3

15 2 0
                                    

<Ti prego svegliati! Apri gli occhi! Non puoi lasciarmi! Cecy...> sento una voce che mi parla ma il troppo dolore mi impedisce di capire a chi appartenga. L'erba sotto di me e le sagome alte e scure mi riportano alla realtà: sono nel bosco dove ho combattuto. La voce continua a nominare il mio nome ma, troppo scossa per la stanchezza, non capisco chi mi chiama. Marcus? Adeline? Juliette? ...Juliette! Con uno scatto, alzo la testa e, malgrado ciò che pensavo, non vengo percorsa da nessun fremito. <Dov'è Jul? Come sta?> appena mi metto seduta incontro gli occhi preoccupati di Adeline e vedo delle mani affusolate che si muovono leggere sul braccio ferito ma non mi serve neanche un secondo per capire di chi sono; riconoscerei quella sensazione sulla pelle anche nel buio perché, da piccola, la sentivo spesso. Sono le stesse mani che mi curavano le sbucciature delle ginocchia e ora, anche dopo anni che non lo fanno più, ricordo ancora il loro tocco gentile. Gli occhi di Marcus non sono fissi su di me, come quelli di Adeline, ma capisco che se non fosse troppo preso dalla ferita, anche lui seguirebbe l'esempio della sorella. <Stai tranquilla. Ci siamo qua noi e Juliette...lei ha già attraversato un portale diretto a casa. Ora rilassati sennò il sangue ricomincerà ad uscire dalla ferita ed il mio lavoro sarà stato inutile.> la sua voce ha un potere rilassante su di me, così mi lascio cullare da essa e sprofondo nuovamente nell'oblio. Anche da li però continuo a percepire cosa succede attorno a me. Le mani di Marcus si allontanano dal braccio, sento la sua voce preoccupata rivolgersi ad Adeline; nell'oscurità scorgo un guizzo di luce verde e sento dei muscoli contrarsi sotto il peso del mio corpo. Poi solo la sensazione tremenda di precipitare davvero nell'oblio. Le voci si moltiplicano quando quella sensazione sparisce e, appena i suoni mi sembrano più chiari e squillanti, capisco che siamo tornati a casa. Frasi complesse iniziano a distinguersi tra loro e distinguo anche chi le sta pronunciando: la musicalità della voce di mia madre e quella perentoria di papà, il tono perennemente preoccupato di Gaya, gli insulti vari che Eric non si fa mai mancare e le preghiere degli altri si mischiano fino a diventare un minestrone di parole.

Apro gli occhi lentamente per evitare fitte dolorose alla testa, tentativo vano ovviamente, e scannerizzo tutto ciò che mi circonda, millimetro per millimetro. Sono stesa su un letto di legno dell'infermeria sommersa dalle coperte. Le foto antiche della struttura sono appese ai muri grigi come sempre, i ritratti dei tre fondatori sembrano osservarmi, come se tutti gli abitanti del campo intorno non fossero già abbastanza, la luce entra dalle finestre e oltrepassa le tende scolorite per colpirmi il viso. Appena mi giro sul fianco le molle del letto iniziano a cigolare attirando l'attenzione delle uniche quattro persone rimaste nella stanza: mia madre, mio padre, Marcus ed Adeline. Le altre persone, probabilmente, dopo aver aspettato per ore davanti al mio letto che mi svegliassi si sono sparpagliate negli altri piani. Il terzo e ultimo piano, dove mi trovo, è completamente vuoto; dal secondo salgono le voci degli adulti che stanno discutendo della mia situazione; al primo piano altro silenzio. Dalla finestra riesco a vedere che all'ingresso, nell'atrio per essere precisi, ci sono: Eric con i soliti capelli ramati e gli occhi azzurri, appoggiata ad una colonna con il viso pallidissimo e i capelli biondo platino lunghi fino a metà schiena c'è sua moglie Gaya, come la ricordavo, e Felix, capoguardia del nostro campo, "Firefly", che probabilmente si tiene in piedi solo grazie ad un'altra colonna in marmo bianco. È sempre stata un persona molto sensibile, pur essendo un soldato spietato in battaglia, ma stavolta si vede chiaramente che ha superato i suoi standard di emotività ed è terrorizzato. <Finalmente ti sei svegliata! Sono tre giorni che sei in coma...eravamo preoccupati che la ferita fosse più grave del previsto e che Marcus non avesse fatto in tempo con il portale.> poi un'altra voce <Vederti sveglia è una conquista! Pensavo di non esser stato abbastanza tempestivo e che fossi...va be non fa niente tanto ora sei salva. No?> il viso del ragazzo è chiaramente sollevato e felice di vedermi conoscente. <Se ora sei sveglia e ti senti bene noi andiamo a discutere dell'attacco con gli altri...a dopo amore.> mia madre si allontana seguita da mio padre e io sono felice di avere un po' di tregua. Lei non è mai stata molto propensa a smancerie o cose del genere come tutte le mamme, ma devo ammettere che preferisco questa versione fredda e seria di lei piuttosto che avere un orsacchiotto gigante come parente. Come se non bastasse, quando sono malata divento intollerante perciò lasciarmi stare è sempre la cosa migliore.

TWICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora