi sento più le gambe.
Grido per il troppo dolore.
Scosto le lenzuola per la sensazione di bagnato sulle gambe e vedo l'ultima cosa che avrei voluto vedere.
C'è del sangue.
"Ti prego no, Dio ti prego.." farfuglio mentre comincio a tremare.
Prendo il cellulare sul comodino e provo a fare il numero di Chicca anche se devo scrivere e riscrivere il numero perché per il tremore sbaglio sempre.
Quando finalmente lo centro risponde al primo squillo e non le do il tempo nemmeno di rispondere che le dico con voce tremante "ti prego, corri qui... Ho bisogno di te."
"Arrivo, arrivo. Non piangere per favore."
"Sai dove sono le chiavi, apri da sola per favore..."
"È così grave?" mi chiede con un filo di voce.
"Si" rispondo tra i singhiozzi.

Meno di cinque minuti dopo la sento correre sulle scale.
Entra in stanza come una furia e si immobilizza a vedere lo spettacolo che si ritrova davanti agli occhi.
"Ma cosa..."
Scoppio a piangere e mi si avvicina.  "Shh. Ora andiamo in ospedale." prende  dal bagno una bacinella con dell'acqua calda e mi pulisce alla bell'e meglio.
Mi infila un pantalone di tuta, mi lega i capelli e mi aiuta a scendere le scale.

"Un ultimo sforzo ti prego.. Ci siamo quasi" mi dice sorreggendomi.
"Ho paura" le confesso.
"Anche io.. Ma non diamogliela vinta." Mi sorride e finalmente arriviamo alla macchina. Fortunatamente ha preso la patente e ora sa guidare.
Un'altra fortuna è che i miei a casa non ci sono altrimenti non avrei mai saputo come spiegargli il tutto.

Corre come una matta riempiendo di insulti gli altri automobilisti.
Arriviamo in pochissimo tempo al pronto soccorso.
Parcheggia a cazzo di cane, sicuramente troveremo una multa quando usciremo, mi aiuta ad arrivare fino all'ingresso e trovata una sedia a rotelle libere mi ci fa sedere spingendomi fino all'accettazione.
"Salve, la mia amica è incinta e ha avuto una perdita di sangue. È quasi al terzo mese di gravidanza."
"Mi dia tutti i dati anagrafici" risponde il tizio dietro il bancone.

Compiliamo velocemente le schede e poi mi lasciano accomodare in una stanza con un letto e alcuni macchinari.
Dopo essermi sistemata sul lettino con l'aiuto di un'infermiera entra un dottore.
"Lei è un familiare?" chiede quest'ultimo a Chicca.
"Sono la sua migliore amica, nonché zia del bambino quindi se sta per chiedermi di lasciare la stanza sappia che non lo farò."
Il dottore annuisce per poi farsi spiegare l'accaduto.
Gli dico delle fitte, delle compresse, del mare di sangue.

"Voglio essere chiaro fin da subito con lei" inizia a dire e stringo forte la mano di Chicca "la perdita di tutto quel sangue da come mi ha detto potrebbe voler dire che lei ha perso il bambino... Ma ovviamente per esserne sicuri dobbiamo fare l'ecografia. È pronta?"

Annuisco anche se non sono per niente pronta a sentirmi dire che il mio bambino non c'è più.
Chi madre lo sarebbe?

Posiziona il gel sulla mia pancia e posiziona l'aggeggio su di essa.
Non sento alcun suono che ho sentito invece quando sono andata dal ginecologo.
Guardo Chicca spaventata ma noto che ha il mio stesso sguardo.
Volto lo sguardo al medico che scuote la testa guardando il monitor.
Ovunque muova quell'aggeggio nessun suono viene emesso.
Il battito del cuoricino di mio figlio non c'è.

Il medico si gira verso di noi.
"Signorina mi dispiace.. Devo confermarle che lei ha perso il suo bambino."

Appena metto a fuoco quelle parole mi crolla il mondo addosso.
Ogni speranza che avevo riposto immaginando me e Alvaro con il nostro bambino tra le braccia crolla e si frantuma in mille pezzi come se fossero di vetro.

Comincio a piangere, a urlare fino a quando la voce non va via, a lanciare qualsiasi cosa mi si pari davanti.
Ad un certo punto vedo nero, non sento più le voci ne di Chicca ne del medico che tentano di calmarmi.
Non sento più nulla.

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