Capitolo 2

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(Ho un messaggio per voi a fine capitolo..buona lettura!)

"Allora l'hai chiamata?" vorrei quasi scagliarlo tra i cespugli questo telefono, non si può tornare alle lettere?

"In realtà mi ha chiamato lei" ripongo il libro nella borsa e mi incammino verso un punto indefinito di quella strada, con la speranza di perdermi, cosa impossibile essendo a conoscenza di ogni punto di queste strade.

"Ti sei dimenticata e ha dovuto chiamarti lei, vero?" prendo la sigaretta che avevo infilato tra le labbra e cerco di respirare regolarmente

"No Jos, in realtà le ho scritto un messaggio e lei ha avuto l'accortenza di urlarmi addosso" le urlo anche io le ultime parole accorgendomene solo quando ho smesso di parlare.

"Scusami piccola, non lo avevo capito"  mi impongo di fermarmi ma ormai il treno ha preso la sua partenza buttando all'aria l'ora appena trascorsa tra le pagine del libro in cui avevo recuperato un pò di sanità mentale seppur il libro parlasse di folli.

"Non è che non lo avevi capito, è che non hai chiesto, lo so che mi vuoi bene e sei diventato il mio migliore amico ma sei sempre pronto a darmi le colpe solo perchè ultimamente sto bevendo per stare calma, mi dispiace se non sono forte come lo sono sempre stata, ma ci sono rimasta fottutamente male che ci sia stata un'altra cazzo di cosa di merda nella mia vita, non ti chiedo di farmi da baby sitter, ma almeno prova a capire" abbasso la voce sulle ultime parole come se il mio treno fosse entrato in una galleria e la mancanza di luce lo avesse oscurato nuovamente, respiro come se avessi l'affanno e mi accorgo solo ora di aver stretto la sigaretta quasi dino a spezzarla.

"Hai ragione, ma mi preoccupo per te" sospiro e lascio andare la situazione, come il restp, mi faccio scivolare le cose addosso senza più dargli un peso, non riesco nemmeno a stare in piedi per più di due ore senza avere una sbornia o a desiderarne una, non riuscivo ad essere arrabbiata, non provavo più nulla che non fosse una triste e piatta apatia.

"Lo so" lui continua a parlare ma io sono già lontana ma io non ci sono già più, ma è come se fossi dappertutto, nella sigaretta che stavo accendendo, nei freni della macchina che stridevamo forte, nel rumore di un treno in lontananza, nel crepuscolo che si stava avvicinando, ero in tutto ed ero in nulla.
Capto solo qualche parola che seguo con un qualche accenno, sperando non mi ponga nessun tipo di domanda perchè non saprei realmente rispondere, quando chiude dicendo qualcosa riguardante Melissa lo saluto e continuo a camminare.

Non sapevo cosa fare, dove andare, mi sentivo come una visitatrice in un luogo che mi ha dato la vita, che mi ha visto camminare per la prima volta e che ha vissuto i miei drammi nello stesso bar in cui mi reco ogni sera.
Alzo il cappuccio della felpa per coprirmi dal freddo umido di quella Londra invernale e già immagino la neve che coprirà queste strade nei giorni di dicembre, che renderà tutto simile a un globo innevato, quelli che vendono a poco prezzo nei negozietti.
Vengo distratta dal mio stomaco che richiede attenzioni e i miei piedi sembrano già avere una loro direzione, come se si fossero messi d'accordo a mia insaputa, ribellandosi contro il tiranno.
Mi lascio trasportare per quelle stradine colorate, ma a poco alla volta una strana sensazione si impossessa di me e mi fermo solo quando diventa insostenibile.

"Ma che cazzo" dico stringendomi il petto  dolorante.
Guardo intorno, scruto ogni angolo, poi ricordo, vengo colpita così duramente dal ricordo che boccheggio alla ricerca di fiato.
Quel negozio poco più avanti di sei passi era il negozio dei genitori di Luke, il mio ex ragazzo.
Indietreggio continuando a tenere d'occhio la porta di quella panetteria mentre il mio stomaco si ribella e quando credo di essere abbastanza lontana mi giro, e avanzo a passi lunghi, maledicendomi di essermi dimenticata il motivo per cui ero scappata da questa città.

INDISTRUCTIBLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora