Sotto il cielo di New York- Larry Stylinson

Uno.

LOUIS POV

Tenevo lo sguardo fisso sul finestrino del taxi, osservando le gocce di pioggia scendere lentamente e concentrandomi su una gara immaginaria tra due di esse, per evitare di perdermi nei pensieri. Era una cosa che mi capitava spesso, perdermi nei pensieri, ma stavolta dovevo evitarlo. Se avessi iniziato a pensare troppo, probabilmente mi sarei ritrovato ad analizzare per filo e per segno i pro e, soprattutto, i contro della pazzia che stavo compiendo, ed avrei finito col pentirmene e col desiderare di tornare indietro e far finta che nulla fosse successo.

Il giorno prima, avevo preparato di punto in bianco le valigie, infilandoci dentro lo stretto necessario per un viaggio che non avevo idea di quanto sarebbe durato, né di come avrei affrontato. Avevo estratto dal cassetto un biglietto aereo acquistato solo il giorno precedente, ed avevo tirato fuori dall'armadio il mio "barattolo dei sogni". Quel barattolo trasparente conteneva tutti i miei risparmi raccolti da tre anni prima a quel momento, e il suo nome era dovuto al fatto che avrei dovuto utilizzare quei soldi per realizzare il mio sogno, partire per New York con il mio migliore amico. Adesso Niall non faceva più parte della mia vita già da un pezzo, ma mi ero stufato di aggiungere risparmi a quel barattolo in cui presto non ci sarebbe stato più spazio, così decisi di aprirlo una volta per tutte.

Ed ecco che mi trovavo qui, su un taxi che procedeva lentamente tra le vie affollate di una New York piovosa, con una valigia mezza vuota e dei soldi che avrei speso per alloggiare in hotel e di cui non sarebbe rimasta neanche l'ombra per acquistare il biglietto di ritorno. Ma, soprattutto, ero completamente solo.

'Come ti chiami, giovanotto?' la voce del taxista mi fece sussultare, ma lo ringraziai mentalmente per aver interrotto lo scorrere dei miei pensieri.

'Louis' risposi, mentre lui mi guardava curioso dallo specchietto del taxi.

'E come mai sei solo?', bella domanda.

'Sarei dovuto partire con il mio ex migliore amico, ma è appunto un ex, quindi eccomi qui da solo' ridacchiai senza ironia.

Il taxista annuí prima di 'Siamo arrivati' avvisarmi.

Tirai un sospiro di sollievo perché iniziavo a sentirmi a disagio in quel taxi, e poi non vedevo l'ora di entrare nell'hotel. Ringraziai il taxista e gli diedi la sua mancia.

'Stai attento giovanotto, New York da soli può essere un viaggio sia meraviglioso che pericoloso' mi ammoní.

Io feci un segno di assenso prima di scendere dal taxi con la mia valigia stretta in un pugno, e tante speranze e preoccupazioni soffocate nell'altro.

Il freddo di un tipico gennaio newyorchese mi investí non appena misi piede sull'asfalto, mentre la pioggia mi cadeva prepotentemente addosso e il fortissimo vento minacciava di far volare via il mio berretto rosso di lana. Corsi più veloce che potevo per non arrivare bagnato fradicio all'hotel, ma ad un passo da esso scivolai e mi ritrovai disteso per terra con un buco nei jeans e infinite imprecazioni nella testa. Perfetto, iniziamo bene.

Proprio mentre pensavo che peggio di così non potesse andare, sentí delle risatine provenire da dietro di me e compresi che la mia caduta disastrosa non era passata inosservata. Sbuffai e poggiai i palmi delle mani sull'asfalto per darmi la spinta necessaria a rimettermi in piedi, ma prima che potessi farlo una mano tesa verso di me invase il mio campo visivo. La afferrai senza curarmi di vedere a chi appartenesse e mi tirai sú.

'Tutto okay?' mi domandó con voce roca colui che mi aveva aiutato ad alzarmi.

Alzai lo sguardo e, semplicemente, rimasi senza parole, persi del tutto la capacità di formulare una risposta e mi stropicciai gli occhi con le mani per accettarmi che l'individuo di fronte a me fosse reale e non frutto della mia immaginazione.

'Il gatto ti ha mangiato la lingua?' rise lui, ma nel suo tono non percepivo cattiveria, soltanto curiosità. Posai lo sguardo sulle sue labbra carnose, prima di farfugliare un insieme di sillabe confuse ed entrare nell'hotel.