Se ci si dovesse fermare alle prime impressioni, allora questo lavoro era appena diventato un incubo e Filippo era il più grande idiota sulla faccia della terra. Per sua fortuna, M. non si concentrava (quasi) mai sulle apparenze e adorava dare seconde possibilità, quindi disse a se stessa di stare calma e di concedere il beneficio del dubbio a quel ragazzo; in fin dei conti non la conosceva e nemmeno lei si fidava troppo degli sconosciuti perciò c'erano ampi argini di miglioramento.
«Tu non mi piaci!» disse Filippo rientrando nella stanza.
Dietro alle sue spalle, A. scosse la testa e chiuse gli occhi, probabilmente per evitare di imprecare e lanciare insulti al suo pupillo.
«Beh, neanche tu mi piaci in questo momento, quindi abbiamo qualcosa in comune...» gli rispose M. con un finto sorriso ironico.
Filippo non sembrò apprezzare molto quel commento, mentre gli altri due Blood iniziarono a sghignazzare tra di loro.
«La prego di non prendere troppo sul serio i ragazzi; loro amano essere fastidiosi e farsi beffe delle autorità.» disse A. un po' a disagio.
«Non c'è problema. Questo lavoro sarà una passeggiata: mi sembra di essere tornata a insegnare a scuola. Solo che qui siamo alle elementari e non al liceo.» continuò sarcastica M.
«Ehi! Non siamo bambocci delle elementari! Noi siamo rockstar!» disse Maicol, facendo il gesto di suonare la chitarra.
«Wow! Joe Strummer e Jim Morrison si sono appena rivoltati nella tomba...»
I ragazzi rimasero a bocca aperta senza sapere cosa rispondere.
«Bene, vedo che iniziate a prendervi! Allora possiamo iniziare sul serio la riunione e smetterla di chiacchierare.» disse A.
Quei ragazzi stavano tirando fuori il suo lato peggiore, quello sarcastico e un po' antipatico, che di solito la gente detestava. Come facevano ad essere uno dei suoi gruppi preferiti? Erano degli idioti mascherati da ragazzi carini, con bei capelli e un bel look, che sapevano cantare, suonare e scrivere belle canzoni. Quanto detestava veder cadere così in basso i suoi miti! Mentre A. iniziava a parlare col suo consueto tono piatto, lei non lo stava affatto ascoltando ed era certa che altrettanto stessero facendo gli altri presenti. Era così arrabbiata e anche un po' ferita, ma soprattutto furiosa con Filippo; come si era permesso di trattarla così male dopo appena un minuto? Ma la cosa che più la faceva infuriare era che lo trovava davvero molto carino. Perché i tipi detestabili non erano mai orribili? Renderebbe le cose più semplici alle brave ragazze. Era abbastanza sicura che Filippo la stesse guardando facendo finta di fare altro, proprio come un bambino. Più cercava di concentrarsi sulle parole di A. e meno riusciva a comprendere cosa stesse dicendo. Doveva rinunciare e andarsene il più lontano possibile da lì? Una parte di lei lo voleva, tornarsene nella sua calma e rassicurante cittadina, nella sua dolce e amorevole casa, ma mai e poi mai l'avrebbe data vinta a quel ragazzino viziato, anche se significava sopportare i suoi insulti e le sue occhiatacce per un anno.
«Allora, è tutto chiaro?» concluse A.
M. fece di sì con la testa, nonostante non avesse la minima idea di quel che avesse detto negli ultimi minuti.
«Bene! Vi lascio da soli ragazzi, così iniziate a conoscervi e a mettervi d'accordo per i prossimi giorni. D'ora in avanti, lei si coordinerà direttamente con loro. Buona fortuna!» disse A. uscendo dalla stanza.
La stava prendendo in giro? Adesso era da sola con i suoi nemici e sapeva già che le avrebbero reso la vita un inferno.
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Essere l'assistente di una rockstar
FanfictionEssere l'assistente personale di una famosa rockstar. Anzi essere l'assistente personale della propria rockstar preferita. Che cosa ci può essere di più emozionante ed eccitante al mondo? Niente. Tranne forse esserne la fidanzata. Ma si sa, le ragaz...