Capitolo 37

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Galoppiamo senza sosta raggiungendo il limitare della costa. Sento il profumo del mare, e Chad mi aiuta a scendere da cavallo. Rimango a ciondolare nei paraggi mentre lui si occupa di legare per bene le briglie del purosangue, al ramo di un albero. Lo accarezza gentilmente e dopo il breve saluto, si affianca al mio lato. Mi tolgo le converse ai piedi, che affondano sulla sabbia bagnata e insieme camminiamo sulla spiaggia deserta. Chad mi osserva in silenzio. Ha perfettamente capito che non ho la forza di ascoltare parole vuote e di circostanza, ma che invece necessito di un minuto per me stessa. Superandolo mi fermo sulla riva, e prendo posto sul terreno asciutto. 

Mi raggiunge e si siede dietro le mie spalle. Mi stringe i fianchi per un po', e rimiriamo l'oceano. La mente beffarda decide proprio adesso di riaprire la porta dei ricordi, quelli brutti. Ritorno a quelle immagini e ai giorni tristi. Principalmente era un pomeriggio come tutti gli altri, per me doveva essere solo il giorno più bello di tutta la mia vita. Niente e nessuno poteva impedirmi di essere felice. Oggi, dopo tutti i miei sforzi avrei imparato a cavalcare un puledro vero di razza importante. Il mio adorato padre aveva ceduto alla mia insistente richiesta di intraprendere quest'arte, e dopo molti mesi passati a convincerlo e pressarlo, finalmente aveva acconsentito. Avrei imparato da un maestro prestigioso. Tutto quel giorno era perfetto, niente poteva fermare il rollio positivo che mi ronzava per la testa. Raggiante e felice scorgo il tempo passare, prima di raggiungere il box dove avrei incontrato il mio puledro. 

Cammino per la mia stanza con andamento ripetitivo da un lato verso l'altro, mi sembra proprio di impazzire dalla gioia. Eccitata proprio come il mio cuore impazzito, raggiungo a grandi passi l'ufficio, canticchiando una semplice canzoncina che va di moda. Busso delicatamente alla porta e aspetto impazientemente che mi inviti ad entrare, sbatto un piede per terra per l'eccitazione, ma dalla porta non ricevo nessuna replica. Non esce alcun suono. Quindi decido di entrarvi lo stesso anche se lo trovassi chino sulla sua scrivania impegnato come al solito sulle sue carte, credo che debba esserne informato. 

Scruto il grande studio vezzeggiandolo come sempre. Caspita! È davvero bello stare qui. Con la mano aperta, scorgo la grande libreria di mio padre, e vi ritrovo il mio libro di fiabe preferito. Quello che mi leggeva sempre da bambina. Imitava le voci dei personaggi coi suoi accenti buffi, ed io scoppiavo sempre in una risata contagiosa, perché anche lui mi guardava con occhi ridenti e pieni di ilarità. Alla fine di ogni storia, lui, mi rimboccava le coperte e con voce dolce mi augurava la Buona notte e mi baciava sulla fronte, richiudevo gli occhi col sorriso birichino sulle labbra, aspettando il nuovo giorno per il continuo della fiaba o l'inizio di una nuova. 

Nostalgica mi punto in avanti, e, con l'indice puntato verso l'alto scaffale, lo reclino verso il palmo della mano ma il libro cade con un sonoro "tonf" ai miei piedi, e si apre su una pagina precisa. Una busta delle lettere pende lateralmente dalla pagina di una favola. Che strano. La raccolgo accovacciandomi in un angolo, rigirandomela tra le mani. Scorgo il nome del destinatario. Per Helena. Riconosco la bellissima calligrafia svolazzante di mio padre. "Una lettera? Per me?"penso emozionata. Delicatamente la apro. E con la stessa delicatezza riservata a quella busta delle lettere, lentamente il mio mondo crolla giù.

✰01. A Stars ☆•A STARS TRILOGY•☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora