9. Primo giorno

49 3 0
                                    

Il primo giorno era arrivato in un lampo da quando aveva firmato il contratto; appena una settimana ed eccola lì, in una grande città che non conosceva minimamente, a lavorare per non si sa chi e a fare chissà cosa. Sperava solo che nessuno attorno a lei sentisse il completo ribollio del suo corpo.

«Salve, mi chiamo M., è il mio primo giorno, mi ha mandata il signor A.» mister Colletto Bianco Simpatia.

Il tipo all'ingresso dello stabile la guardava senza alcun interesse, come se fosse solo l'ennesima seccatura che la gente piena di sé che lo circondava gli appioppava di continuo.

«Penso di dover salire...» da qualche parte doveva pur andare.

«Terzo piano.» lo disse con il tono più piatto possibile. La vita dal suo punto di vista doveva essere un bello schifo.

Spinse la porta socchiusa dell'ufficio e si trovò dentro a una hall di lusso ma discreta, come quelle degli avvocati o dei notai, piene di mobili d'antiquariato, tomi antichi e mai letti, ma senza niente di eccessivo.

«Mi aspettavo che fosse puntuale.»

Ormai riconosceva quella voce anche senza vederla.

«Buongiorno.»

«Vada subito nella seconda stanza a sinistra del corridoio, dove le faranno la foto per il badge e le daranno copia delle chiavi. Poi l'aspetto di nuovo qui e finalmente le farò conoscere i ragazzi.»

I ragazzi? Quindi erano un gruppo? Nessuno aveva mai parlato di un gruppo: più persone significava lavoro triplo o addirittura quadruplo. Aveva dato per scontato che si trattasse di una persona sola, ma in effetti nessuno aveva mai sprecato tante parole per descrivere questo cliente misterioso e del resto lei non aveva indagato più di tanto. Magari temeva che sapendo subito tutto, sarebbe scappata e forse lo temeva anche il suo referente.

Mentre passava in rassegna tutti i gruppi che conosceva, facendo una lista mentale di quelli con cui avrebbe voluto lavorare e quelli assolutamente no, si diresse dove le era stato detto e nel giro di pochi minuti ottenne il suo badge personale e le chiavi di non si sa cosa. Si chiedeva quando sarebbe arrivato il momento in cui tutto le sarebbe stato rivelato. Sempre che succedesse.

«Perfetto! Adesso che hai tutto, possiamo passare alle presentazioni ufficiali.» disse il signor A. con un tono un po' troppo solenne.

La fece accomodare in una elegantissima poltroncina in cuoio e uscì subito dalla stanza.

«Venite dentro: vi presento la ragazza di cui vi ho parlato. Comportatevi bene e non fatela scappare subito!» forse lei non avrebbe dovuto sentire quella frase, ma la porta era aperta e il suo tono di voce forte e chiaro, quindi fu piuttosto inevitabile.

«Signorina M., le presento Filippo e loro sono Lorenzo e Maicol.»


Essere l'assistente di una rockstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora