Sei.

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HARRY POV

'Quindi, cosa ci fai a New York da solo?' gli domandai curioso, osservandolo con la coda dall'occhio mentre sorseggiava il suo cappuccino.

Lo vidi incupirsi, i tratti del suo viso non erano più rilassati come prima, anzi, si erano induriti.

'Io... preferirei non parlarne' sussurró, per poi 'Non qui, almeno' aggiungere.

Gli rivolsi un sorriso comprensivo e 'Tranquillo' lo rassicurai.

Continuó a bere, sporcandosi le labbra di cappuccino. Un'idea mi attraversò la mente, presi un tovagliolo e mi avvicinai lentamente a Louis senza interrompere il contatto visivo. Passai dolcemente il tovagliolo sulle sue labbra tremanti ripulendolo, e lui, come sempre, arrossí.

'Mi sa che adesso è meglio andare Harry' mi avvertì, con un tono di voce a metà tra il malinconico e il preoccupato.

'Andiamo allora' gli sorrisi 'Offro io!' esclamai, con un tono che non ammetteva un no come risposta. Lui, come immaginavo, rifiutò, ma dopo che continuai ad insistere riuscì a convincerlo.

'Ti va di lasciarmi il tuo numero? Così magari ci sentiamo, visto che sei qui tutto da solo' lui accettó, arrossendo (ovviamente) e iniziando a dettarmi il suo numero mentre io lo scrivevo velocemente sul mio cellullare.

'Bene, ci si vede!', giró i tacchi e andò per la sua strada.

'Aspetta, Louis!' lo feci fermare, e si voltò verso di me con gli occhi blu luminosi.

'Sei proprio bello oggi'

Lui mi dedicò il sorriso più bello che gli avessi mai visto fare e andò via.

-

'Harry, stasera andiamo a ballare' affermó convinto Zayn non appena misi piede nella nostra camera.

Avrei voluto protestare, non sapendo neanche il perché dato che io avevo sempre amato le discoteche, ma alla fine annuí. Zayn era il mio compagno di viaggio e non conosceva nessuno a New York a parte me, e non potevo di certo lasciarlo andare da solo o costringerlo a rimanere in camera con me.

E quindi, a mezzanotte in punto, eccoci qui tra la folla con un cocktail in una mano e una sigaretta nell'altra.

Nella pista molte ragazze si avvicinarono a me. Alcune, le più timide, aspettavano che fossi io a fare il primo passo, mentre altre mi si strusciavano tranquillamente addosso senza vergogna o pudore. Le allontanai una per una. Se solo sapessero che non mi piacciono le ragazze.

Anche alcuni ragazzi ci provarono con me, e in un'altra occasione avrei sicuramente assecondato le loro avances afferrandoli per un braccio e trascinandoli nel bagno della discoteca, eppure quella notte non avevo voglia di farlo. Mi sentivo a disagio ed avevo la sensazione di essere nel posto sbagliato.

Mi diressi verso l'uscita ed estrassi dal pacchetto l'ennesima sigaretta, accendendomela e portandomela alle labbra. Provai a rimettere in ordine i miei pensieri, ma quel senso di angoscia non mi abbandonava. Così come non mi abbandonavano le immagini di due occhioni blu e un paio di labbra fine.

Sotto il cielo di New York- Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora