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 Alcuni flashback di Rio, ancora privo di sensi:

" La cravatta mi stringe la gola, ancor più del groppo che quasi non mi fa respirare. Camicia, giacca e pantaloni eleganti, sono troppo per me, questa giornata lo è. L'ultimo saluto alla donna più importante della mia vita, mia madre. Il cancro, se l'è portata via, troppo giovane e con ancora una vita da vivere. Ma devo essere forte, papà soffre e non voglio dargli ancora più peso da portare. La sua voce, spenta, mi richiama un attimo prima di crollare e lasciare che le lacrime, sgorghino. 

<< Scendo>> grido, dandomi un'ultima sistemata ai polsini. Mi avvio lento, triste e sconfitto, verso l'altro genitore e, verso quella nera auto, con i finestrini oscurati, che ci attende fuori dalla porta. Vorrei poter premere un bottone e tornare indietro nel tempo ma, non è possibile. C'è solo da imparare ad andare avanti, noi due, da soli come un team, una squadra. Ha iniziato anche a piovere, strano, come se anche in cielo, fossero addolorati per avermi sottoposto a questa prova. Il sedile è freddo, la mano di mio padre, anche. Mentre mi stringe e tenta di darsi un contegno. Vedo il pomo di Adamo salire e scendere, prova del fatto che stia tentando di ricacciare indietro le lacrime. Arrivare è fin troppo breve, i parenti, gli amici ed il parroco, sono già tutti intorno al luogo dove è lei. Non mi guardo attorno, non c'è nulla che mi interessi vedere, tengo lo sguardo fisso, sono impettito e rigido, ma deve essere così. Mi siedo, abbracciato dal papà, mentre il rito funebre inizia. Pian piano, parola per parola, muoio anche io insieme a lei."

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" E' bella, molto, non come la mia mamma ma, ci si avvicina. Una massa di capelli rossi, alta più o meno come papà, sul metro e settanta, occhi verdi chiarissimi. Sorride, vedendoci, sembra contenta di conoscermi, lo spero, perché voglio che papà sia felice. L'ha conosciuta sei mesi dopo che la mamma è morta ma non gliene faccio una colpa, era malata e lui era solo da tanto. Ci sediamo al tavolo che ha prenotato, si mette vicina a me ed inizia a farmi tante domande. Rispondo cortese, come mi hanno insegnato e la vedo sorridere di più, poi, mi arruffa i capelli, proprio come faceva la mamma. Finiamo la cena e andiamo al bowling, tenendoci tutti per mano, come fossimo davvero una famiglia. Ed in quel momento, il mio cuore si concede di sperare." 

Adesso:

Entro a scuola, scortata da Jackson e Liz, che fungono da guardie del corpo. Ho il terrore di trovarmelo davanti e, ricascarci di nuovo. Il punto è proprio questo, quello che sento per lui, nonostante quello che mi ha fatto, non è cambiato. Per questo, devo tenermi a più distanza possibile da quel ragazzo. Vedo gli studenti che, in corridoio, mi osservano, mentre noi raggiungiamo il nostro gruppo. Tutti mi si fanno incontro e dopo abbracci e saluti, ecco che arriva lei, Jess. 

<< Tesoro! Sono così felice che sei tornata, abbiamo sentito tutti la tua mancanza, moltissimo!>> inizia il discorso, per poi stringermi in un abbraccio. Mi osserva attentamente e poi, scatta una foto col cellulare. La guardo a bocca aperta, con la chiara espressione del " Ma che diavolo fai?"

<< Sai il tuo incidente mi ha dato lo spunto per dedicarmi ad una nuova causa. Ho deciso di usarti, come testimonial, nella mia campagna per la sicurezza sulle strade e, per far vedere, i danni che la mancanza delle cinture di sicurezza, possono provocare.>> 

Resto basita e, senza dir nulla, me ne vado, dando di gomito ai miei due amici. Sono rimasta davvero male, come può usarmi come se fosse una sciocchezza? Insomma, io non sono la cavia di nessuno, dannazione! 

<< Lasciala stare, è solo una stupida>> anche Liz, la pensa come me. Ma non siamo solo noi, che adottiamo questa linea di pensiero, lo fanno quasi tutti, solo che non hanno coraggio di parlare sapendo quanto possa essere crudele e vendicativa lei. Arriviamo alla porta della classe e, immancabilmente, il mio sguardo va alla porta della palestra. Porta, che si apre in quel momento, facendomi raggelare per la paura. Ed eccolo che esce, si volta, si immobilizza vedendomi. Fa un passo, verso di noi, ma Jacks, si para davanti, stringendo i pugni, col chiaro intento di frapporsi tra noi. Tiro Liz per la manica, entrando in classe. Sedersi è una delle cose più difficili e dolorose, visto che le gambe ancora mi dolgono così come la schiena. Stringo i denti e compio quell'operazione, senza emettere un suono. Una volta comoda, la mia amica, mi saluta dandomi un bacio. Devo essere sincera, il suo aspetto la tradisce. E' una brava ragazza, gentile, dolce e premurosa. Mi è venuta a trovare quasi tutti i giorni e, quando gli impegni non glielo permettevano, telefonava. Molto più  degli altri miei cosiddetti "amici", che mi hanno fatto una sola sbrigativa chiamata. Questo, unito a tanto altro, mi ha fatto prendere la decisione di allontanarmi da loro, che non meritano il mio affetto, la mia lealtà e tutto il resto. Il professore entra e dopo saluti e notizie sul mio stato, uniti ad un caloroso bentornata, inizia la lezione. Seguo attenta, ho perso molte lezioni e devo recuperare alla svelta, concentrandomi su ciò che l'insegnante dice, fino a che, vengo distratta da uno strano viavai, nel giardino della scuola. Rio, sta' portando avanti e indietro, un sacco di materiale di scarto, che deduco verrà buttato. Una banale scusa per vedermi, l'ho capito benissimo, peccato che non funzioni. Anche se, in fondo, una piccola occhiata gliela posso dare, no? 

Anche lui non è messo benissimo, sul volto ci sono ancora i segni dei pugni scambiati con Jacks, zoppica dalla gamba destra e vedo che si tiene molto spesso la testa, dove ha preso il calcio datogli da Toby. Lo so, benissimo, che non dovrei provare pena per lui ma, è più forte di me. 

<< Mia, segui la lezione per favore>> mi richiama il professore, bonariamente. Sorrido e mi ricompongo, tornando a concentrarmi su cose serie. Due ore dopo, sempre a fatica, usciamo dalla classe, tenendoci a braccetto. Ci fermiamo al distributore di bevande calde, giusto per prendere un caffè, quando, mentre mi sto piegando per prendere il bicchiere, vedo il mio amico spostarsi.

<< Non pensarci neppure! Tu non devi avvicinarti a lei, hai capito?>> sibila, rabbioso, contenendo a stento la furia. 

<< Tu non ti immischiare, deve essere lei a dirmelo>> lo rimbrotta, Rio. Non resta altro da fare, se non voltarsi e dire:

<< Vuoi sentirlo da me? Perfetto, ti accontento, apri bene le orecchie e assimila queste parole: Se, per un caso fortuito o per tua volontà, ti avvicini a meno di cinquanta metri da me, stavolta non saranno solo parole al vento. Stavolta ti faccio sbattere in prigione, senza sé e senza ma. Non parlarmi, non guardarmi, non pronunciare il mio nome e, quando mi vedi cambia strada. Il padre di Jackson è un giudice e quello di Jess, uno stimato e famoso avvocato, sarà un gioco da ragazzi, farti marcire in un buco per il resto della tua vita>> lo aggredisco, anche se il mio tono è basso e, alla fine sorrido per non far capire a nessuno di che genere è, la nostra discussione. Detto questo, prendo il mio amico per mano e, strattonandolo, lo porto via dimenticando anche di prendere il caffè. Corro, per quanto posso, verso il bagno e, una volta dentro, scoppio a piangere senza ritegno. Mi ferisce il fatto che, abbia potuto pensare di potersela cavare scambiando due parole. Un viso triste, argomenti di rammarico e tutto è perdonato, tutto torna ad essere come prima. Mi sconforta che io, gli abbia dato da credere di potermi fare male e passarla liscia, trattandomi come se nulla fosse, come se il nostro fosse stato un piccolo battibecco. E' bene che capisca che io non sono questo, non sono un giocattolo senza sentimenti, non sono la sua pezza da piedi, che può picchiare, calpestare ed umiliare. Ed è per questo che, stavolta, ho davvero deciso. E' finita, una volta per tutte.

Per sempre. 

SIAE Darkness & Light Vol.1- Daniel Sharman AMAZON. Pubblicato 09 Ottobre 2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora